CAPITOLO TREDICI

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Alle prime luci dell'alba mi trascino nel bagno e faccio una doccia veloce.
La sconfitta di ieri notte mi brucia ancora. Dentro di me so che non ha molto senso, dopotutto era solo un gioco, ma non mi aspettavo di perdere così stupidamente.
Vado a fare colazione da sola. Al, molto impacciatamente, mi ha rivelato che oggi preferiva aspettare Tris.
Mi siedo ad un tavolo vuoto, come sempre a quest'ora non c'è quasi nessuno.
Vedo Eric e Quattro avviarsi verso la palestra per preparare l'allenamento.
Eric cammina più rigido del solito al fianco di Quattro; immagino che la sconfitta gli dia molto più fastidio che a me.

Quando entro in palestra sono grata di vedere un bersaglio e dei coltelli, ho le nocche violacee e non penso che sopporterei un altro colpo.
Dopo esserci armati di pugnali e dopo aver assistito alla solita dimostrazione di Quattro, incominciamo.
La mira è una cosa che di certo non mi manca e neanche la forza per conficcare un coltello. Questi allenamenti mi danno fiducia perché so che difficilmente sbaglio.
Eric passa dietro di noi a controllare e mi guarda qualche secondo più degli altri. Penso che sia normale, ha un interesse personale a vedere come me la cavo.
Dopo un po' tutti hanno centrato il bersaglio, tranne Al.
Comincio ad avere dei sentimenti contrastanti per lui; è ancora l'unico amico che io abbia qui dentro e gli voglio bene, ma mi da fastidio essere messa in disparte per Tris. Insomma, quante possibilità pensa di avere con la Rigida?
Eric inizia a prenderlo di mira. Mi dovrebbe dispiacere, ma se Al si fosse posizionato accanto a me avrei potuto dargli dei consigli, invece a preferito la compagnia di Tris.
Eric gli dice di andare a recuperare i suoi coltelli mentre noi stiamo ancora lanciando, Al si rifiuta.
La mia mente inizia a lavorare velocemente. Come posso fare per toglierlo dai guai?
Ma in quel momento Al commette un errore imperdonabile, rivela ad Eric di avere paura.
Quando ero piccola e dicevo di avere paura del buio, Eric mi prendeva per mano e mi accompagnava nei luoghi bui. Non ho la minima idea di cosa gli sia successo in questi anni, ma sono certa che non c'è più un briciolo di compassione in lui.
Ordina ad Al di posizionarsi davanti al bersaglio, ho il terrore di cosa possa fare.
Quando Eric chiama Quattro a lanciare i coltelli intorno ad Al mi rilasso. Quattro non è spietato o crudele ed è molto esperto. L'unica cosa che dovrà fare Al sarà rimanere fermo, al resto ci penserà Quattro.
«Smettetela»
L'improvvisa protesta di Tris arriva chiara e forte e prende alla sprovvista tutti.
Capisco che quello che sta facendo Eric non è minimamente giusto, ma non comprendo cosa pensa di fare lei.
Protesta ancora ed Eric le fa prendere il posto di Al davanti al bersaglio.
Da una parte sono rincuorata che lui non sia più lì, ma dall'altra non ha dimostrato di essere coraggioso.
Dopo un po' finalmente Eric mette fine alla "prova di coraggio".
Mentre esco dalla palestra mi si affianca Al.
«Sono un codardo»
«Non è vero» rispondo secca.
«Non sono fatto per questo posto»
«Al...»
«Lo so cosa pensare tutti di me, intanto alla fine del modulo sarò un Escluso»
«Hai ancora qualche possibilità» lo dico, ma in realtà non ci credo.
«Lo pensi davvero?»
«Si, se alcuni interni hanno fatto schifo sarai ancora dei nostri» forse sono stata un po' acida.
«Già... Se» continua a fissarsi le scarpe.
«Cambiamo discorso, musone» gli do una spintarella. Sono un po' arrabbiata con lui ma non posso vederlo così.
«Consigliami, uomo-ragno: tatuaggio o piercing?»
«Mmm... Ti ci vedo bene con un enorme ragnatela su metà faccia, un grande piercing al naso e altri qua e là sulle orecchie... Potresti anche tingerti i capelli di verde!»
«Verde?? Perché? Il mio "rosso sangue rappreso" naturale non ti piace?»
Ci avviamo per i corridoi con il cuore più leggero. Sicuramente questa è un'altra giornata da dimenticare per Al.

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