Capitolo 11

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KYLE

La mia domanda la spiazza. Poggia la schiena contro la sedia e guarda la penna con cui sta giocando. La sua espressione è concentrata. Continuando a guardare quella penna, mi risponde.

"Sarei andata al college e... avrei studiato letteratura. Dopo la laurea sarei tornata in Italia, avrei visitato tutte le biblioteche più belle e mi sarei specializzata proprio sulla letteratura del mio Paese" mi risponde con un sorriso amaro, sapendo già che i suoi sogni non si sarebbero avverati.

"Continua a credere in questo sogno" le consiglio e lei scoppia a ridere.

"Se io provassi a sognare una vita del genere, sarei un'illusa. Sai cosa succede agli illusi che vivono nel nostro mondo? Muoiono" mi dice, guardandomi in faccia.

"Non hai più sogni?" chiedo quasi con un filo di tristezza.

"Uno solo, ma so già che è irrealizzabile".

"Quale?"

"Rivedere una persona" mi risponde e subito vedo la tristezza nei suoi occhi.

Noto il suo sguardo fisso sulle sue unghie mentre mi risponde. Quelle unghie nere, di cui due sono sempre colorate. So che c'è un significato dietro a quel gesto. Ho studiato psicologia e sono a conoscenza del fatto che l'essere umano non faccia mai nulla per caso.

"Una persona che amavi?" provo a chiederle.

Lei si sta ancora guardando le unghie.

"Forse l'unica persona che io abbia veramente mai amato. L'unico vero amore che abbia mai vissuto" sussurra, poi si rende conto che ha iniziato a parlare troppo.

Si schiarisce la voce e riporta la sua attenzione sui libri.

"Ora basta, mi stai facendo distrarre. Devo studiare".

Io poggio la testa contro lo schienale del divano e penso alle sue parole. Ha amato qualcuno. Allora c'è stato davvero un fidanzato? Ha detto che l'amore che conosce lei fa male. Mi chiedo che tipo di amore abbia conosciuto. Io sono stato innamorato solo una volta a sedici anni, ma lei mi ha lasciato non appena ha scoperto in che mondo vivevo. Non posso biasimarla. Da quel giorno le ragazze me le sono solo scopate, senza sentimento, senza provare a instaurare con loro un legame, ma con Sofia è diverso. Lei conosce il mio mondo, perché ci vive anche lei, inoltre ho sempre voglia di sapere cosa le passi per la testa, o cosa sogna.

Mi perdo nei miei pensieri per un po', poi mi rendo conto che si sta facendo tardi e vado in cucina a preparare la cena. Ieri sera l'ha preparata lei, ma sto iniziando a sentirmi inutile. Lei pensa al piano, lei manipola Jack, lei cucina. Le farò una piccola sorpresa.

Vado in cucina e apro il frigorifero per vedere cosa abbiamo comprato. Di sicuro le preparerò un piatto di pasta, dato che ho notato quanto le piaccia. Cerco un po' su Internet e trovo la ricetta di una pasta non troppo difficile da preparare. Seguo tutte le istruzioni e mi metto ai fornelli.

"Cosa stai cucinando di buono? Sento il profumo dall'altra stanza" dice Sofia con le braccia incrociate e la spalla contro lo stipite della porta.

Mi volto verso di lei e la trovo semplicemente bellissima. Ha l'espressione stanca, ma nonostante quella è perfetta. Ho notato quanto le piaccia mangiare e per questo ho pensato di prenderla per la gola. 

Sta funzionando.

"Un piatto italiano che non so pronunciare" le rispondo ridendo.

Lei sorride e si avvicina a me per controllare. Guarda all'interno della padella per vedere cosa stia cucinando e il suo sguardo si addolcisce.

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