CAPITOLO VENTOTTO

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Il pomeriggio sono ancora di ottimo umore.
Solo una settimana fa baciare Peter era una cosa più che impensabile e anche ora mi domando se sia successo davvero.
Arrivo alla palestra, c'è solo Eric che mi aspetta vicino ai bersagli.
Mi saluta distrattamente mentre mi supera e chiude a chiave la porta.
«Che succede?» sono abbastanza sconcertata dal suo comportamento.
«Christal, quello che ti sto per dire mi costa davvero tanto, non dovrei assolutamente farlo ma non voglio che ti succeda niente»
«Ma che...»
«Ora ti spiegherò il più possibile, non interrompermi e non fare domande, okay?» mi guarda con aria severa e poi riprende: «Domani, alla fine di ogni simulazione, farò un'iniezione ad ognuno di voi, ma la tua sarà composta solo da semplici sali minerali che sembreranno il siero. La notte dovrai fare esattamente tutto quello che fanno gli altri. Questo punto è fondamentale, devi imitare i loro movimenti alla perfezione. Una volta che sarete scesi dal treno ci penserò io a crearti una via d'uscita per i campi dei Pacifici. Dovrai nasconderti lì fino...»
«Aspetta aspetta» lo fermo bruscamente «Tutto quello che stai dicendo non ha il minimo senso»
«Christal, i tuoi compagni entreranno in una simulazione controllata a distanza...»
«Perché?»
«Non te lo dico il perché» risponde alzando un po' la voce, poi torna quasi a sussurrare: «Ti nasconderai tra i Pacifici perché loro sono gli unici che rimarranno neutrali il più a lungo possibile»
«Neutrali? Cosa volete fare, scatenare una guerra?» mi blocco all'improvviso.
Il siero servirà per comandare gli Intrepidi a distanza, e una tecnologia del genere viene fornita solo dagli Eruditi.
«Stai aiutando gli Eruditi ad andare al governo!»
«Abbassa la voce»
«Proprio tu, che te ne sei andato da loro! Ci utilizzi per la vostra sete di potere!»
«Calmati, okay? Tu non verrai coinvolta, non voglio. Sarà meglio per te che farai tutto quello che ho detto»
«Se non mi unisco agli altri che succede?»
«Il siero non funziona sui Divergenti, quindi se non sei sotto simulazione ti uccidono sul posto»
Una parte di me rimane pietrificata dalla loro brutalità, un'altra pensa che almeno Eric non ha scoperto la mia divergenza.
«E tu sei d'accordo sull'uccidere i Divergenti?» ho paura di sapere la risposta.
«Sono un pericolo per la nostra stabilità sociale» risponde freddamente.
Dal suo sguardo duro capisco che è impossibile fargli cambiare idea o farsi dire qualcosa in più, devo giocare d'astuzia se voglio aiutare nel mio piccolo.
«Non pensi che avresti bisogno di una persona fidata tra gli iniziati? Qualcuno con la mente pensante mentre gli altri fanno i burattini» cerco di sembrare il più naturale possibile, quasi come se appoggiassi la sua idea.
«Ci avevo pensato, ma tu non rischierai in alcun modo»
«Se non posso farlo io, ti posso almeno consigliare una persona?»
«Che sarebbe?»
«Peter.»
Ci pensa un po' su, poi annuisce piano.
«Mi era arrivata voce che è stato lui a ferire Edward e ad aggredire Tris»
«Così dicono, comunque è secondo in classifica e non si fa nessun problema a eseguire qualsiasi tipo di ordine» voglio convincerlo che Peter è il tirapiedi perfetto e spietato che gli serve.
«Okay, domani inietterò anche a lui la soluzione di sali minerali ma devi spiegargli quello che ho detto a te, altrimenti lo scambieranno per un Divergente; mentre tu scapperai io avviserò gli altri capifazione che è dalla nostra parte e gli assegnerò un incarico. Ricordagli che sarà molto meglio per lui se non ci volta le spalle»
«Va bene»
«Non dire niente a nessuno, tranne che a Peter; conto su di te» mi poggia una mano sulla spalla.
Mi domando perché gli unici che sembrano volermi bene vogliono male al mondo intero, poi mi ricordo che dopotutto anch'io sono così.
Ovviamente questa storia della guerra tra fazioni non è minimamente paragonabile alla mia leggera antipatia verso le persone.
Apre la porta, mi fa un cenno d'intesa e mi spinge fuori.

Quando arrivo al dormitorio rimango immobile fuori dalla porta.
Non dire niente a nessuno sarebbe come essere sua complice, ma chi mi crederebbe, visto che non so neanche esattamente cosa hanno intenzione di fare?
La porta si apre e Molly e Drew escono assieme, mano nella mano. Lei sta ridendo rivelando i suoi orribili dentoni storti mentre lui la guarda come se non esistesse creatura più bella sulla faccia di questo pianeta.
Che scena raccapricciante.
«Cosa vuoi, contadinella?» Molly lascia immediatamente la mano di Drew e diventa di un brutto colore, tra il rosso e il violaceo.
«Stavo solo entrando nella camerata. Non avevo nessuna intenzione di interrompere il vostro momento... romantico»
«Ma... C-come ti permetti?» mi diverte vedere Molly sprofondare nell'imbarazzo, ma ho altro da fare.
«Vi lascio fare i piccioncini in tranquillità» mi infilo del dormitorio prima che possano replicare e mi dirigo verso la branda di Peter.
È steso sul letto che fissa il soffitto, mi piacerebbe sapere a cosa stia pensando.
Quando mi vede mi rivolge un enorme sorriso.
«Ti devo parlare, ma non qui. Andiamo in un posto più tranquillo»
Mi guarda con sguardo interrogativo, poi propone: «Tetto?»

Mi stringo nelle spalle per cercare di ripararmi dall'aria fredda. Ha smesso di piovere da un po' ma ci sono ancora delle pozzanghere sul tetto e le nuvole scure fanno sembrare tutto più buio.
«Cosa mi devi dire di così segreto?» una ventata gelida mi fa rabbrividire, Peter si avvicina e mi abbraccia. Questo gesto mi lascia piacevolmente sorpresa, fa molto più caldo tra le sue braccia. Mi appoggio al suo petto respirando il suo profumo.
Dovevo digli una cosa, era importante? Spero di no, non vorrei mai rovinare questo momento.
Chiudo gli occhi e sento il suo battito e il respiro regole. Esiste qualcos'altro in questo momento, a parte noi due?
No, non mi devo lasciare andare, mi devo assolutamente concentrare, era una cosa molto importante.
«Ti ho proposto per una missione suicida» le parole mi escono spontanee.
«Ah si?» lui non allenta l'abbraccio, così mi costringo a farlo io.
Faccio un passo indietro e gli racconto tutto quello che mi ha detto Eric. Mentre parlo mi accorgo di quanto sia una cosa insensata e ridicola.
«Lui ha bisogno di un iniziato crudele, io ho bisogno di aiuto, così mi sei venuto in mente te...»
Mi fissa senza dire nulla, poi mi rivolge un sorriso.
«Hai bisogno di aiuto e ti sono venuto in mente io?» mi chiedo che cos'abbia da essere felice.
«Forse non capisci la gravità della situazione...»
«L'ho capita, ma mi fa piacere che tu abbia pensato a me»
«Quindi sei disposto a rischiare la vita per aiutarmi in un qualcosa che non so nemmeno io bene cosa sia?»
«Certo, hai un piano?»
«Non proprio, pensavo di improvvisare...»
«Ci faremo venire in mente qualcosa»
Mi passo una mano tra i capelli e lo guardo stranita.
«Non sei minimamente scettico su questa storia folle?»
«Senti, io non ho idea di cosa hanno intenzione di fare, ma se Eric ti ha detto di scappare ci metto la mano sul fuoco che tu non lo farai; non voglio che rimani da sola in mezzo a una massa di... zombie. Quindi, qualunque cosa sia, la faremo insieme» mi poggia una mano sulla guancia e mi accarezza; sento la faccia andare in fiamme per un interminabile istante.
Mi aspettavo che fosse almeno un po' arrabbiato dal fatto che l'ho coinvolto senza dirgli niente, invece sembra che non gli importi.
«Come hai fatto ha convincere Eric che sono la persona di cui ha bisogno» mi passa il braccio dietro la schiena e mi stringe a sé.
«Peter, hai tolto un occhio ad una persona con un coltello da burro; non ho avuto bisogno di convincerlo»
«Giusto.» dice piano.
Non ho idea di cosa mi attenderà, ma almeno so che non sarò sola.
Mi appoggio a lui e spero che domani non arrivi mai.

DIVERGENTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora