CAPITOLO DICIANNOVE

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Faccio la mia solita passeggiata per i corridoi prima di tornare al dormitorio.
Non cerco niente in particolare, semplicemente per me è un'abitudine camminare.
Quando arrivo alla camerata la prima cosa che sento è la voce di Tris.
È fuori dalla porta con Will e sembra parecchio arrabbiata.
Li supero ad entro. Trovo Al vicino a Christina, stanno guardando Molly e Peter ridere, lui ha un foglio in mano.
«Cosa è successo?» chiedo avvicinandomi.
«Il solito, quei due si divertono a prendersi gioco di Tris e la sua famiglia» mi risponde Al.
«Non li dovete neanche calcolare»
«Infatti. Noi stiamo per andare al Pozzo, vuoi venire?»
«No, grazie. Ho delle cose da fare»
Al e Cristina escono. Io mi siedo sul mio letto e aspetto che il dormitorio si sia svuotato.
Gli ultimi ad uscire sono Molly e Drew, mentre Peter preferisce rimanere qui.
Mi viene non poco da ridere.
«Ti diverti?» chiedo a Peter alzandomi.
«È un articolo di giornale, stavo solo facendo cronaca» mi risponde con un sorriso beffardo.
«Davvero non ti capisco. Cosa ci trovi a torturare quella ragazza?»
«Ma perché la difendi? Non vi parlate neanche!»
«È sbagliato quello che fai»
«Okay, e come posso farmi perdonare da te?»
«Dovresti farti perdonare da Tris, non da me»
«Non mi interessa il suo perdono.»
«E ti interessa il mio?»
Non mi risponde.
«Butta quel foglio e non ne parliamo più»
«Andiamo a buttarlo insieme?»

Siamo di nuovo sul tetto. Ho accettato la sua proposta per pura curiosità, voglio vedere cosa ha intenzione di fare.
Fa più freddo rispetto all'ultima volta e si vedono delle nuvole in lontananza.
Peter si avvicina al bordo, prende il foglio e lo strappa in tanti pezzettini, dopodiché li lascia far portare via dal vento.
«Contenta?»
«Solo un po'...» mi siedo di nuovo sul bordo del tetto, ma non ho la stessa convinzione di prima. Era da tanto che non provavo veramente paura, ma ora che la simulazione mi ha fatto rivivere quelle sensazioni mi sento meno impavida.
In realtà non ho intenzione di trattenermi qua su, mi sono seduta solo per vedere se riesco ancora a farlo.
«Come è andata la simulazione?» chiedo a Peter.
«Bene, è durata solo dodici minuti» risponde tutto compiaciuto.
«La mia poco meno di dieci» mi vanto. Non lo farei di solito, ma per far scendere Peter dal piedistallo lo dico molto volentieri.
«Devo andare» dico alzandomi.
«Dove?»
«Ho da un po' intenzione di tagliarmi i capelli. Penso che lo farò oggi»
«Perché li vuoi tagliare? Ti stanno bene»
«Sono troppi e troppo lunghi» ormai mi arrivano a metà schiena e sono diventati poco pratici.
«Va bene, ma non tingerli! Il rosso scuro è il tuo colore» dice sorridendo.
Se fosse stato qualsiasi altro ragazzo mi sarei sentita lusingata, ma lui è Peter.
«Terrò a mente il tuo consiglio» dico soffocando una risata. Forse mi sento lusingata lo stesso.

Cinque minuti dopo mi aggiro per il Pozzo con Peter. Si è offerto di accompagnarmi e ho accettato.
Camminiamo fianco a fianco e spero di non incrociare nessuno degli iniziati.
Il negozio di parrucchieri è poco distante da quello dei tatuaggi.
Quando entriamo ci si avvicina una donna; ha un grosso tatuaggio che le corre lungo il collo e si insinua sotto la maglietta, un piercing al labbro e capelli corti pettinati all'indietro neri e verdi.
«Cosa posso fare per voi?» la sua voce è forte e decisa.
«Vorrei spuntare i capelli»
«Solo?» mi domanda alzando un sopracciglio.
«Si...»
«Aspettami lì» mi indica una fila di poltrone, ognuna con uno specchio davanti.
Mi siedo di fianco ad una ragazza che si sta tingendo i capelli di quello che sembra essere un viola melanzana.
«Quanto te li taglio?» mi chiede la donna arrivando da dietro con una forbice e un pettine.
«Quattro dita, mantenendo il taglio scalato»
Inizialmente pensavo a qualcosa di più radicale, ma Peter ha ragione, i capelli lunghi mi stanno bene; così alla fine ho deciso di togliere le doppie punte.
Dopo dieci minuti siamo già fuori dal negozio.
«Hai seguito i miei consigli» dice Peter.
«Ho fatto quello che piaceva a me. Se mi andava potevo farmeli anche arcobaleno»
«E avresti commesso un terribile errore»
Arriviamo davanti al negozio di tatuaggi e mi fermo.
«Vuoi farti un tatuaggio?» mi chiede.
«Forse... insomma, ce l'hanno tutti» alzo le spalle. Avere un tatuaggio e un po' come amalgamarsi con gli Intrepidi.
«E cosa vorresti tatuarti?»
«Non saprei... Tu cosa ti sei tatuato?»
Peter mi mostra il suo intorno all'avambraccio; non riesco a capire bene cosa sia, ma ricorda molto la recinzione.
«Che...» sto per chiedergli il significato del tatuaggio, quando noto Molly e Drew che vengono nella nostra direzione.
«Ti lascio ai tuoi amichetti» e senza aspettare una sua risposta mi allontano.
Una parte di me sa quanto è stupido quello che ho appena fatto. Mi basta passare in rassegna tutte le loro cattiverie che già li odio.

DIVERGENTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora