Capitolo 4

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KYLE

"Va bene, puoi accompagnarmi, ma solo perché non voglio stare a sentire le chiacchiere del tassista".

Mi alzo e prendo il mio giacchetto di pelle, per poi afferrare le chiavi che ho lasciato nella ciotola di vetro vicino alla porta. Raggiungiamo il garage e saliamo sulla mia auto. Parto e guido verso il centro. 

Ogni tanto il mio sguardo cade su di lei. Ha abbassato il finestrino e ha poggiato il gomito sullo spazio libero, godendosi un po' di aria fresca che le fa svolazzare i capelli. La sua testa è leggermente voltata e la vedo di profilo. Il suo sguardo è perso nei suoi pensieri e sembra impossibile tirarla fuori da lì.

Cosa darei per sapere cosa le passa per la testa.

La vedo scuotere leggermente la testa, come se si fosse appena svegliata da quello stato di trance. Si volta verso l'interno della macchina e accende la radio. Non le dico nulla e la lascio libera di cercare la stazione che preferisce. Si ferma quando ne trova una che sta dando Unconditionally di Katy Perry. Si volta per un secondo verso di me e nota che il mio sguardo cade spesso su di lei e soprattutto sulle sue gambe. Le accavalla e torna a guardare fuori dal finestrino, cantando ogni canzone che passa alla radio.

"Dobbiamo affrontare il viaggio in silenzio?" le chiedo.

"C'è la musica, quindi non stiamo in silenzio" mi risponde come se fosse ovvio.

Io sorrido appena un po'.

"E se parlassimo?" propongo.

"Di che vuoi parlare?"

"Non lo so. Di noi magari".

"Non mi interessa nulla di te e non voglio parlare di me. Fine della storia".

"Come fanno le tue amiche a sopportarti?"

"Chiedilo a loro. Non è un mio problema" mi risponde e in quel momento fermo la macchina nel parcheggio del supermercato.

Non mi dà nemmeno il tempo di aggiungere altro, che indossa un paio di occhiali da sole per coprire l'occhio nero e scende dall'auto, dirigendosi verso l'ingresso subito dopo aver preso un carrello. 

Scendo dalla macchina e la raggiungo. Cammino al suo fianco e la osservo mentre prende varie cose dagli scaffali e le mette nel carrello.

"Sei sempre così acida?" le chiedo, interrompendo per l'ennesima volta il nostro silenzio.

"Solo con chi mi sta sempre così addosso".

"L'altra sera mi sembra che ti sia piaciuto avermi addosso".

"Era una missione".

"Vorresti dirmi che non ti sono piaciuti i miei baci sul collo e le mie mani su di te?"

"No, non mi sono piaciuti. Ti ho già detto che non mi piace essere toccata".

"Be', io ti ho già detto che sono bravo a leggere gli occhi delle persone e devo dire che quello che leggevo nei tuoi occhi era tutt'altro che disgusto".

"Forse non sei così bravo. Credo che tu debba migliorare la tua tecnica perché a quanto sembra non funziona così tanto" mi dice, mostrando quel suo sorrisetto di sfida che mi piace così tanto, ma che mi fa anche innervosire.

Sta evitando di guardarmi negli occhi. Ho centrato il punto e sta evitando di farmelo capire.

"Sono molto bravo, invece".

"Non essere così sicuro di te. Diventi arrogante e odio le persone arroganti".

"Quindi ancora non mi odi?"

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