20. Happiness

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Il timido sole mi accarezzò delicatamente la gote e le palpebre facendomi svegliare.

Appena aperti gli occhi eterocromi, i ricordi della serata precedente mi travolsero in pieno come un'onda inaspettata. Le mie guance si tinsero di un leggero strato roseo e il mio cuore prese a battere un po' più velocemente al ricordo del ballo con Azrael.

Era stato magico.

Dopo tanto tempo avevo ballato e sperato.

Perché sì, Azrael mi aveva dato una speranza.

Magari, non era poi così tanto impossibile ritornare a essere felici.

Scostai le pesanti coperte sopra di me e, dopo essermi diretta verso il bagno e aver fatto una lunga doccia calda, mi vestii.

L'anello di fidanzamento risultava pesante, sia sul mio dito, sia sul mio cuore. La mia anima lo percepiva, sapeva che non era la cosa giusta, che Nicholas non era quello giusto.

Chiusi gli occhi sospirando pesantemente e cercando di abituarmi a quel peso che sarebbe stato una costante nella mia vita da quel momento in avanti.

Posai la corona sul mio capo e poi uscii dalla mia stanza.

«Vostra altezza! Stavo giusto venendo a chiamarvi» disse Nathan sulle scale diretto verso di me.

«Nathan, qualche problema?»

«Lui è qui e chiede di voi.»

L'avevo intuito.

Il tempo che mi aveva dettato l'altro giorno, che mi vietava l'utilizzo della magia, era scaduto.

Quello significava che era giunto il momento per sbloccare il sigillo e c'era solo una persona che mi poteva addestrare nel farlo.

«Starò via per un po'. Tu, intanto, controlla la situazione delle miniere e tieni d'occhio il principe Nicholas.»

«Con tutto il dovuto rispetto vostra altezza, ma mi state chiedendo di fargli da baby-sitter?» domandò il biondo con fare quasi scocciato.

«Vedila come vuoi, Nathan, ma è un favore che ti chiedo. Ieri sera gli ho raccomandato di non fare nulla che potesse risultare ambiguo, almeno non di fronte alle persone. Ma tu sai com'è fatto e sai anche che non mi ascolterà.»

«Ci penso io, vostra altezza.»

«Perfetto, grazie Nathan.»

Scendemmo le scale in assoluto silenzio e una volta arrivati davanti all'entrata, Nathan se ne andò lasciandomi da sola con la morte.

«Non pensavo saresti arrivato così presto. Fammi indovinare, ti stavi annoiando?» domandai sarcasticamente facendo riferimento all'altra sera.

«Hai indovinato. Fare ciò che faccio io per così tanto tempo può portare alla famigerata noia» disse sorridendo leggermente all'udire delle mie parole.

«Famigerata? E da quando la noia sarebbe famigerata?»

«Lo è sempre stata, mia regina. Moltissimi criminali nel corso dei secoli hanno ucciso per noia. Molti hanno fatto grandi scoperte e invenzioni grazie a essa. Altri hanno dato aria alla bocca per colpa di quella sensazione. La noia non è da sottovalutare, mia regina» rispose con un'alzata di spalle.

«Andiamo?» domandai per poi afferrargli la mano senza aspettare risposta alcuna e teletrasportarci davanti alla dimora di mia nonna.

Il sole splendeva alto in cielo costringendo la brina depositata sulle piante a sciogliersi. Il vento non temeva il sole e ululava tutto a d'un fiato.

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