16. I defeated the queen bee

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Ero ormai ritornata al castello dopo aver finito di fare colazione e di aver ringraziato Azrael.
La curiosità mi stava divorando.
Cercavo di dare una spiegazione ai suoi modi verso di me.
Perché aiutarmi?
Per noia? Per divertimento? Per inganno?
Forse non dovevo pensare male di qualcuno che stava cercando di aiutarmi, però era più forte di me.

Appena le innumerevoli guardie davanti al palazzo mi videro si inchinarono a me per poi aprirmi i portoni. Camminai a testa alta mentre la corona sopra il mio capo era illuminata dalla luce solare.

Appena entrai, il silenzio che vi era prima, venne sostituito dallo spigoloso rumore dei miei tacchi.

«Vostra altezza!» esclamò Nathan accorrendo in fretta per poi inchinarsi.

«Nathan» dissi con un leggero sorriso in volto che però il biondo non vide.

«State bene? Chris mi ha raccontato tutto» dichiarò per poi iniziare a seguirmi mentre salivo le scale.

«Chris?» domandai con un cipiglio in volto.

«È stato mandato qui da...beh, sapete chi» affermò dopo essersi interrotto.

«Ha preso un vostro ricambio e ha controllato come stesse Iria.»

Solo in quel momento mi ricordai di aver chiesto io stessa ad Azrael di farlo.

«Sto bene Nathan, non ti preoccupare.»

«Sono feli-» Alzai una mano e interruppi ciò che il biondo andava dicendo. Lui si zittì subito e io, ormai giunta davanti alla mia stanza, cercai di ascoltare.

Un risolino si fece sentire. Non era però un riso che esprimeva felicità, no.

Era quasi...perfido.

Appena aprii la porta, davanti a me comparve una donna, una domestica.

Indossava i miei abiti.

«V-Vostra a-altezza...» tentò di dire tremando mentre il suo sorriso si spense completamente.

«Fai i tuoi bagagli e lascia immediatamente questa corte. Non ti voglio più vedere.»

«Mia regina, vi prego...» supplicò mentre le sue ginocchia, così come le sue lacrime, cedettero.

«Ora. L'abito te lo puoi tenere.»

«Mia s-signora. M-Mi d-dispiace immensamente.»

«Nathan, scortala fuori.»

Il mio tono di voce e la mia espressione rimasero impassibili.

Mi sentivo tradita.

Ci tenevo alla servitù. Potevano fare quello che più gli aggradava. Vi era però un unico divieto.
Non potevano entrare nella mia stanza.
Solo Nathan e Iria potevano entrarci in mia assenza.

La domestica venne accompagnata fuori da Nathan e io, nel mentre, mi diressi nella cabina armadio. I vestiti erano spostati, così come anche i tacchi.

Se il regno non fosse stato quasi in crisi finanziaria a causa del ladro delle miniere, molto probabilmente avrei bruciato ogni singola cosa in quella cabina.

Invece, data la situazione, mi limitai a porre tutto quanto dove era precedentemente cercando di non pensare a ciò che era appena successo.

Successivamente scesi le scale e mi diressi verso la camera della mia dama da compagnia per vedere come stesse.

Appena giunta bussai leggermente sulla porta di legno e successivamente entrai.

«Vostra altezza!» esclamò la voce di una ragazza dietro la porta. Chiusi quell'ultima e vidi Iria inchinata davanti a me.

Life Goes OnWhere stories live. Discover now