Capitolo 23

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KYLE

"Ciao, Norton" mi dice uno.

"A cosa devo il piacere?" chiedo io, fingendomi tranquillo.

"Aedus è incazzato con te e con la biondina. Vai a chiamarla, per favore. Dobbiamo parlarle" mi dice l'altro.

"No, lei non c'entra nulla. È stata colpa mia" dico subito.

Lei non ce la farà a sopportare un castigo, non in quelle condizioni.

"A quanto sappiamo è lei che è finita in ospedale, non tu" mi dice.

"Sì, ma per colpa mia. Lei non c'entra niente. Per Aedus l'importante è che qualcuno paghi, perciò fate pagare me".

I due uomini si guardano, poi sollevano le spalle. Sanno che ho ragione. L'importante è che qualcuno si ritrovi con qualche livido e non importa se è il diretto interessato o qualcun altro.

Indietreggio, raggiungendo il centro della sala e i due uomini mi seguono, chiudendo la porta d'ingresso alle loro spalle.

Fortunatamente casa di Sofia è insonorizzata e lei non ci sentirà, altrimenti so già che si sarebbe messa in mezzo. Odia che qualcun altro l'aiuti, ma è l'unica cosa che io voglio fare. Voglio aiutarla e difenderla. Prenderei un proiettile per lei.

Arrivano i primi pugni e subito dopo i primi calci. Cado a terra e ogni colpo è diretto alle gambe e all'addome. Questa volta non mi colpiscono molte volte la faccia e so che probabilmente dovremo affrontare qualche altra missione a breve e che quindi la mia faccia deve rimanere intatta proprio per questo.

Non urlo, non mi lamento mai. Prendo i pugni e i calci, cercando di ripararmi la testa con le mani.

Dopo una sfuriata di circa 10 minuti, i due si fermano.

"Alla prossima, Norton" dice uno, uscendo dalla villa e chiudendo la porta alle sue spalle.

Sono su un fianco e a fatica mi metto a pancia in su, cercando di riprendere aria. Sento dolore su tutto il torace e sulla schiena. Altre volte ci sono andati giù più pesanti, ma ogni volta è difficile riprendersi, soprattutto durante le prime ore.

A fatica riesco a sedermi e pian piano mi alzo in piedi. Vorrei farmi una doccia, ma sento troppo male per poter fare qualsiasi cosa.

Raggiungo la rampa di scale e mi poggio contro il corrimano. Facendo leva con il braccio, riesco a salire le scale e, poggiando una mano contro le pareti, raggiungo la mia camera. Mi avvicino al letto e tento di togliermi la maglietta, ma non riesco ad alzare le braccia così tanto.

Proprio in quel momento sento bussare e pochi secondi dopo la porta si apre. Sono di spalle, ma è ovvio che è Sofia. Avrei voluto che non venisse. Non voglio che sappia del castigo.

"Ehi, Norton, ti stavo chiamando ma..." inizia a dire, però si blocca subito.

So che ha visto i segni dei colpi. Ho sollevato la maglietta solo per metà, scoprendo la zona dei reni e l'addome, che sono le parti che sono state colpite di più.

"Che cazzo è successo?" mi chiede allarmata.

"Niente, sto bene. Non preoccuparti, torna in camera tua" le dico e tento di tirare la maglietta ancora più su, ma stavolta un lamento esce dalle mie labbra.

"Mi spieghi cosa è successo?" mi dice di nuovo.

La sento camminare, arrivando a sistemarsi davanti a me.

"Dimmi cosa cazzo è successo" ordina di nuovo, poi dal cambio di espressione, capisco che ci è arrivata. "Un castigo" sussurra.

Io annuisco.

HandlingWhere stories live. Discover now