CAPITOLO VENTI

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«Hai qualcosa di diverso...» mi dice Al mentre ci dirigiamo verso la stanza delle simulazioni.
Si poggia una mano sul mento con fare pensieroso e mi guarda attentamente.
«Hai tagliato i capelli?»
«Non ci credo che tu te ne sia accorto!» gli rivolgo un ampio sorriso e gli dò una pacca sul braccio.
«Ma io noto tutto» afferma prendendomi sottobraccio.
Quando arriviamo nel corridoio Al deglutisce si incupisce.
«Devi stare tranquillo» gli dico «Solo questo può farti uscire dalla simulazione velocemente, bisogna usare la calma e la ragione»
«Non è facile» sussurra guardandosi le scarpe.
«Lo so, ma ce la puoi fare» sono sinceramente convinta che chiunque possa affrontare le sue paure.

Mi ritrovo ancora su quella poltrona, con un enorme ago infilato nel collo.
«Sarà uguale all'ultima volta?» chiedo a Quattro.
«Le allucinazioni saranno diverse, ogni paura ha la sua» mi spiega «Ma la soluzione è sempre la stessa: per uscire dalla simulazione non devi più avere paura»
Non devo avere paura.
Sicuramente intende dire che non devo più avere i sintomi della paura, come il battito accelerato e il respiro affannoso; perché è impossibile sconfiggere la paura in dieci minuti.
Puoi vincere una battaglia, non la guerra.

Sono in un corridoio buio. Le pareti di pietra sono umide e c'è odore di marcio. Avanzo piano, cercando di abituare i miei occhi all'oscurità.
Mi imbatto in una rampa di scale a chiocciola in pietra. Ai lati il fuoco di alcune torce illumina i gradini.
La salita sembra infinita. Arrivo in una stanza circolare completamente vuota. Ci sono solo delle torce accese al muro e un'apertura, una specie di finestra senza coperture di alcun genere.
Mi affaccio e vedo solo il cielo scuro. Sono su una specie di torre talmente alta che non si vede neanche il terreno sottostante.
Mentre cerco di capire che luogo sia, sento uno strano rumore.
Mi volto e l'orrore mi assale.
Ci sono centinaia di enormi topi che mi vengono incontro.
Se fossero degli innocenti topolini bianchi non mi spaventerei di certo, ma questi sono grossi più dei miei piedi, con il pelo grigio tutto sporco e arruffato.
Istintivamente mi isso sulla finestra, cercando di stare più in alto possibile.
I topi sembrano infiniti. Continuano ad affollare la stanza sempre di più.
Mi volto verso il vuoto. Potrei tranquillamente saltare, tanto è una simulazione. Posso fare quello che voglio, non è reale.
"È proprio questo il problema. Non dovresti essere in grado di manipolare il test" la voce di Lucas mi rimbomba improvvisamente nelle orecchie. Ha scoperto che sono una Divergente perché non mi sono comportata in modo schematico.
Se voglio mantenere il segreto, devo fare tutto esattamente come lo farebbe un Intrepido.
Non devo scappare dalla mia paura buttandomi giù dalla torre, devo affrontarla.
Mi metto in piedi sul bordo della finestra e mi sporgo verso una delle torce. L'afferro e la punto verso il pavimento.
I topi iniziano a disperdersi, spaventati dal fuoco.
Scendo dalla finestra tenendo la torcia bassa.
I topi sono scomparsi e io torno a respirare normalmente.

«Otto minuti e trentasei secondi» dice Quattro, informandomi sulla durata della simulazione.
«È buono?» gli chiedo.
«Si. Ma c'è qualcosa di strano...»
Un brivido mi scorre lungo la schiena.
«Cosa?» chiedo calma.
«Sei troppo... tranquilla, sia durante che dopo le simulazioni» incrocia le braccia e mi fissa.
«Forse perché non ho così paura...»
«È impossibile non avere paura di qualcosa.»
«Infatti la mia è paura,ma non è terrore.» dicendo questo mi alzo dalla poltrona ed esco.
Non ho certo bisogno che Quattro indaghi sulle mie paure, perché probabilmente verrebbe fuori quella più grande, la paura di essere scoperta.

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