Capitolo 6

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KYLE

Sono ai fornelli per prepararmi il caffè quando sento qualcuno scendere le scale. Mi volto e vedo Sofia. È in pigiama, i capelli sono completamente in disordine e la faccia è segnata dal dolore. 

Non l'ho mai vista così. I lividi causati dagli uomini di Aedus non sono ancora guariti e peggiorano tutta la situazione.

"Dov'è Ginevra?" mi chiede con una voce che non le ho mai sentito.

È terribilmente bassa e si sente appena. È strozzata, sofferente e non posso fare a meno di pensare a quanto dolore senta e a quanto sia mia la colpa. 

Punto il dito verso il divano, indicandole il luogo in cui la sua amica si sta riposando. Tutti gli altri stanno ancora dormendo, mentre Ginevra è sempre la prima a svegliarsi. Io ho dormito male tutta la notte, così ho deciso di alzarmi.

Sofia segue la traiettoria del mio dito e vede la sua amica. Trascina i piedi scalzi verso quella direzione e la raggiunge, poggiando le mani contro il divano per tenersi in piedi.

"Me ne serve altra. Dove l'hai messa?" le chiede.

Ginevra si volta verso di lei e la sua espressione sembra sorpresa.

"L'hai già finita?" le chiede stupita.

La bionda annuisce.

"Questo mal di testa mi sta uccidendo, per favore, dammene altra" la prega.

"Sof, non credo che sia il caso. Forse stai esagerando".

"Cristo, Gin!" esclama lei esasperata.

Non ce la fa più.

"Dimmi dove cazzo sta".

Ginevra sbuffa, poi si alza e raggiunge la cucina. Apre una delle dispense e prende un sacchetto trasparente, che dà subito alla sua amica. Dopo averlo preso, Sofia non dice nulla e risale lentamente al piano di sopra.

"Era coca?" chiedo io.

Ginevra annuisce.

"Ma quanta cazzo ne prende?"

"Troppa, però quando ha questi mal di testa è l'unica cosa che l'aiuta".

"Cioè?"

"Sa esattamente quanta gliene serve per perdere i sensi e non andare in overdose. Con questi mal di testa non riesce nemmeno a dormire. Passa tre giorni a torturarsi dal dolore. Questo è l'unico modo per non stare troppo male".

"Non avete paura che possa sbagliare le dosi ed esagerare? È sempre fatta. Ne è dipendente" dico preoccupato.

"Certo che abbiamo paura, ma l'hai notato anche tu che lei fa di testa sua. Comunque conosce bene i suoi limiti. Si fa da quando aveva quattordici anni. La droga circola nel suo corpo da quando era una bambina".

"Come è possibile che abbia iniziato a farsi quando era così piccola?"

"Era l'unico modo in cui riusciva a uccidere. Non è facile togliere la vita a qualcuno quando sei così giovane e il tuo unico interesse sarebbe quello di passare il tempo con le amiche o con il ragazzo che ti piace. Aedus l'ha presa che lei era troppo piccola e questo è il prezzo da pagare, soprattutto considerando il fatto che non apparteneva a questo mondo".

Rimango in silenzio. Anch'io sono stato preso a quattordici anni, ma non mi è mai stato ordinato di uccidere nessuno. Avevo diciannove anni quando ho ucciso per la prima volta e ricordo ancora l'orrore nel vedere le mie mani sporche di sangue. A quattordici anni ero un bambino spaventato e non riesco nemmeno a immaginare una bambina che accatasta i corpi di tutte le sue vittime. 

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