31. Life

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La cena con Colette era trascorsa magnificamente.

Nathan, all'udire della decisione che avevo preso quel pomeriggio, non ci poteva credere.

Era così felice.

E anch'io lo ero.

Dopo cena ero andata a controllare le condizioni di Iria che purtroppo erano sempre le stesse.

Niente era cambiato.

Nessun miglioramento.

Avevo deciso che se avesse continuato a star male avrei chiesto aiuto ad Azrael.

Lui era l'unico che conoscevo che mi avrebbe potuto aiutare, anche se speravo di non averne bisogno.

Se avessi perso un'altra persona a me cara non sarei riuscita a controllarmi.

Ero stanca di tutto ciò che mi stava accadendo.

Volevo solamente riposare, prendermi una pausa. Pensare a me stessa per una volta e ricercare quella felicità che tanto bramavo.

Mi trovavo sul balcone della mia stanza intenta ad ammirare il cielo nuvoloso.

La notte, la nuit.

Portatrice di silenzio, di cieli stellati, di tenebre e di ricordi.

Desideravo vedere la luna e le stelle, ma le immense nuvole coprivano il tutto.

Le uniche cose che riuscivo a vedere erano le luci delle abitazioni lontane.

Il palazzo reale, infatti, era collocato su un'alta e imponente collina che si ergeva vicino alla capitale.

Considerando che la mia stanza si trovava nella torre più alta, in quel momento mi trovavo sul punto più elevato.

Il vento mi scompigliava i capelli corvini e si infrangeva sul mio viso arrossendomi le pallide guance.

L'unica fonte di calore era la mia magia.

Guardai in basso vedendo solo una distesa di oscurità causata dall'ormai inoltrata notte.

L'unica cosa che in quel momento desideravo era che il mio cuore fosse liberato da quella montagna che gli si ergeva al di sopra.

Solo in quel momento di completa solitudine capii quanto fosse per me essenziale la presenza dell'angelo.

Quando suonavo con lui o quando danzavamo insieme cullati dalle luci lunari che filtravano attraverso gli alberi, percepivo un senso di beatitudine.

Quella sensazione mi mancava.

Ma non c'era bisogno di fare tutto ciò. Mi bastava anche solo abbracciarlo. Nascondermi nel suo petto e bearmi di quel profumo di muschio bianco che emanava.

E in quel preciso momento percepii una presenza dietro di me.

Il mio cuore e la mia anima speravano si trattasse dell'angelo.

Ma nell'esatto momento in cui mi voltai constatai che così non era.

La luminosa figura di Hayat era comparsa davanti a me.

I lunghi capelli bianchi si confondevano con il luminoso vestito. Gli occhi azzurri brillavano di luce propria e mi scrutavano attentamente.

«Hayat...»

«Edith...» affermò per poi camminare e appoggiarsi al cornicione del balcone accanto a me.

«A cosa devo la tua visita?» domandai mentre in cuor mio speravo che fosse per un'unica ragione.

Life Goes OnWhere stories live. Discover now