CAPITOLO TRENTADUE

2K 124 4
                                    

Il frastuono assordante e continuo delle centinaia di voci che rimbombano nella mensa mi trapana nelle orecchie. Gli Intrepidi sono così fastidiosamente chiassosi e festaioli che odio trovarmi in una stanza con tutti loro.
Quando Eric inizia il suo discorso la sala finalmente tace e tutti si concentrano sulle sue parole.
Io mi perdo nei miei pensieri; sono così confusa, mi sento debole e inutile. Senza contare che ho attirato l'attenzione su di me durante il test.
Dietro ad Eric compaiono i risultati; quasi tutti gli iniziati esultano e si danno pacche sulle spalle.
Il mio nome in quarta posizione non mi suscita nessuna emozione, mi sono posizionata tra due interni, Lynn e Marlene; Peter è sesto mentre in prima posizione c'è Tris.
«Complimenti!» Peter mi rivolge un grande sorriso, ma riconosco un'ombra di disapprovazione nel suo volto.
«Avresti voluto essere in cima?» gli chiedo punzecchiandolo.
«No, avrei voluto che ci fossi tu lì» risponde passandomi un braccio intorno al collo e stampandomi un bacio sulla guancia.
«Dobbiamo pensare a cosa fare dopo, Chris» mi sussurra all'orecchio.
Ha ragione, non posso lasciare tutto al caso.

Mentre tutti gli Intrepidi sono al banchetto, noi andiamo al dormitorio, dove possiamo parlare tranquillamente.
Peter si siede sul mio letto mentre io faccio avanti e indietro nervosamente lungo la stanza.
«Allora, inizia col ripetermi tutto quello che sai» mi esorta.
«Alla fine del test hanno iniettato a tutti un siero. Questo siero serve per controllare gli Intrepidi a distanza...»
«Quindi ci deve essere qualcuno a controllarli» suggerisce Peter «E quel qualcuno si deve trovare in una specie di sala di controllo»
«Perciò se riuscissimo ad entrare in quella sala potremmo fermare il loro piano!»
«Si, ma come facciamo a sapere dov'è?»
«Deve trovarsi in un punto strategico...»
«O dagli Eruditi o qui...»
«Nel quartier generale degli Eruditi avrebbero le tecnologie, qui le armi...»
«Ma anche qui abbiamo un centro di controllo»
Mi fermo difronte a lui.
«Quindi secondo te è qui?» gli chiedo pensierosa.
«Forse...»
«Questo sarebbe un problema in meno...»
«Ma come facciamo ad entrare?»
«Per te sarà più facile»
«Perché?» Peter mi guarda con aria scettica.
«Ti basterà convincere Eric che il tuo posto è a guardia della sala di controllo. Io invece dovrò arrivarci senza farmi vedere...»
«Come farai a sapere dov'è?»
«Se è qui prima o poi la trovo» sbuffo rendendomi conto di quanto il piano sia debole e pieno di lacune, ma posso fare di meglio? Ho altre informazioni da poter usare? Purtroppo no, e mi ritrovo imprigionata tra la voglia di fare e l'incapacità di farlo.
Mi siedo vicino a Peter sconsolata.
«Vorrei che Eric non mi avesse detto niente» sussurro.
«Perché?» mi domanda lui sorpreso.
«Così ora me ne starei tranquillamente seduta in mensa a godermi il banchetto e a festeggiare»
«Però ti avrebbero controllato la mente»
Mi mordo la lingua. Anche se mi avessero iniettato il vero siero non avrebbe avuto effetto su di me, ma non me la sento ancora di rivelare la mia divergenza a Peter.
«E avrebbero controllato anche me» riprende «Grazie per avermi avvertito» mi accarezza una guancia.
Sono ancora sorpresa dalla sua continua ricerca di contatto fisico. Quando l'ho conosciuto avevo pensato che fosse una persona fredda e distaccata, ma mi sbagliavo; la più distaccata tra i due sono io.
«Grazie per starmi vicino» dico appoggiandomi completamente a lui. So che è presto per fare un'affermazione di questo genere, ma pensare di poter contare su di lui mi sprona a non buttarmi giù, mi convince che qualunque cosa accada cercheremo di risolverla insieme.

DIVERGENTEWhere stories live. Discover now