34. Wedding

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Edith's POV

Erano ormai passati svariati giorni dalla discussione che avevo intrattenuto con Azrael e ormai il giorno del matrimonio era arrivato.

Tutto quanto era decorato alla perfezione e gli inviti erano stati mandati.

Carol, suo marito Robert e le loro figlie erano giunti a palazzo la mattina presto.

Le sorelle di Nicholas, eccetto Victoria, erano così tanto rumorose che mi innervosivano ancor di più di quanto non lo fossi già.

Iria correva da una parte all'altra cercando di scovare qualsiasi cosa o persona fuori posto. Da quando aveva riavuto i ricordi della sua vita precedente era emozionata. Ero anche certa che il suo umore dipendesse anche da Chris. I due avevano capito di amarsi profondamente e si erano messi insieme.

Ero felicissima per loro, se lo meritavano, Iria se lo meritava.
Finalmente era felice e quella fu la ragione che mi fece accettare la situazione.

La parte difficile fu sicuramente quella di spiegare tutto quanto a Nathan.

Come tutti noi non riusciva a crederci, ma poco a poco aveva metabolizzato il fatto, così come avevo fatto io.

E se ci pensavo, a quella situazione, mi si stringeva il cuore.

Mi sentivo ferita, stupida e anche umiliata dalle parole che mi aveva rivolto l'angelo.

Pensavo davvero che ci potesse essere qualcosa tra noi due.

Lo credevo con tutta me stessa e per una volta nella vita avevo deciso di seguire il mio cuore, non la mia testa. Avevo zittito tutti i pensieri negativi e dopo aver intrattenuto una lunga conversazione con Cuore, capii quello che dovevo fare.

Menomale che però il destino aveva giocato le sue carte. Menomale che Destino mi aveva rivelato la verità.

Ma la verità non alterava i miei sentimenti per lui e quella faccenda mi faceva imbestialire.

Avrei voluto andare a cavallo e sentire il vento tra i capelli, sentirmi libera.

Avrei voluto tirare con l'arco per stabilizzare i miei respiri.

Avrei voluto piangere le mie intere lacrime sulla spalla del mio migliore amico.

Avrei voluto urlare in faccia all'angelo la verità su ciò che provavo per lui e su quanto mi avesse ferita.

Ma forse, ero io il vero problema. Forse, non meritavo l'amore, o almeno, non quel tipo di amore.

Percepivo quanto mi volessero bene Nathan e Iria e, in quel momento, mentre le domestiche mi stavano vestendo con l'abito da sposa, non potei far a meno di pensare a mio padre.

Un padre che era morto.

Un padre che non avrei più rivisto.

Un padre che non avrebbe potuto accompagnarmi lungo la navata.

Alzai lo sguardo sullo specchio posto davanti a me osservando attentamente quel vestito bianco e non potei far altro che pensare alla perfetta scelta di Iria.

Il vestito, dalla vita in su, consisteva in un tessuto in pizzo che finiva a metà collo e ai polsi. La parte sottostante, invece, consisteva in un tessuto di seta bianco che creava una lunga coda quasi indomabile. Quell'abito brillava di luce propria. Quell'abito era perfetto. Peccato che lo sposo non lo fosse.

Una volta che le domestiche chiusero la cerniera del vestito, mi guardai interamente allo specchio che avevo di fronte.

I capelli che da tempo non tagliavo mi accarezzavano metà schiena con delle onde corvine e gli occhi erano evidenziati da un trucco bronzato e dalle lunghe ciglia. Le labbra erano colorate di un freddo rosa cipria, così come anche le mie guance solitamente pallide.

Life Goes OnWhere stories live. Discover now