14. The soul of a flower

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Ci teletrasportammo tutti e quattro al tenebroso castello di Azrael.

La scura notte e le sue lucenti stelle presero il posto di Sole sopra le nostre teste. Il fruscio del vento accarezzava delicatamente i rami degli alberi spogli che circondavano il palazzo e il bubolare dei gufi rendeva l'atmosfera più rilassante ai miei occhi.

Entrammo all'interno del castello e il solito silenzio ci accolse, così come il calore rinchiuso tra quelle larghe pareti.

«Perché ogni volta c'è questo silenzio? Non ci sono i domestici?» chiesi curiosa osservandomi intorno alla ricerca di qualche altra persona oltre a noi.

«Azrael non permette a nessuno di risiedere con lui in questo castello» rispose Mike sussurrando mentre il diretto interessato era molto più avanti di noi.

«Neanche a voi due?»

«No. Noi però, a differenza degli altri, abbiamo il permesso di entrare.»

Annuì leggermente con la testa mentre seguivo l'angelo che aveva svoltato per un corridoio che non avevo mai scorto prima d'ora. Effettivamente, l'unica cosa che avevo visto di quel palazzo, erano l'entrata e il suo studio.

Appena giungemmo davanti a un muro, Azrael si fermò improvvisamente.

«È un vicolo cieco» disse Mike per poi vedere l'uomo voltarsi e avvicinarsi sempre di più a me.

«Spero non ti dispiaccia, mia regina» affermò a un soffio dal mio viso con un sorriso beffardo. Non avevo mai visto i suoi occhi così tanto da vicino. E per quanto io fossi rimasta colpita dal primo istante in cui i nostri occhi si erano incontrati, non avrei mai smesso di cercare nuove sfumature di nero in quei pozzi bui.

Prima che io potessi spostarmi o anche solo emettere un singolo suono, il suo viso venne sostituito dal buio totale.

«Cosa sta succedendo?» chiesi mentre con la magia provavo a farmi ritornare la vista.

Sentii Azrael muoversi e allontanarsi sempre di più da me.

«È un luogo segreto e solo io devo sapere come accedervi. Nulla di personale, mia regina.»

Rimasi ferma dov'ero aspettando che aprisse quel fatidico luogo segreto di cui stava parlando. L'unica cosa che riuscii a sentire fu come un suono di mattoni che si stavano spostando.

All'improvviso sentii una mano afferrare delicatamente la mia e condurmi un po' di passi più avanti.

Avevo riconosciuto quel tocco, ovviamente.

Solamente lui aveva il coraggio di toccarmi, e solamente a lui permettevo di farlo senza tagliargli una mano. Se volevo farmi aiutare, dovevo stare buona e cercare di controllarmi. Nessuno mai avrebbe accettato di aiutarmi nel realizzare quel folle, macabro e malato piano che avevo in mente.

Ma lui l'aveva fatto.

Aveva accettato.

E non riuscivo ancora a concepire che mi stesse davvero aiutando. Lui non sapeva, non poteva capire che in quel momento, oltre a mio padre, mi stava aiutando a riportare da me la felicità che mi era stata sottratta così inaspettatamente.

Improvvisamente la vista mi tornò.

Davanti a me vedi una vera e propria stanza per le pozioni. Mensole erano attaccate alle nere pareti e sorreggevano svariate fialette contenenti liquidi di vario colore ma anche vari ingredienti.

Un ingrediente in particolare mi attirò. Camminai velocemente verso la mensola alla mia sinistra a osservai da vicino quel fiore per assicurarmi che fosse davvero lui.

Life Goes OnTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon