Capitolo 24

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KYLE

Io e i miei amici abbiamo parlato con le ragazze per sapere cosa regalarle, ma loro ci hanno detto che Sofia odia i regali e che quindi non le avrebbero comprato nulla. Non mi sorprende affatto. Odia tutto ciò che è normale.

Io, però, ho deciso di farglielo comunque e sono curioso di vedere la sua espressione quando lo scarterà.

"Non dovevi farmi un regalo" mi dice scuotendo la testa.

"Lo so, le ragazze ce lo hanno detto, ma te l'ho fatto comunque".

"Norton..." inizia a dire, ma io la interrompo subito.

"Ascolta, guarda semplicemente cos'è. Se non ti piace lo puoi anche buttare via, ma almeno guardalo, ok?" propongo.

Ci pensa per un attimo e poi lei annuisce. 

Sorrido e tiro fuori dalla tasca il regalo. È una semplice busta bianca e gliela porgo. Lei la prende e la apre, tirando fuori due biglietti per la partita che ci sarà venerdì tra i Lakers e i Chicago Bulls. I suoi occhi si illuminano e le sue dita si bloccano sui due biglietti.

"Allora?" le chiedo, aspettando una sua reazione.

"I-io...non posso accettare" mi dice, porgendomi di nuovo i biglietti.

"Perché?"

"Perché...io non ho mai ricevuto regali e...non posso accettare...è troppo".

"Bimba, non è troppo. Andiamo a questa partita venerdì e godiamoci la serata".

"Perché mi hai fatto un regalo?" mi chiede e la sua espressione è talmente tenera da farmi stare male.

"Perché siamo amici e perché è il tuo compleanno. Quando hai ricevuto il tuo ultimo regalo?" le chiedo.

Ci pensa per un po'.

"Credo che sia stato quando ero ancora in Italia, quindi avevo circa otto o nove anni" mi risponde e mi sento triste.

Una bambina deve essere libera e felice di scartare dei regali per il proprio compleanno. Anche se fosse semplicemente un pacchetto di caramelle. Invece lei no. Non ha vissuto tutta la sua infanzia a pieno e per questo motivo molte volte è scettica e schiva nei confronti di cose normalissime come una festa di compleanno o un regalo.

"Ascoltami, bimba, vedila così. Io ho un biglietto in più per quella partita e non c'è una persona che conosco, a parte te, che sarebbe felice di vedere quell'incontro. Sarei felice se ci venissi con me".

In quel momento mi rendo conto che il giro sulla ruota è finito e che dobbiamo scendere.

"Allora, ci andiamo venerdì?" le chiedo, riferendomi alla partita.

Sofia si morde il labbro inferiore e guarda i biglietti che ha ancora in mano, poi alza lo sguardo su di me.

"Sì" sussurra. "Grazie...per il regalo" mi dice con dolcezza.

Sembra quasi a disagio, mi sembra così strano che qualcuno non sia abituato a ricevere regali.

"Di niente, voglio proprio vedere come andrà la partita, torello" le dico ridendo e sorride anche lei.



Arriva il venerdì e io sono in salone ad aspettare Sofia. Indosso un paio di jeans neri, una maglia dello stesso colore e un giacchetto dei Lakers. Sono seduto sul divano e se Sofia non si dà una mossa faremo tardi. Inoltre sono nervoso perché so che domani avremo una missione.

Sento dei passi e mi volto. Vedo Sofia scendere. Indossa un paio di pantaloncini di jeans, i soliti stivali neri e una maglietta a maniche corte dei Chicago Bulls. Ha raccolto i capelli in due trecce che ricadono sulle sue spalle e ha un cappellino della squadra girato al contrario. Il trucco è sobrio come sempre.

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