10. Khvicha

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«Che ci fai qui?» non mi accoglie nel migliore dei modi, anzi, al contrario. Ha incrociato le braccia sotto al seno e mi fissa con aria seria.
«Volevo vederti» dico e lei distoglie lo sguardo dai miei occhi e sospira. Sembra sciogliersi e dopo qualche attimo di tentennamento mi indica l'interno di casa sua.
«Vuoi entrare?» mi chiede e io scuoto subito la testa.
«No, meglio di no. Voglio solo parlare...»
«Fuori la porta?»
«No, ma se entro non so cosa può succedere e non voglio. Sì, sono debole e tutte le altre cose che mi hai detto. Se ti vesti andiamo a fare due passi» i miei occhi vagano sul suo corpo avvolto in un pigiama di pile e poi tornano nei suoi.
«Aspetta un attimo» sparisce in casa e torna dopo un paio di minuti chiusa in un cappotto e con gli anfibi ai piedi. 
Scendiamo insieme e ci incamminiamo a piedi verso Posillipo. Dopo un minuto stiamo già camminando con il rumore delle onde che accompagna i nostri passi.
«Allora? Cosa devi dirmi?» parla senza guardarmi e si tiene le mani strette nelle tasche.
«Ludo, noi non ci stiamo comportando bene, non so se ti è chiaro...» appena lo dico i suoi occhi si incendiano, un fuoco improvviso la prende e sembra innervosirsi.
«Tu credi che io sia stupida o che non voglia bene ad Amir? L'ultima cosa che voglio è che lui stia male e credimi, i sensi di colpa li ho e come.»
«E allora come fai ad essere così tranquilla? Spiegamelo perché io non ci riesco» allargo le braccia e lei si ferma fissandomi.
«Io non sono tranquilla, non lo sono per niente e infatti stasera non sono venuta da Amir per non vederti perché Khvicha, spoiler:  io non sono per niente tranquilla» chiarisce per poi passarsi una mano tra i capelli lunghi e scompigliati dal vento. 
È bellissima e quando è arrabbiata lo è ancora di più. Mi perdo a fissarla e per qualche attimo perdo anche il filo del discorso. A cosa mi sto riducendo, Dio mio. 
«Solo che, a differenza tua, io non faccio le cose per poi pentirmene. Se ti ho baciato, se ti ho toccato...» mi sfida con lo sguardo parlando di quella sera a casa mia e un brivido di eccitazione mi prende la spina dorsale. «È perché lo volevo e lo voglio anche adesso. Non faccio le cose e poi mi tiro indietro come fai tu» mi accusa e come sempre non ha torto.
«Anche io le volevo fare quelle cose, le voglio fare ma so che sono sbagliate e nei giorni successivi mi vengono i rimorsi di coscienza. Sono così sbagliato?»
«Io non so cosa è giusto o sbagliato e non sono qui per fare il giudice di ciò che senti, ma non puoi mandare al manicomio me. Mi vuoi, mi baci, poi dici di non volermi più, io ti sto alla larga, me ne sto andando e tu mi fermi, mi stuzzichi e quando ti bacio non ti tiri indietro. Quando ti tocco non ti tiri indietro, anzi, partecipi anche in modo molto presente e poi di nuovo sparisci. Devi prendere una decisione ed essere coerente. Io ti voglio, mi dispiace ci sto malissimo per Amir ma quando sto con te non riesco a contenermi, ti voglio. Tu cosa vuoi fare?»
È chiarissima nella sua spiegazione e la sua sicurezza mi fa rabbrividire.
«Con lui ci stai? Com'è?» non so perché gliel'ho chiesto ma mi è uscito senza che me ne accorgessi.
«È... bravo» guarda verso il mare e parla.
«Non intendo quello, so che è bravo, è un'atleta, ha fisico e resistenza. Intendo dire cosa provi?»
«Prima sentivo di più, ora di meno. Ora immagino di farlo solo con te» mi dice e giuro che la prenderei e la bacerei proprio qui, sotto il cielo nuvoloso e le onde che si infrangono contro gli scogli. Ma non va bene, non può pensare queste cose e addirittura dirmele.  E non va nemmeno bene che io pensi la stessa cosa, dobbiamo davvero smetterla una volta per tutte.
«Non va bene, dobbiamo finirla.»
«Tu vuoi questo?»
«Non c'entra cosa voglio, c'entra cosa va fatto e io e te la dobbiamo finire. Io la penso così.»
«E va bene, ma stavolta è per davvero o domani mi baci?» 
La sua sfacciataggine mi innervosisce ma nello stesso tempo me la fa piacere sempre di più.
«Se tu mi stai lontano io riesco a resistere. Me lo giuri?»
Scuote la testa e fa un mezzo sorriso.
«Hai la faccia come il culo. Io te lo giuro ma tu stammi davvero lontano e per sempre. Me ne torno a casa.» 
Cerco di dire qualcosa ma ha già voltato le spalle e sta camminando verso casa sua. Io la seguo e la accompagno fuori il suo parco per poi salutarla.
«Ci vediamo allora» le dico. Non voglio che mi odi, voglio solo stare tranquillo.
«Il meno possibile, spero. Ciao» per la seconda volta stasera mi volta le spalle e se ne va sparendo nella scala B del condominio.

Non appena entro in auto mi sento più leggero, è come se mi fossi tolto un peso dalle spalle che non mi faceva più stare bene. Torno a casa e Giorgi non è più in salone, sarà nella sua camera a dormire. Mi spoglio, mi metto comodo e mi infilo a letto ma per tutta la notte dormo poco e male. La mattina dopo faccio colazione con Giorgi che mi chiede di ieri ma io faccio il vago e non gli faccio capire niente. Abbiamo la mattinata libera e ce ne andiamo a fare un giro sul lungomare. È da poco iniziato aprile ma fa ancora abbastanza freddo a Napoli, quindi siamo ben incappottati. 
«Che hai fatto, poi? Hai contattato qualcuno su quell'app?» chiedo al mio connazionale che prende il cellulare dalla tasca e sbuffa.
«In realtà no, stamattina però mi sono ritrovato diverse richieste e messaggi. Faccio gola a parecchi napoletani» dice per poi ridere.
«Sei un bel ragazzo, dai. E poi sbaglio o non ti sono mai mancati gli uomini?»
È davvero un bel ragazzo, capelli mossi e scuri, occhi neri, barba folta e fisico prestante e non si è mai lamentato della sua vita sentimentale.
«No, non mi sono mai mancati. Ma ora vorrei qualcosa di più. Vorrei conoscere qualcuno che mi faccia innamorare» mi guarda e per la prima volta nei suoi occhi vedo la tristezza. Mi dispiace vederlo così, è un ragazzo che si merita davvero tutto il bene del mondo.
«Lo conoscerai.»
«Lo spero. Nel frattempo, stavo pensando, posso rimanere qui con te per più tempo? Pensavo fino a giugno che ti finisce la stagione» mi chiede e non potrei essere più felice di così.
«Certo che sì! Mi fa piacere» lo abbraccio e proseguiamo la nostra passeggiata.
«Perfetto, grazie. E invece tu qua con le ragazze come stai messo?»
«Ancora con questa cosa? Ma tu e Amir siete coalizzati contro di me?»
«Ma dai, dimmi e basta. Esci qualche volta di sera o no?»
«Diciamo che da quando Amir si è fidanzato esco di meno perché prima uscivo con lui, ora esco poco.»
«Stasera usciamo? Voglio vedere qualche locale qui.»
«Locali gay?»
«No. Vengo con te nei locali che frequentate voi» mi dice e il mio primo pensiero è di scrivere ad Amir. «Posso chiedere anche ad Amir? Lui è, o almeno era, il re dei locali di Napoli...»
«Certo, a me lui sta simpatico. E se porta anche la ragazza?»
Ha ragione, non posso farlo succedere.
«Gli dico che è una cosa tra soli uomini, niente Ludovica. Che dici?»
«Vai diglielo.» 
Mi dà l'ok e scrivo subito ad Amir che mi dà conferma in un batter d'occhio. Ludovica ha la notte e non c'è, meglio così. Dopo questa novità la giornata sembra volare e in un attimo si fanno le dieci. Amir passa a prenderci e andiamo nel nostro locale preferito.
Una volta arrivati lì mi metto in testa di corteggiare qualcuna perché voglio davvero andare avanti e smettere di pensare a Ludo. E ci riesco, giuro. Punto una brunetta tutta forme e bocca col filler e me la lavoro per bene. Non che abbia avuto bisogno di chissà quale sforzo, tanto che dopo nemmeno un'ora ed un paio di balli siamo già nel salottino privato, con la sua bocca super pompata tra le mie gambe.
«Ti piace?» mi chiede ogni due secondi e la sua voce mi dà così fastidio che spingo sempre più forte per zittirla tanto che iniziano ad uscirle le lacrime dagli occhi. Mi sposto di un passo all'indietro e mentre lei riprende aria la faccio mettere a quattro zampe sul divanetto e mi metto il preservativo. Le entro dentro in modo brusco, senza pensare minimamente a cosa lei potesse sentire. Dall'urlo che dà non mi pare le dispiaccia e mi accascio su di lei per prenderle i capelli che le si sono appiccicati sulla schiena per tirarglieli e scoparla meglio. Cerco di sforzarmi più che posso per finire il prima possibile ma non mi riesce. Sono eccitato, mi piace ciò che sto facendo ma con la testa sono altrove. Lei alza ancora la voce, mi chiede di non fermarmi e non lo faccio. Cerco di andare più veloce, più forte che posso e alla fine ci riesco. Vengo e mi rialzo subito il pantalone per andarmene il più velocemente possibile.
«Mi dai il bis?» dice guardandomi con un'espressione che mi disgusta. Ma come ho fatto a scoparla? Sto davvero a pezzi perché io in un momento normale della mia vita una così non l'avrei scopata nemmeno col cazzo di un altro. Non le rispondo nemmeno, giro le spalle e me ne torno dai miei amici che sono stati per tutto il tempo a chiacchierare sui divanetti.
«Oooh eccolo il nostro Rocco Siffredi!» Amir mi prende subito in giro e io rido abbassando la testa quando allunga una mano per scompigliarmi i capelli.
«Ci voleva, non ce la facevo più...»
«E dimmi, di cosa avete parlato di là? In cosa è laureata quella ragazza?» Giorgi me lo chiede in modo serio e per un attimo ci credo davvero, poi scoppia a ridere e mi tira un cazzotto giocoso sulla spalla.
«Sei fortunato che sono uno che rispetta le donne altrimenti ti avrei potuto rispondere in modo molto volgare» gli dico e Amir se la ride. 

Continuiamo la serata tra chiacchiere e drink e alle tre passate ce ne torniamo a casa. Mi faccio subito una doccia perché per quanto davvero ne avessi bisogno, quello che ho fatto con quella ragazza mi fa al quanto schifo. Mi sento addosso la puzza della sigaretta elettronica che fumava prima di appartarci e i segni del suo rossetto sono ovunque sul mio corpo. Quando sono pulito e profumato mi metto a letto cercando di dormire e finalmente, dopo diverse notti turbolente, ci riesco.


Sai mantenere un segreto? | Khvicha KvaratskheliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora