capitolo 23

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Tanc's Pov
"beh? che sono tutti questi capricci?" le domando, sapendo non avrebbe smesso prima di subito. "non sono capricci! io voglio scendere mi fanno male la gambe" dice cominciando a scalciare e a dimenarsi.

"sta ferma! se fai così col cavolo che ti prendo in braccio!" le dico io, bloccandole le gambe con una mano. "voglio scendere" sussurra guardandomi male.

"non si dice voglio!" le ricordo, guardandola negli occhi. "non me ne frega" dice, incrociando le braccia al petto e osservando il paesaggio.

"che hai detto?" chiedo, appoggiando il telefono. sta zitta e guarda in basso, accorgendosi della cazzata appena fatta.
"vedi appena scendiamo" le dico, riprendendo il mio amatissimo apparecchio telefonico.

"mhh noo!" dice, attirando nuovamente la mia attenzione. "oi! smettila" le dico, stringendole ulteriormente la cinta.

da lì a dieci minuti siamo fuori dal van, quasi in hotel. appena arrivati ci sistemiamo e rimpiango il momento in cui ho detto ai ragazzi che in stanza con la bambina ci sarei stato io. avrei bisogno di un po' di calma e in questo momento è molto nervosa.

"vieni qui alice" le dico, sedendomi sul letto. "no!" mi dice, nascondendosi dall'altra parte di esso. "va bene stai lì in castigo" dico, uscendo dalla camera, chiudendola e accertandomi che lei non uscisse, raggiungendo poi la stanza di lele e vale per un po' di tranquillità.

passano due ore ed è ora di cena, così io, i ragazzi e le bambine e corinne mangiamo. a tavola ali è molto con la testa fra le nuvole ma finché non fa i capricci va bene.

vedendola ancora stanca decido di portarla in stanza a dormire, salutando poi tutti e augurando loro la buonanotte. "coccole" mi dice, stendendosi sul letto.

"no" le dico freddo, sedendomi dalla mia parte, prendendo il telefono in mano. "perché no?" mi chiede scioccata, come se non lo sapesse. "perché non te le meriti" dico, guardandola per poco, riportando poi lo sguardo sul dispositivo elettronico.

"ti prego" mi dice facendo gli occhioni. tempo fa mi sarei fatto abbindolare, ma oggi no. "no, dormi" dico guardando l'orario. "non ci riesco senza di te!" dice mettendosi a sedere.

"non dire le bugie, ci riesci eccome" dico staccando lo sguardo dal telefono per poi poggiarlo su mia figlia. mugugna e si mette a piangere, stendendosi però.

"piangi quanto vuoi alice, meriti di stare in punizione anche domani, ti sei comportata male" le dico, guardandola e appoggiando la testa alla testiera del letto, stendendo però il corpo. si gira dal lato opposto e per un po' credo di avercela fatta, ma..

"non riesco a dormire" mi comunica, girandosi verso di me. non rispondo, lasciando che lo facesse lei al posto mio. si alza e mette la testa sul mio petto.

mi dispiace farlo, ma non cambio idea, così la sposto e la rimetto al suo posto. "la prossima volta ci pensi due volte prima di parlare" dico ricordandole il viaggio in mattinata. le si riempiono gli occhi di lacrime e il mio cuore si spezza.

mi dispiace davvero non prenderla da me e farle tutte le coccole che vuole, ma non la voglio proprio viziare, sta prendendo il sopravvento con i suoi capricci.

"scusami per favore, ti amo" mi dice, facendomi sciogliere il cuore. sorrido dentro di me ma nella realtà le scocco solo uno sguardo. all'improvviso mi riaffiorano nella mente i ricordi di quando ali mi raccontava che in orfanotrofio non aveva nessuno che stesse con lei e si sentiva sola, aveva solo bisogno di qualcuno, una spalla su cui piangere.

l'ultima cosa che voglio è crearle paranoie, o semplicemente causarle incubi. ma se lo merita, risponde sempre male e facendo così sta diventando maleducata. quindi quello che ho intenzione di fare è di farle capire che si, sono qui con lei ma per stasera non le farò le coccole.

"ti amo anch'io e per questo sei in punizione, ora basta, chiudi gli occhietti e fa la nanna" dico stendendola dalla sua parte del letto. mugugna ma si appoggia comunque al cuscino, chiude gli occhi e si rannicchia sotto le coperte. "buona notte amore mio" le sussurro all'orecchio, lasciandole un bacio su di esso.

sorride e dopo poco si addormenta, facendomi tirare un sospiro di sollievo. ce l'ho fatta.

mi alzo prestissimo e vado nel bagno della stanza mia e di ali, e faccio quello che devo fare, finendo poi col vestirmi. la piccola sta ancora dormendo ma la lascio riposare evitando che si svegli nervosa.

parlando del diavolo spuntano le corna.. infatti sento dei passetti ed intuisco da subito chi possa essere. "buongiorno" dico ad alice, sorridendo. "in braccio" risponde lei allungandomi le braccia.

la prendo e la metto su un fianco, guardandola. "dai che ci laviamo che è tardi" dico guardando l'orologio. "mmh, noo" dice, accucciandosi nel mio petto. "si invece, forza" dico, stanco dei suoi continui no.

l'appoggio in terra e nonostante i capricci l'aiuto a prepararsi. appena finito la riporto in camera e la stendo sul letto. le do i vestiti e le dico appunto di vestirsi.

"tu" ribatte, indicando i vestiti, sotto intendendo che dovessi vestirla io. "no alice, non ci si comporta così" dico io guardandola male. non può assolutamente fare tutti i capricci che vuole e poi venire accontentata costantemente.

comincia a piangere e a scalciare. mi salgono i nervi ma ringrazio dio per avermi dato la forza di non tirarle una cinquina in faccia. le blocco le gambe e le ripeto di vestirsi. "no! non voglio!" dice, dandomi uno schiaffo sul braccio che avevo usato per bloccarle le gambe.

le scocco uno sguardo di fuoco che presumo le abbia gelato il sangue e tiro un sospiro per calmarmi, ma non ce la faccio. "ora basta, mi hai stancato" dico, alzandomi e mettendola in piedi di fianco a me.

"sulle mie ginocchia subito" dico, prendendola in malo modo e sedendomi sul letto. "no! no! no!" urla lei, scansandosi. "ti prego scusa non lo faccio più!" dice, piangendo più forte. "vieni qui ho detto!" le dico, tirandola con forza verso di me e stendendola velocemente sulle mie ginocchia, lasciandole le gambe a penzoloni.

le tengo bloccate le mani per evitare che si coprisse il sedere, così da poter infierire su di esso. la sculaccio poco più di cinque volte, nonostante le sue lamentele. "sei maleducata! ti meriteresti di stare all'angolo tutto il giorno" dico mollandole un altro sculaccione.

"bastaa" dice, dimenandosi. "basta un corno, alice! non voglio più sentire un singolo capriccio, intesi?"

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