capitolo 25

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Tanc's pov
continuiamo a baciarci appassionatamente, lasciando che le nostre lingue danzassero come ballerine l'una con l'altra. era da tanto, forse troppo, tempo che mi piaceva lele. e che io piacevo a lui, a quanto pare.

ho sempre cercato di nascondere, anche a me stesso, questa cosa, consapevole del fatto che probabilmente i nostri amici avrebbero avuto delle discussioni a riguardo.

ma fanculo gli altri. io voglio lui, voglio alice, e voglio tutti i ragazzi. loro sono la mia unica e sola ragione di vita. non penso che qualcosa al mondo sia in grado di esprimere il bene che voglio loro.

nonostante frasi e discorsi motivazionali, io e lele in mezz'ora ci ritroviamo nudi sul nostro letto.

passa un'oretta e stanchi morti decidiamo di rilassarci e stare un po' per i fatti nostri, guardandoci una serie tv e cazzeggiando. piccoli momenti di quotidianità che mi facevano spuntare il sorriso sul volto senza pensarci due volte.

ero follemente innamorato di lele da ormai qualche anno.. i suoi capelli scuri con riflessi biondi, il suo naso di profilo, le sue carnose e rossastre labbra, i suoi occhi a dir poco stupendi. il suo corpo, il suo modo di amare, la sua bontà, la sua gentilezza.. semplicemente.. lui.

ero innamorato anche dell'idea di crescere una delle mie ragioni di vita, nonché alice, assieme al mio partner, nonché lele, e ai miei amici, nonché coinquilini.

il pomeriggio passa tranquillamente e tra risate, confessioni, sesso e tanto altro, si fa buio. sentiamo aprirsi la porta di casa poco dopo, segno che i ragazzi fossero tornati. rimangono tutti di sotto, tranne la piccola peste che corre come sempre a salutarci.

dopo aver ricambiato i saluti le chiedo come fosse andata e... perché me lo aspettavo?
"vieni qui" dico battendo sul letto, dove si siede senza fare domande. "devi imparare ad essere più paziente e non comportarti male, soprattutto in giro" le spiego.

"non si fa così, diego ha ragione, hai fatto la monella" continuo a dirle, mentre lei sembra molto interessata al pavimento della stanza. mi alzo, la prendo per il polso delicatamente e la porto nella sua cameretta.

"mettiti qui e rifletti per un po', ti chiamo io per andare a chiedere scusa" le faccio presente, uscendo e chiudendo la porta. torno da lele e riprendo a baciarlo appassionatamente.

passano una quindicina di minuti e mi sembra il momento giusto per andare a sentire ali, quindi a malincuore lascio lele e torno da lei.
mi siedo di fianco a lei, che era sdraiata a pancia in giu con la faccia sul cuscino.

mugugna, ma non cambia posizione per guardarmi. "non è colpa mia, mi sentivo sola" mi dice, questa volta guardandomi negli occhi. "non è una giustificazione, non ci si comporta così e basta" le dico, questa volta con tono più severo.

"ma non è giusto! io non ho fatto niente" mormora, voltandosi dal lato opposto. "tu sei troppo impaziente, ecco cosa, non lasci tempo, vuoi tutto subito, ti stiamo viziando e non va bene, quindi vedi di andare immediatamente a chiedere scusa" termino la discussione io.

"noo, è lui che deve chiedere scusa a me" dice, sbattendo le gambe fra di loro. "se ti viene detta una cosa tu la devi fare! non si fanno i capricci, tantomeno in un posto pieno di persone dove ti puoi perdere" le ridico, cominciando a stufarmi.

mugugna nuovamente e prosegue a guardarmi male. "vai" le ridico per la quarta volta, e continua a scuotere la testa ai lati. "tu ti stai prendendo troppe libertà, vedrai che tra una settimana non sai neanche più cos'è la parola 'no'" le dico, guardandola male.

"adesso vai a chiedere scusa a diego, ceni, vai a letto e poi stai in punizione fino a quando te lo dico io, e se sento un solo capriccio le prendi" dico, facendole spazio per scendere. fa un singhiozzo, ma poi si convince e va in camera di diego e fare quello che le ho detto di fare.

l'ultima cosa che voglio è punire la bambina, ma non voglio neanche crescere un'arrogante che non fa altro che disubbidire, quindi da oggi si diventa più severi. e ciò non vuol dire diventare dei soldati che ad ogni sgarro la pestiamo, ma farle capire le cose giuste e le cose sbagliate, che per ora non sa assolutamente distinguere.

per esempio io non mi sarei mai permesso di fermarmi nel bel mezzo di un centro commerciale affollato per dispetto a mia madre, la quale si sarebbe affrettata a mollarmi due ceffoni davanti all'intera folla.

il nostro scopo non dev'essere quello di umiliarla ma di educarla, e finora non dico che abbiamo fallito ma quasi. la stiamo lasciando prendersi troppe arie.

in realtà a cena va piuttosto bene, tranne quando tutti si erano alzati ed ero pronto a seguirli ma mi sono accorto che il piatto di alice era ancora pieno per meno della metà, ma pur sempre tanto cibo.

la guardo e lei guarda me con occhi supplicanti e per un secondo mi dimentico del mio ruolo da genitore severo. ma poi mi riprendo e le rispondo con un secco "no" e indicando il piatto aggiungo "finisci tutto".

sbuffa rumorosamente e anche questo è un atteggiamento che mi dà fastidio, ne parlerò meglio con i ragazzi in questi giorni.
rimango con lei a farle compagnia, ma non voglio che si distragga troppo, se no stiamo qua anni, e sicuramente ha sonno.

"ancora poca" dice indicando la pasta rimanente. "ho detto che devi finire tutto, era anche poca all'inizio, forza" le ricordo, incoraggiandola.

dopo altre due cucchiaiate accosta al piatto la posata e si abbandona sulla sedia. "hey, no" dico alzandomi per farle finire la pasta. stava andando bene in queste settimane e stava tornando al peso in cui avrebbe dovuto essere, se le avessi fatto saltare qualche pasto saremmo tornati punto e a capo, facendola tornare sotto peso.

"ne manca poca, avanti" la incito, sedendomi di fianco a lei. riprende il cucchiaio e nel giro di dieci minuti finisce tutto. dopo l'ultimo boccone si accascia sulla sedia e finisce lentamente di masticare. nel mentre che lei si 'riprende' io metto i piatti nella lavastoviglie e pulisco la tavola.

"adesso a letto" dico dopo aver visto che si era già riposata abbastanza. "ma non ho sonno" mi rivela, cominciando ad arrabbiarsi. "ti verrà allora" concludo allungandole la mano, che non esita a prendere. saluta i ragazzi e molto lentamente la porto al piano di sopra.

lascio che si lavi denti, viso etc con calma e che torni da me nella sua camera da letto.

As Special As The World || Chill HouseWhere stories live. Discover now