24. Khvicha

288 22 8
                                    

Stare in ritiro è sempre abbastanza dura perché stai lontano da tutti i tuoi affetti e i carichi di lavoro sono pesanti, quindi soprattutto all'inizio anche fisicamente è provante. Quest'anno, però, so che mi farà bene. Devo ritrovare me stesso e qui posso farlo.
Sono sdraiato su un lettino in giardino con le montagne che mi circondano e l'aria fresca che mi sfiora il viso. I ragazzi giocano a biliardino o a freccette mentre io non faccio altro che rilassarmi.
Con Ludo mi sento tramite messaggi più che altro perché sono in camera con Amir e non posso chiamarla o videochiamarla. A volte la vedo perché Amir la videochiama e io la saluto velocemente fingendo disinteresse. A dirla tutta, questo ritiro mi sta servendo per disintossicarmi perché se non lo facessi so che mi farei davvero troppo male. Io e Ludovica non ne abbiamo più parlato, ma settembre si avvicina sempre di più e tra lei ed Amir è sempre tutto uguale. Devo abituarmi all'idea che lei non sarà mai davvero mia. Poi se sarà vero che lo lascia per stare con me ne sarò felice ma nel frattempo non devo illudermi.
«Appena torniamo a Napoli dobbiamo prendere un aliscafo ed andarcene a Capri. Io, tu, Ludo e Giorgi» dice Amir quando siamo vicini a goderci il sole tenue delle Dolomiti.
«Prenota già da ora allora e vedi che turni ha Ludo a lavoro» dico accorgendomi di aver esagerato solo dopo aver finito di parlare ma lui sembra non importarsene. Annuisce e le manda un messaggio.
«Sai che questo weekend viene a trovarmi?»
Il succo d'ananas che sto sorseggiando per poco non mi si strozza in gola e tossisco per riprendermi.
«Ah sì? Che bello...» sorrido fingendomi contento per lui quando invece averla qui per lui e non per me è solo un problema.
«Sì, è riuscita a liberarsi e le ho comprato il biglietto del treno. Vuoi vedere se vuole salire anche Giorgi?» mi chiede e io scuoto la testa.
«No, preferisco di no. Voglio stare tranquillo e concentrarmi» spiego e lui alza le spalle tornando ad infilarsi gli occhiali da sole e sdraiarsi.

I giorni passano e lei arriva. Mi sorride non appena mi vede per poi darmi i soliti due baci sulle guance. Poi lei ed Amir spariscono dicendo di andare a fare una passeggiata e tornando dopo un paio di ore. Quando tornano non riesco a guardarla negli occhi perché immagino ciò che hanno fatto in quelle ore e mi si rivolta lo stomaco al solo pensiero. So che lo fanno e so che lo fanno da molto prima che la conoscessi io ma a volte anche solo pensarci per un attimo mi fa così male che mi si spezza il respiro. Se solo immagino le sue mani su di lei, le loro labbra attaccate e lei che gode mi sento male.

"Amir è con Elif, vieni un attimo al fiume" mi arriva un suo messaggio e subito mi guardo intorno per capire se è sicuro raggiungerla e visto che Amir ed Elif sono al biliardino, mi incammino verso il ruscello che è a un paio di centinaia di metri dal nostro hotel. Lo raggiungo e la vedo che è seduta sulla riva con i piedi nell'acqua. Mi siedo vicino a lei e sospiro senza dire nulla.

«È dura eh?»
«Mhmh» non parlo, non ho voglia di affrontare quest'argomento ora.
«Mi sei mancato tantissimo in questi giorni. Vorrei tanto starmene con te senza dover dare conto a nessuno...»
«Sì, lo vorrei anche io ma non è possibile» rispondo restando freddo.
«Quando fai il distaccato mi fai innervosire. Secondo te non ci sto male anche io in questa situazione? O pensi che mi faccia piacere?»
«Non penso che ti diverta ma onestamente ora non mi va di litigare per questo. Sono qui per allenarmi e per stare tranquillo, non ho bisogno di drammi ora» sbuffo e mi alzo guardandola dall'alto mentre lei se ne sta ancora seduta con i piedi nell'acqua gelida.
«Io non voglio litigare, sei tu che mi respingi e mi fai innervosire.»
«Va bene, come vuoi. Forse non parlo ancora bene l'italiano e non mi capisci: ho detto che non voglio litigare, ok? Torno dagli altri, ciao.»
«Sei un bambino, come sempre. Ciao.»

Io sarei il bambino, io. Mi ha fatto innervosire anche se non volevo e se gliel'avevo chiesto espressamente. Quella donna è incredibile.
Torno dai ragazzi e mi metto sui divanetti col capitano e Minjae che ultimamente sono la mia compagnia preferita. Col primo riesco a stare tranquillo e sicuro, col secondo mi scompiscio dalle risate. Ed è proprio per una sua stupidissima battuta sulle infradito di Leo che sto ridendo quando Ludovica torna e i nostri sguardi si incrociano e il sorriso mi muore sulle labbra per un attimo. Poi smetto di guardarla e torno al mio compagno coreano. Lei va a sedersi accanto ad Amir e inizia a smanettare col cellulare. Io la ignoro e torno a ridere e scherzare con i ragazzi della squadra.
A cena lei ed Amir non sono in hotel e me ne sto tranquillo. Non voglio più ossessionarmi con lei e con ciò che fa con Amir, sono stanco. Il kosovaro torna in camera quasi alle undici e si mette a letto. Non mi racconta nulla della serata e a me va benissimo così. Ci salutiamo e dormiamo.
La mattina dopo scendo a fare colazione presto e lei è lì, sembra che mi stia aspettando. Le passo accanto andando verso il tavolo con i pancake e le dico un semplice 'buongiorno'.
«Possiamo parlare un attimo da soli?» mi chiede affiancandomi con il suo piatto tra le mani.
«Non mi sembra il momento.»
«Khvicha, per favore.»
Mi guarda con quegli occhi per cui ucciderei e annuisco, come faccio a dirle di no?
«Tra dieci minuti giù al fiume, oltrepassa la staccionata e aspettami lì» sussurro e lei dopo aver fatto di sì con la testa va a sedersi per mangiare e poi si alza ed esce fuori. Finisco anche io di mangiare e mi alzo andando dove le ho detto e quando ci arrivo la trovo già lì.
«Sono stanca di combattere, per favore, almeno con te non voglio farlo» ha la voce roca e bassa e i suoi occhi sono lucidi. Annuisco e mi avvicino sempre di più. Quando mancano pochi passi a dividerci li fa lei e mi abbraccia. Mi abbraccia forte e poi si appoggia con la testa sulla mia spalla. Sento il suo profumo e mi calmo. Lei è come la mia camomilla, quando la abbraccio tutto il rumore che fa il mondo intorno a me sparisce e non sento più nulla.
La stringo forte anche io e dimentico il motivo per cui ero freddo e distaccato con lei. L'abbraccio si allenta solo quando la voglia di baciarci è ormai irrefrenabile. Ci baciamo e lo facciamo in un modo così lento e profondo che mi inizia a battere il cuore in petto così forte da non sentirlo più.
«Non vedo l'ora che arrivi settembre» mi dice non appena si stacca dalle mie labbra e io torno a crederci. Tutto il lavoro fatto fino ad oggi per non illudermi e per abituarmi all'idea di non averla più nella mia vita va a puttane dopo una sua banalissima frase. Quanto sono ridicolo.
«Tu mi credi, vero?» spalanca gli occhi e mi fissa.
«Certo, anche io non vedo l'ora.»

Restiamo lì ancora per qualche minuto poi ci salutiamo perché è troppo pericoloso restare più tempo. Ci dividiamo e per tutto il giorno la mia testa è alle sue parole. Ci credo, giuro che le credo ma quelle parole ora mi riempiranno la testa per il prossimo mese ed era quello che volevo evitare.

Sai mantenere un segreto? | Khvicha KvaratskheliaWhere stories live. Discover now