CAPITOLO UNO

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Mi guardo le mani sporche di terra.
È tutto il pomeriggio che aiuto i miei genitori nei campi; non che abbia molto da fare qui.
Non sono mai stata ben accetta tra i miei coetanei e io non ho mai ben accettato loro.
Il problema, ovviamente, sono io. Una piantagrane fra i Pacifici è talmente rara che tutti sapranno chi sei e tutti cercheranno di perdonarti per il tuo comportamento; un'altra cosa che odio di questo posto.
Ho sempre trovato falso il modo con cui mi guardavano e sorridendo mi dicevano: «Sarai sempre la benvenuta tra i Pacifici». Lo so che non lo sono. Una volta sono stati sul punto di cacciarmi, dopo l'ennesima rissa e nonostante le varie volte che mi avevano iniettato il siero della pace.
Ma la nostra rappresentante, Johanna Reyes, si era opposta ed era riuscita a convincere anche la maggioranza.
Sicuramente sono una disgrazia per i miei genitori, Pacifici modello che, essendo tali, non lo ammetteranno mai. L'unica cosa che posso fare per loro, ora che ho sedici anni, è aiutarli nei campi e nelle raccolte. Ma molto presto me ne andrò.
Domani ci sarà il test attitudinale, che mi dirà a che fazione appartengo realmente. Sono certa che alla Cerimonia della Scelta cambierò casa per sempre, senza poter più tornare indietro. Queste sono le ultime ore che passo con la mia famiglia e per una volta nella mia vita vorrei dimostrare quanto affetto provo per loro.
Mi pulisco le mani sui pantaloni arancioni. Il sole sta calando dipingendo il cielo di varie sfumature di rosso.
Mia mamma si raddrizza. È stata chinata per quasi un'ora, la schiena deve farle male. Mi guarda e mi sorride.
Mi si chiude la bocca dello stomaco.
Lo sa. Sa che fra due giorni io me ne andrò e lei non mi vedrà mai più. So che i miei genitori soffriranno e so che in quello stesso momento mi perdoneranno. Quello che non so è se riuscirò mai a perdonare me stessa.
«Vai a casa» mi dice «Finisco due cose e ti raggiungo»
Il sole getta riflessi chiari sui suoi capelli. Sono come i miei, ondulati e tendenti al rosso. Nonostante l'età che aumenta è ancora una bella donna. Ha i tratti del volto più dolci dei miei, iniziano a vedersi delle piccole rughe ma le porta ancora bene. Ha le braccia forti di chi ha lavorato una vita nei campi ma le mani sono ruvide e rovinate.
«Va bene» le rispondo abbracciandola. Noto che la sto superando in altezza.
Mi avvio verso casa passando per il frutteto. L'aria fresca della sera mi accarezza la pelle e i capelli lunghi. Mi mancherà questo odore, mi mancherà l'aria pulita e il rumore dell'acqua che scorre nei canali.
Entro in casa e trovo mio padre in cucina che sta preparando la cena. Lui è molto alto, ha i capelli neri e gli occhi castano chiari come i miei. Sta cucinando la frutta e la verdura che ha raccolto.
Quando arriva mia mamma ceniamo tutti assieme, come sempre, in tranquillità. Prima di andare a letto mangio quasi tutto. Venivo sempre sgridata da piccola perché non bisogna sprecare il cibo che ci viene offerto, ma io non ho mai voluto mangiare il pane. Nonostante ci sia sempre a tavola, non mi piace e non lo mangio.

Dopo una doccia veloce salgo sul camion che porta i Pacifici dentro i confini della città come ogni mattina.
Arrivo a scuola quasi in ritardo, gli Intrepidi si sono già lanciati dal treno. Sono tanto assurdi quanto affascinanti.
A scuola non ci sono distinzioni tra le fazioni, a parte il modo di vestirsi. Gli Abneganti sono sempre in grigio, da bambina la chiamavo "La fazione della tristezza", con quelle loro pettinature austere e la paura per gli specchi. Gli Eruditi, sempre in blu, li stanno criticando molto e non si sopportano. Una fazione che non sopporta molto i Pacifici è quella dei Candidi. Sempre vestiti in bianco o in nero, dicono la prima cosa che gli passa per la testa, anche se potrebbero far scatenare una guerra. I Pacifici sono pronti a mentire per preservare la pace.
Mi avvio verso la mia aula, dopo pranzo avrò finalmente la conferma di essere nata nel posto sbagliato.

DIVERGENTEWhere stories live. Discover now