CAPITOLO TRENTACINQUE

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Morire durante un attacco o una battaglia è orribile, non solo per il fatto stesso di morire, ma anche perché nessuno si cura di te. Sei solo un cadavere in mezzo a tanti altri.
Guardo quei corpi stesi a terra, senza vita. Non mi ci vuole tanto a capire che è stata Tris. Gli Intrepidi a terra sono stati uccisi da qualcuno di addestrato e la donna è disarmata. Tris era con sua madre quando è arrivato Will, e lei lo ha ucciso.
Sento altri colpi e mi gira la testa. Il sangue continua a colare dalla ferita inzuppandomi i vestiti.
Potrei stare qui a compiangere ogni morto, o andare e cercare di impedirne altri.
Corro verso il luogo più ovvio, quello che mi porterà direttamente alla meta, i binari.
Sono quasi le quattro e il treno sta arrivando. Corro lungo il suo fianco e mi lancio all'interno del vagone aperto.
Mi siedo sul pavimento e controllo la ferita, in un primo momento non mi sembrava così grave, ma il sangue non accenna a diminuire. Rimango sul bordo, guardando gli edifici passare sotto di me. Ricordo la prima volta che sono saltata su questo treno, avevo chiacchierato tutto il tempo con Al. Ricordo David, che non ha saltato. Mi viene in mente che è qui che ho incontrato Peter per la prima volta, lui era vestito da Candido e io da Pacifica. Sembra strano in un momento come questo, ma è proprio ora che sono convinta di aver fatto la scelta giusta; farei cadere il mio sangue su quei carboni ardenti altre mille volte.
Quando vedo il palazzo di vetro sopra al Pozzo comincio ad alzarmi. Non mi preoccupa per niente saltare su un tetto, ma penso che il fianco mi darà non poco fastidio.
Appena i binari si avvicinano al cornicione del tetto salto, riesco a cadere in piedi ma la fitta al fianco è allucinante. Corro verso la voragine e mi lancio letteralmente dentro. L'adrenalina che ho in corpo mi fa essere più Intrepida che mai, senza nessuna esitazione.
Mi sento viva e coraggiosa.
Scendo dalla rete e inizio ad aggirarmi tra i corridoi così familiari puntando l'arma ad altezza uomo. Non so dove iniziare a cercare Peter, ma in qualche modo lo troverò.
Sono attaccata al muro quando sento dei passi dietro di me. Mi giro di scatto e vedo una ragazza Intrepida che mi sta puntando la pistola alla testa. La riconosco, è la ragazza con i capelli viola che era nella mia squadra quando abbiamo "giocato" a ruba bandiera.
Sto per spararle quando vedo qualcosa di diverso nei suoi occhi, sbatte le palpebre confusa e poi abbassa la pistola.
«Che succede?» mi domanda sorpresa.
Sento l'adrenalina di un secondo prima scomparire. La simulazione è finita, qualcuno ce l'ha fatta e non sono stata io.
Inizio a correre per i corridoi e giù per le scale, in certi punti ci sono dei cadaveri sul pavimento, ma ormai mi sono tristemente abituata a scavalcarli.
Arrivo fino al palazzo di vetro dove il caos la sta facendo da padrona, ci sono una marea di Intrepidi che vagano spaesati e urlano. Mi faccio largo tra la folla ed esco all'aria aperta. È tutto così confuso e mi gira la testa. Cammino in fretta guardandomi attorno, nella speranza di vedere un viso familiare.
Sono vicino ai binari quando finalmente lo vedo; Peter sta aspettando il treno con Tris, Quattro e quello che riconosco essere il rappresentante degli Abneganti.
I suoi occhi si spostano tra i volti della folla nella parte opposta, probabilmente mi sta cercando. Gli vado incontro e noto che il suo braccio sinistro è sporco di sangue.
«Peter...» non faccio in tempo ad aggiungere altro che mi ritrovo letteralmente sovrastata da lui. Mi stringe forte con un solo braccio, mentre con quello ferito si appoggia al mio fianco destro.
«Chris... Cosa ti è successo?» non si stacca da me, ma sento che toglie la mano dalla ferita, sicuramente gli si è sporcata del mio sangue. Rimango per un attimo nascosta nel suo abbraccio, ho sempre la sensazione di poter rimanere così per sempre.
Mi allontano di un passo da lui e cerco di sorridergli.
«Niente di che, mi hanno sparato. Anche tu però non te la passi bene...»
«Già, è stata Tris»
«Tris? Cosa le hai fatto?»
«Niente! Perché devo essere sempre io quello che le fa qualcosa?»
«Perché di solito è così»
Il treno arriva e corriamo insieme lungo la fiancata, Peter mi aiuta a salire sul vagone e ci sediamo in un angolo in fondo.
Mi lascio andare contro di lui, di solito non sarei così appiccicosa ma oggi ne ho proprio bisogno.
Peter mi racconta di quello che ha appreso, del piano di Jeanine Matthews, leader degli Eruditi, e di come Tris abbia salvato la situazione.
«Beh, meglio. Io non avevo un piano» commento.
«In realtà è stato tutto merito tuo» dice lui «Se tu non avessi convinto Eric a non iniettarmi il siero nessuno avrebbe aiutato Tris ad arrivare al centro di controllo. Forse ce l'avrebbe fatta da sola, forse no; ma fidati, la tua determinazione ci avrebbe salvati in un modo o nell'altro»
«Così mi convinci solo che vi avrei fatto morire tutti, in un modo o nell'altro»
Mi stringe di più a sé e mi stampa un bacio sulla fronte.
«Preferivi un po' di azione?»
«Ne ho avuta abbastanza oggi, grazie» rispondo indicandomi il fianco.
All'improvviso, come un flash, mi torna davanti agli occhi l'immagine di Peter nel mio scenario della paura, con la pistola rivolta verso di me.
La scaccio via e cerco di concentrarmi su qualcos'altro. Dall'altra parte del vagone c'è Tris con Quattro; lei si sta rigirando tra le mani quello che ha tutta l'aria di essere un hard disk. Mi domando se sia quello delle simulazioni e perché se lo sia portato dietro invece di distruggerlo, può essere uno strumento pericoloso...
«Christal, mi stai ascoltando?» Peter mi passa una mano davanti agli occhi.
«Si, scusa, mi ero persa un attimo»
«Ho notato. Comunque ti stavo dicendo che siamo diretti dai Pacifici...» lascia la frase in sospeso, probabilmente perché sa cosa vuol dire per me.
«Già.»
Dovrei essere disperata perché si sta avvicinando una guerra, invece la mia principale preoccupazione è il dover ritornare nella mia vecchia fazione.
Sarà un tornare a casa a testa bassa e sconfitta, il mio peggiore incubo.  
"Mi auguro che che tu possa trovare la pace in te stessa, una pace che qui purtroppo non siamo riusciti a darti" la parole di Johanna mi tornano alla mente come macigni.
La pace non sono riuscita a trovarla, però ora sono forte.
Ora sono coraggiosa.

DIVERGENTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora