capitolo 24

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Alice's Pov
ho esagerato, lo so anche io. ma dovevo sfogarmi e forse ho scelto di fare i capricci con la persona sbagliata. sono sulle gambe di tancredi da non più di venti secondi e il mio sedere sta chiedendo pietà.

"scusa scusa scusa" dico, coprendomi il culetto con le mani. "alzati" mi dice, lasciandomi via libera. faccio un ultimo singhiozzo e poi faccio come mi ha detto.

ci guardiamo negli occhi per qualche secondo e non penso di aver mai provato tanta vergogna. "vai a lavarti la faccia" mi dice, indicando il bagno. lo faccio e poi torno da lui, a testa bassa. guarda i vestiti e già capisco, quindi non esito a preparami, come mi aveva intimato.

"scusami" dico, facendo un altro singhiozzo, ma senza versare lacrime. non risponde, aspettando che finissi di vestirmi. indosso un pantalone di una tuta grigia e una maglietta lunga bianca. appena finito gli allungo una mano, sperando la prendesse, e così fa.

apre la porta della stanza ed usciamo, raggiungendo gli altri. il sedere mi sta andando in fiamme e maledico la me stessa del passato per essersi permessa di prendersi cosi tante arie con tancredi.

tra giochi e risate arriva l'ora di pranzo, e io mi metto tra clarissa e tanc. passano all'incirca venti minuti e io non sono neanche metà piatto, mentre tutti (tranne clari) hanno finito.

"dai ancora un po'" mi dice lele, di fronte a me. scuoto la testa ai lati, guardando la pasta rimanente. sento la mano di tancredi accarezzarmi la schiena da sotto la maglietta, quindi mi giro verso di lui, ma sta parlando con i ragazzi.

"ti prego tanc, non ho più fame" gli dico, appoggiando la testa sulla sua spalla. "dai fa la brava, devi finire tutto.. vuoi venire qui?" dice indicandomi le sue gambe. annuisco entusiasta, salendogli in braccio. ride, coccolandomi le cosce.

sorrido e con molta calma finisco di mangiare. "scusa per prima" gli dico, appena finito, all'orecchio. annuisce, guardando però da un'altra parte. mugugno, attirando la sua attenzione.

si volta, questa volta spostando lo sguardo su di me. "ti amo" gli ricordo, accucciandomi nel suo petto. mi continua a coccolare la schiena, passando poi al sedere. tiro un sospiro al suo tocco, a causa del bruciore.

!salto temporale!

sono passate ormai due settimane dall'ultima volta in cui vi ho aggiornato delle ultime notizie e purtroppo siamo tornati alla noiosa e monotona normalità.

ogni giorno vado a scuola, i problemi di stitichezza e col cibo non migliorano, l'ansia sale sempre di più.. ma almeno ci sono i ragazzi che mi fanno sempre stare meglio.
vorrei poter stare con loro tutto il giorno ma dicono che l'istruzione è importante e quindi mi arrendo al destino.

è da giorni che però ho notato che tra lele e tanc c'è sempre più vicinanza, sono più intimi. stanno sempre insieme, non si staccano l'uno dall'altro neanche per mezzo secondo. li vedo molto bene insieme, anche se per ora non posso giungere a conclusioni affrettate.

bando alle ciance, in questo momento io, diego, gian e vale stiamo uscendo per fare qualche commissione. è venerdì pomeriggio e sono così felice che domani sia sabato che riesco a mettere da parte l'ansia, o almeno per un po' di tempo.

dò la mano a diego per attraversare la strada ed arrivare dall'altra parte, appunto, per comprare le sigarette ai ragazzi. entrano solo vale e gian, dicendoci esplicitamente di aspettarli davanti alla tabaccheria.

"in braccio" dico, guardando con occhi speranzosi la montagna altissima e muscolosa dai capelli scuri davanti a me. sorride, mettendomi i capelli dietro all'orecchio e prendendomi, come gli avevo chiesto, fra le sue braccia, riscaldandomi.

appoggio la testa sulla sua spalla, lasciando che i cerchi immaginari che mi stava disegnando sulla schiena mi tranquillizzassero. ma la calma dura ben poco, perché non faccio in tempo a chiudere gli occhi che sento gli ordini di valerio impadronirsi della mia coscienza.

"non stare così che ti addormenti" mi dice, provando a tenermi sveglia tirandomi su la testa dalla spalla di diego. mugugno guardandolo male e nascondendo la testa nel petto del gigante che mi aveva in braccio. vale sbuffa ma si incammina seguito da gianmarco che va ad aprire l'auto.

in venti minuti siamo al centro commerciale ed è davvero un posto enorme non adatto a me. odio questi posti, mi trasmettono brutte sensazioni; troppa gente, troppo caos. ho bisogno di silenzio e poche persone, ovvero i ragazzi. nonostante ciò evito di lamentarmi ulteriormente e seguo i miei genitori, attenta a non perdermi.

"ho sonno, e.. fame" dico, guardando vale, speranzosa che mi avrebbe riportata a casa. "tempo di comprare qualcosa e siamo a casa" dice guardando l'orologio, indicando agli altri due ragazzi un negozio, e dirigendosi. li seguo aumentando il passo, aggrappandomi alla gamba di gian per non perdermi.

"in braccio" ripropongo a quest'ultimo, certa che la sua risposta sarebbe stata si. ma purtroppo, no. "hai le tue gambine e noi abbiamo le buste, fa' sto sforzo" mi comunica, alzando le spalle. ci rimango male, anche perché in un ambiente così affollato la paura di perdermi è elevata.

abbasso la testa, triste, ma faccio come mi dice. vengo sballottata da un negozio all'altro, sbattendo contro a ragazze vestite con minigonne attillate tanto da vedersi le mutande e ragazzi pronti a fare risse pure per una parola di troppo.

non mi piace per nulla questo posto, e sono consapevole del fatto che ce ne siano di molti peggiori; ciò mi spaventa.
per attirare l'attenzione dei ragazzi sono costretta a fare finta di averli persi tra la folla. quando vedo che non si girano subito mi vengono le lacrime agli occhi, ma dopo qualche secondo vedo diego girarsi preoccupato, non sentendo le mie mani a toccargli le gambe.

nota che mi sono seduta su una panchina al centro del corridoio per riposare un po' le gambe e mi fulmina con lo sguardo. "se ti vuoi fermare devi avvisare, capito? non puoi sparire senza dire nulla! alzati" dice tirandomi per un polso. mugugno ma mi lascio però prendere.

capisco che la situazione non è migliorata quando torniamo nella stessa posizione di prima. vale e gian davanti con le buste, diego al telefono che li segue e io come una rimbambita che schivo adolescenti in preda agli ormoni per stare al loro passo.

ricevo zero attenzioni e questo mi fa più male del previsto, tanto che decido di bloccarmi in mezzo al corridoio, aspettando si accorgessero della mia assenza.
ma diego, più furbo di quel che credo, mi vede subito e mi spinge verso l'uscita. "non ci si comporta così alice! non ti portiamo mai con noi perché sappiamo che ti annoi, ma ogni tanto puoi anche fare la brava e sopportare! capricci ogni due per tre, come se fossi una bambina di 3 anni!" mi dice, avanzando verso la macchina.

"ma io ho sonno" dico provando a giustificarmi. "pensi che sia una valida motivazione per fermarti a fare capricci in mezzo alla folla? che ti abbiamo insegnato? devi stare sempre vicino a noi, la gente è pericolosa" mi ricorda, puntandomi un dito contro. abbasso la testa in segno di sconfitta, ma cambio idea, mantenendo saldo il nostro contatto visivo.

"non me ne frega, non mi stavate considerando!" dico, sbattendo un piede a terra. "un pomeriggio! un solo pomeriggio ti abbiamo chiesto. non mi sembra così esagerato, alice. facciamo sempre tutto solo ed esclusivamente per te ma sia mai che qualcuno di chieda un favore eh!" dice, guardandomi peggio di prima.

gli faccio una linguaccia, e .. non l'avessi mai fatto. mi gira in malo modo, tanto da avere la padronanza del mio corpo, e mi assesta una sonora sculacciata che mi fa saltare leggermente. scoppio subito a piangere, anche se in lontananza avevo visto gli altri due ragazzi avvicinarsi.

As Special As The World || Chill HouseWhere stories live. Discover now