capitolo 2

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Tanc's Pov
apro la porta della stanza dove corinne mi aveva detto che erano andate le bambine, trovandole sull'uscio della porta che dava sul giardino.

"che avete fatto?" mi viene subito da domandare. un vento gelido mi arriva anche a metri di distanza dalla porta aperta, e con solo la felpa indosso, sto letteralmente ghiacciando.
"niente" dice alice alzando le spalle, e in risposta alzo le sopracciglia, non credendole. mi avvicino a loro, e tenendomi il colletto della felpa sul collo con le mani per il troppo vento, faccio per chiudere la porta. "siete uscite?" domando loro, guardando prima clarissa e successivamente mia figlia. la prima nega con la testa, la seconda resta indifferente.

"oi! la verità voglio sapere" dico affidandomi a clarissa, dato che probabilmente avrebbe ceduto prima di alice, ma solo per paura della mia reazione. annuisce, abbassando la testa. "pensavamo non fosse così freddo" mi dice poi. "state scherzando? alice?" dico strabuzzando gli occhi. le tiro fuori la mano dalla tasca e la prendo tra le mie. gelida.

è sempre stata una bambina che si ammala facilmente, con il sistema immunitario debolissimo. mi stupisco come ogni volta riesca a prendere la febbre anche solo con del vento freddo. "nono! siete uscite e per di più senza giacca! non si fa! e poi con questo freddo?" le chiedo portandole immediatamente nell'altra stanza, dove c'era più caldo. "non ho parole! ve lo diciamo sempre di non uscire! perché in estate no e oggi si? potevate fare qualcos'altro!" dico arrabbiato nero, cercando di riscaldare le mani delle bambine. "vai dalla mamma, clari" dico guardandola negli occhi e facendole un cenno che indica nella stanza di fianco a quella in cui eravamo.

annuisce e corre verso la porta. appena andata via, guardo mia figlia e lei cerca di distogliere lo sguardo. la prendo per un braccio e prima che sia troppo tardi le mollo uno schiaffo sul sedere. "non voglio che fai tutto quello che ti passa per la testa, chiaro? devi ascoltare, ti avevo già detto che qui non si esce, a meno che non te lo dica io!" le dico mantenendo un tono di voce abbastanza alto, ma non troppo. autorevole, diciamo. comincia a piangere, ma questa volta non mi faccio ingannare. ha sbagliato e deve pagare le conseguenze.

"devi solo ringraziare che non l'ho fatto davanti a tutti" le dico. "vai a prendere la giacca, muoviti"
esegue il mio ordine mantenendo la testa bassa e continuando a lacrimare. apro la porta e lei imbarazzata si asciuga il viso, e mi viene dietro. la lascio passare davanti a me, per non perderla più di vista.

valerio, che si era già fatto raccontare da corrine, guarda male alice, che con fare triste, saluta la sua amica. la lascio andare con quest'ultimo, nel mentre che faccio le ultime cose. la prende in braccio, cercando di riscaldarla il possibile.

in poco tempo siamo già a casa, dopo aver lasciato gian e diego a fare delle compere al supermercato. non appena varchiamo la soglia di casa, lele non perde l'occasione per domandare cosa fosse successo.

"fattelo spiegare da lei" gli dico scontroso, mentre la guardo male. lui le fa un cenno e lei scuote la testa. ma poi lo dice. e lui non risponde. si limita a guardarmi con sguardo comprensivo.

decido di prendere ali per mano, anche se ancora arrabbiato. le tolgo velocemente la giacca e la porto al piano di sopra. la accompagno al bagno e dall'armadietto dei medicinali estraggo il termometro. le tiro su la maglietta e glielo appoggio delicatamente sotto alla ascella. lascio scorrere cinque minuti, e lascio che il tempo parli al posto mio. allo scoccare dell'ora, controllo a quanto aveva la febbre, dopo averle anche posato una mano sulla fronte per accertarmi che ce l'avesse. "è tanto alta?" mi domanda lei con voce bassa. "hai trentotto e mezzo, ma ora sicuro si alza. adesso ti dò lo sciroppo" dico alzandomi dal cornicione della vasca.

"no ti prego! non mi piace!" mi dice lei, attaccandosi alla mia gamba e cominciando a piangere. "non mi interessa! ci pensavi prima di uscire senza la giacca con questo freddo! e niente capricci che raddoppio la punizione" le dico severo. mugugna qualcosa di incomprensibile alle mie orecchie e sbatte i piedi a terra.

prendo il barattolo di sciroppo e lo verso su un cucchiaino. lo avvicino alla sua bocca e tappandole il naso con l'altra mano, glielo faccio prendere. "giù, dai.. brava" dico non appena noto che ha finalmente deglutito. "mi fa male la testa" dice venendo sotto di me e aprendo e chiudendo le mani, segno che voleva essere presa in braccio.

"no non ti prendo! sono tanto arrabbiato" dico posando il medicinale nel corrispondente posto. "ti prego, per favore" dice alzando le braccia e guardarmi con occhi supplicanti. sbuffo e la prendo tra le mie braccia, cercando di calmarla attraverso i grattini sulla schiena. "non deve succedere mai più, chiaro? guarda che puoi stare tanto tanto male" le dico staccando la testa dall'incavo del suo collo per guardarla negli occhi. "si, scusami" sussurra al mio orecchio, appoggiando di conseguenza la testa sulla mia spalla.

annuisco e la porto a letto, facendola sdraiare per bene sotto le coperte. "fai la nanna, amore. se stai male mi chiami, si?" dico, lasciandole un bacio veloce sulle labbra e una carezza al viso. annuisce sorridendo e si mette su un fianco. uscendo, chiudo la porta alle mie spalle, e vado in cucina da lele.

"quindi?" mi chiede lui, aspettando news. "quindi ha trentotto di febbre, le ho dato lo sciroppo, e non so cosa mi abbia fermato dal metterle una supposta, forse quella faceva più effetto" dico passandomi una mano tra i capelli che mi erano caduti sulla fronte. "quindi domani resta a casa? con chi sta?" mi chiede lui.

cazzo. non ci avevo pensato. "restate a casa tu e vale al massimo, siete gli unici che hanno finito il power point" dico scoccandogli un bacio sulla guancia. annuisce e mi guarda sorridente.

parliamo un altro po' e poi si aggiunge anche valerio. alle tre del pomeriggio tornano anche gianmarco e diego, e ogni tanto dò un'occhiata ad ali, non si sa mai stia male seriamente. ma a tutte le ore dorme, fino a quando non ci raggiunge lei, di sua spontanea volontà.

"ciao patata, come stai?" le chiedo aprendo per braccia per farla mettersi all'interno. "molto meglio" dice sorridendo e appollaiandosi sulle mie gambe. "che hai fatto, monella?" le chiede gianmarco quando nota la sua presenza. "ho preso la febbre perché sono uscita senza giacca"
confessa lei appoggiando la testa nell'incavo del mio collo, nascondendosi da lui. "ma tu lo sai che non si fa" le dice, io li guardo sorridendo. lei annuisce e lui si siede di fianco a me. rido quando lei non gli risponde più. "speriamo che sia una febbre passeggera, si? tanto non dovrebbe durare tanto" dico coccolandole l'interno coscia. "domani non voglio andare a scuola" dice lei alzando la testa.

"se stai bene ci vai" le dico io, prendendo in mano il telefono. "mhhh, noo" dice strappandomelo di mano. "stai con mee" piagnucola. le prendo il telefono di mano e sorridendo lo metto via. "qui qualcuno vuole le coccole, vero?" le dico stringendola tra le mie braccia.

"si, lele" dice lei, facendomi ridere. guardo lele e anche lui sa ridendo. "verità" conferma.

spazio autrice-
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