capitolo 31

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Vale's Pov
mi sveglio che sono quasi le 10, schiacciato da quel peso morto di diego. me lo tolgo di dosso e addocchio gian nel letto di fianco al nostro impegnato ad usare il telefono, senza considerarmi di striscio.

"grazie di avermi svegliato, eh" gli dico, facendogli il terzo dito. "pf, mi avresti mandato a fanculo e nei peggiori dei casi tirato un cazzotto sul naso, quindi ho evitato" mi rivela, sbuffando rumorosamente e facendomi ridere.

vado in bagno e mi preparo, notando che anche diego si fosse svegliato. scendiamo al piano terra e facciamo colazione. non sappiamo ancora che fine abbiano fatto tancredi, lele e alice ma il cibo viene prima di tutto.

"oggi ultimo giorno a Torino" mi dice die, dandomi un cuccio con la spalla, intimandomi di risvegliarmi dai miei pensieri. rido, pensando al fatto che ieri fosse il primo. passiamo i seguenti dieci minuti a fare i discorsi insensati di prima mattina, aspettando che i tre dell'ave maria si facessero vivi.

all'improvviso, dopo essere tornati in camera, mi rendo conto di avere cinque chiamate perse da tancredi. perdo un battito di cuore e non esito a richiamare immediatamente.

"ao eh" mi dice, facendomi tirare un sospiro di sollievo notando che il suo tono non fosse preoccupato. "ciao, stavamo dormendo" gli confesso, accendendomi una sigaretta. "lo so, noi siamo già a lavoro, venite dove eravamo ieri" mi indica, facendomi annuire mentalmente.

dopo aver acconsentito, lo saluto e con gian e diego mi incammino al posto del giorno prima. appena arrivati salutiamo i tre, e mi precipito principalmente da ali.

mi corre incontro vedendomi, così la prendo al volo in braccio, sorridendo. "buongiorno, amore" le dico, sostenendola con due braccia sotto al sedere. "ciao" sussurra, mettendo la testa nell'incavo del mio collo. sorrido, pensando a quanto avesse bisogno di contatto fisico in confronto alle altre persone.

le lascio un bacetto umido sul collo e me la metto sul fianco, tenendola solamente con un braccio. in realtà la mattinata procede piuttosto bene e in fretta, infatti io e i ragazzi, più corinne ovviamente, riusciamo a lavorare senza interruzioni.

a pranzo mangiamo in un locale diverso dai soliti e ci divertiamo tutti tantissimo, mentre nel pomeriggio visitiamo le cose che ieri ci siamo persi. verso le quattro io e diego portiamo le bambine al parco, mentre gli altri continuano a lavorare.

"qua non ci allontana come a casa che non conosciamo il posto" dice diego, guardando alice e clarissa. "hai capito?" chiedo ad alice, vedendola persa nei suoi pensieri. annuisce felice e poi corrono verso gli altri bambini.

non le perdo di vista neanche un secondo, mentre diego è impegnato a farsi i fatti suoi. ci sediamo su una panchina e passiamo tutto il tempo in cui loro giocano a parlare e a ridere come due cretini; il bello dell'amicizia è anche questo.

dopo un'ora e un po' decido di riportare alice in hotel per farle una doccia prima di andare a cena, così che non si sentisse sporca. "ma l'ho fatta ieri!" protesta ovviamente lei, sbattendo i piedi e aspettando che le rispondessi qualcosa.

"e vabbè, che problema c'è?" le domanda diego, intento a legare i capelli a clarissa. "zitto" gli dice lei, facendomi gelare il sangue. "che hai detto?" le chiedo andandole vicino, sentendo anche le mani prudermi.

"hmm dai basta!" dice lei, continuando a fare capricci su capricci. mi sento improvvisamente triste, rendendomi conto che la bambina sta diventando sempre di più maleducata e prepotente.

è tanto brava a venire a chiedere scusa dopo una punizione ma ripete sempre gli stessi errori. e la doccia no, e questo no, e quest'altro no.. sempre capricci! tancredi ha di gran lunga ragione, e facendo come abbiamo sempre fatto, quindi ignorandola o usando l'indifferenza, stiamo assolutamente sbagliando.

è il momento di reagire.
"no, ripeti" le dico, puntandole un dito contro. "gli ho detto di stare zitto" dice lei, sfidandomi. e da lì non ci vedo più, e di colpo tutte le persone sulla faccia della terra svaniscono, e ci siamo soltanto io e lei.

la prendo di forza per un braccio e la sculaccio consecutivamente tre volte, voltandomi poi verso il suo viso bagnato dalle lacrime. "non ti permettere mai più! mi hai capito? non voglio sentire mai più una roba del genere! devi solo vergognarti, e ora silenzio, se sento qualche altro capriccio le prendi ancora" la sgrido, non staccandole gli occhi di dosso neanche per un secondo.

annuisce a testa bassa, continuando a singhiozzare, e si fa portare velocemente in hotel. salgo fino alla mia camera, condivisa con gian e diego, il quale a proposito è tornato a lavoro con clarissa, e preparo l'occorrente per la doccia.

guardo alice, parzialmente deluso. non da lei, sia chiaro, ma dai suoi comportamenti assolutamente sbagliati. la porto in bagno e la spoglio, notando sulle chiappe le mie cinque dita stampate di rosso. inoltre sono passati solo meno di cinque minuti, quindi è normale che la sua pelle bianca come il latte si sia arrossata.

la faccio entrare nella doccia e nei seguenti dieci minuti l'aiuto a lavarsi. appena uscita la vesto e le asciugo velocemente i capelli. sono entusiasta perché finalmente ha capito che fare i capricci per non farsi asciugare i capelli, per non farsi la doccia etc non servono a niente, perché si devono fare e basta.

la faccio poi sedere sul mio letto e riposare, capendola sotto un certo punto di vista. dopo un'ora scendiamo e andiamo a cena.

il tempo vola perché ovviamente stiamo bene, e a fine serata andiamo nelle nostre rispettive camere, così saluto tanc e lele, e dò la buonanotte ad alice.

le scocco un rapido bacio sulla guancia e una carezza sulla testa per farle capire che non sono ancora arrabbiato, ma pretendo delle scuse, e soprattutto anche a diego.

Alice's Pov
ho sbagliato, lo so anche io. in questo momento sono in camera con tancredi e lele e non vedo l'ora di dormire solamente per non pensare. "hey, monella" mi dice tanc, sedendosi di fianco a me, sdraiata.

"quando avevi intenzione di dirmelo?" mi chiede, togliendomi la ciocca di capelli che mi rendeva difficile la vista da davanti agli occhi. mugugno, nascondendo il viso per la vergogna e l'imbarazzo.

"lo sai che è capitato anche a me?" mi chiede sorridendo e alzando gli occhi per ricordare, sfruttando del fatto che lele fosse in bagno per prendersi questo momento e rivelarmi qualcosa. lo sprono a continuare e mi ascolta, facendolo.

"avevo più o meno la tua età, ed è capitato proprio con mia madre.. stavamo litigando e dal nulla le ho urlato di tacere e dopo avermi picchiato" dice, fermandosi per spiegarmi, "che non significa due sculaccioni sul sedere"continua, "non mi ha parlato per giorni".

sgrano gli occhi, sentendomi improvvisamente fortunata. "c'era tanta gente?" mi chiede, comprensivo. scuoto la testa ai lati, come per dire 'no' facendolo sorridere. ricambio il sorriso e mi faccio prendere in braccio.

mi lascia una scia di baci che mi fanno il solletico e in poco meno di un'ora siamo già tutti e due nel mondo dei sogni.

As Special As The World || Chill HouseWhere stories live. Discover now