28. Khvicha

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Mentre sono sull'aereo che mi sta portando a Milano riguardo la storia che Raffa ha postato ieri pomeriggio e mi dico che sto facendo la cosa giusta. Rivederla dopo mesi di silenzio mi ha frantumato il cuore in mille piccoli pezzettini che, stavolta, non sono riuscito a ricucire.
Ho bisogno di vederla, di guardarla negli occhi e dirle che anche io la amo e che l'ho sempre amata. Ho bisogno di stringerla a me, di sentire il suo profumo e di abbracciarla.
Ho visto in che ospedale lavora e oggi mi presenterò lì sperando che non sia il suo giorno libero.
Scendo dall'aereo e c'è già un autista privato che mi porta al San Raffaele. Mi posiziono nel parcheggio e aspetto. Dopo due ore mi sento le gambe in cancrena e scendo dall'auto per fare due passi. È in quel momento che un ragazzo mi avvicina con un sorriso enorme.
Mi avrà riconosciuto e devo essere gentile. Non sono assolutamente nel mood giusto ma i tifosi non c'entrano nulla e di sicuro non me la prenderò con uno di loro.
«Khvicha Kvaratskhelia!» urla e io sorrido annuendo per poi fargli segno di abbassare la voce. Non vorrei che mi vedessero troppe persone.
«Ciao amico, vuoi una foto?»
«Sì, grazie. Non ci credo che sei qui. Se lo sapesse la mia ragazza sverrebbe» se la ride mentre fingo di interessarmi a ciò che sta dicendo.
«È tifosa del Napoli?»
«Sisi, molto, più di me. Tra poco finisce il suo turno in ospedale magari quando esce sei ancora qui e potete fare una foto. Impazzisce per te, davvero» mi dice con gli occhi luccicanti e un sorriso smagliante.
«Se sono ancora qui, certo, senza problemi» sorrido anche io e poi lo saluto tornandomene in auto. Con tutto il bene che ho per i tifosi ma non mi va proprio di starmene a chiacchierare con uno sconosciuto, non ora.
Sbuffo mentre guardo la home del mio Instagram che non mi regala nulla di interessante e salto letteralmente quando qualcuno bussa al finestrino oscurato dell'auto.
«Signor Kvaratskhelia, è il ragazzo con cui parlava prima...» mi avvisa l'autista e io annuisco abbassando il finestrino.
«Kvara scusami, c'è la mia ragazza qui, voleva andarsene ma so quanto ci tiene a te e se puoi fare una foto con lei te ne sarei grato» dice e io annuisco per poi aprire la portiera dell'auto. Appena apro vedo la ragazza che era alle sue spalle nascosta e per poco non mi si ferma il cuore: è Ludovica.
«Guarda tutte le partite del Napoli e quando segni o fai assist, ma anche quando semplicemente tocchi palla, impazzisce. Ti ama» dice il tipo e io annuisco senza spostare il mio sguardo da lei.
La guardo intensamente senza mai battere le palpebre, sono come incantato. Non ci posso credere che è lei e che è qui di fronte a me.
È lei a spezzare il silenzio allungando una mano verso di me e sorridendo.
«Ciao, piacere, Ludovica» dice e capisco che devo fingere di non conoscerla.
«Ciao Ludovica, facciamo la foto?»
«Sì, grazie» annuisce e mi si mette di fianco.
Il suo profumo, giuro che sto per piangere. È lei, finalmente l'ho ritrovata e non mi sembra reale.
«Grazie mille, davvero, sei gentilissimo» sorride ancora e si allontana da me. Mi ringrazia anche quello che è il suo nuovo ragazzo e poi se ne vanno.
La guardo andare via e mi manca l'aria. Voglio fermarla ma non posso, se si è comportata così ci sarà un motivo. Me ne torno in hotel e provo a scriverle.

"Perché hai fatto finta di non conoscermi?" digito e invio. Lei mi risponde subito, come se stesse aspettando il mio messaggio.

"Lui non sa che ti conosco."

"Chi è lui" mi tremano le mani ma devo chiederglielo, voglio sentirlo dire da lei.

"Il ragazzo che frequento ora. Vivo da lui adesso e mi ha aiutata molto da quando sono arrivata qui."

"Lo ami Ludo?"

"Non si possono amare due persone contemporaneamente" e cosa vorrebbe significare questo, adesso?

"Ludovica per favore..."

"Tu perché sei qui?"

"Per te. Ho bisogno di parlarti, da soli."

"Dove sei?"

"L'hotel in galleria in Duomo."

"Arrivo."

"Ok."

Scrivo e poso il cellulare con l'ansia che inizia ad impossessarsi di tutto il mio corpo. Mi avvicino alla finestra e cerco di prendere aria e di fare dei respiri profondi. Sta venendo qua, è il momento della verità.
Vado su e giù per la mia camera d'hotel quando qualcuno mi chiama al telefono della stanza. Rispondo e mi avvisano che ho una visitatrice. Dico al concierge di lasciarla passare e la aspetto con la porta aperta. Sento in lontananza il suono dell'ascensore che mi avvisa che sta per arrivare da me e il nodo che ho in gola si fa più grande e quasi mi impedisce di respirare regolarmente. Po ila vedo: capelli sciolti, occhiali da vista grandi che non le avevo mai visto prima, t-shirt infilata in un pantalone nero e sneakers. Cammina verso di me e non appena incrocia il mio sguardo abbozza un sorriso. Sorriso che nasce di conseguenza anche sul mio viso e quando siamo abbastanza vicini mi getto su di lei tirandola a me e abbracciandola. Inalo profondamente il suo profumo che come sempre mi scompiglia i pensieri e dopo un tempo indecifrabile ci stacchiamo. Ci guardiamo negli occhi per qualche attimo e poi la faccio entrare in camera per poterle finalmente parlare.

«Come stai?» è la prima cosa che mi viene in mente di chiederle perché è la cosa che mi interessa di più. Voglio che lei stia bene.
«Milano è una bella città» alza le spalle «si vive bene» continua.
«Mi fa piacere che stai bene» dico, cadendo nel ridicolo. Non sono di certo venuto qui per parlare di come si vive a Milano...
«E tu come stai?» mi domanda ed è il momento di parlare. Non posso più aspettare.
«Ti potrei dire che sto bene ma sarebbe una bugia. Mi manchi tantissimo Ludo e rivederti mi ha dato conferma di ciò che provo per te» dico con la voce ridotta in un filo e gli occhi che cercano disperatamente di decifrare i suoi.
«E cosa provi, Khvicha?»
Me lo chiede senza giri di parole, diretta e schietta. Mi fissa negli occhi con un'espressione seria che fatico ad interpretare.
«Provo la stessa cosa che mi hai detto tu mesi fa prima di venire qua» dico omettendo quelle due paroline e lei fa un mezzo sorrisetto scuotendo la testa.
«Sei venuto fino a qua, mi hai fatto rompere col mio ragazzo e non mi dici neanche chiaramente cosa provi per me?» inclina leggermente la testa mentre io la guardo sorpreso. Ha lasciato quel tizio prima di venire qua? «Dai, Khvicha, puoi farcela. Cosa provi per me?»

Posso farcela, è vero. So cosa provo e lo provo da mesi e mesi. Dirlo non è facile per me, non l'ho mai detto a nessuno ma sono venuto qui per essere sincero e lo sarò.

«Io ti amo Ludo. Ti amo» dico con la bocca secca e le ginocchia che mi tremano. Lei non si smuove di una virgola, la sua espressione non dice nulla e inizio a sudare.
«E con Amir?»
«Gli ho parlato prima di venire qua, siamo liberi di fare come vogliamo. Se tu vuoi e se mi ami come mi hai detto l'ultima volta che ci siamo visti, possiamo stare insieme anche da ora» le faccio la mia proposta e stavolta la sua espressione cambia subito, illuminandosi con un sorriso radioso.
«Sì! Ti amo anche io Khvicha e voglio stare con te» dice e mi sento più leggero.
«Possiamo vederci ogni volta che abbiamo un giorno libero, vengo io qua o scendi tu, per me va bene tutto. Voglio solo stare con te» mi avvicino a lei e le prendo il viso tra le mani.
«Mhmh. Ora mi baci o devo aspettare tra altri trentatré anni quando il Napoli vincerà un altro scudetto?» mi fa ridere ma colgo il punto e mi calo su di lei lasciando che le nostre labbra si ricongiungano, finalmente.
Ci baciamo ed è la cosa che mi mancava più di tutte. Sentirla fondersi con me e mischiare i nostri sapori è la cosa più bella che ci sia.
«Non ci sarà bisogno che tu venga qui» dice all'improvviso staccandosi da me.
«Come no?»
«Vieni con me» mi prende per mano e mi porta fuori dalla camera trascinandomi nel corridoio.
«Ma dove stiamo andando...» non finisco la frase perché una volta girato l'angolo del corridoio, di fronte all'ascensore e di fianco al cameriere al piano, ci sono un mucchio di valigie, zaini e borse ammucchiati contro il muro. Le fisso per qualche istante e poi guardo lei che sta sorridendo come una bambina quando scarta il suo regalo di compleanno.
«Che significa?»
«Torno a Napoli e non per una settimana o in vacanza. Torno per restarci» dice e un attimo dopo è tra le mie braccia stretta in un abbraccio.

Questo era il finale migliore che potessi immaginare per il mio viaggio della speranza a Milano e riaverla nella mia vita il regalo più bello che io abbia mai ricevuto.

Fine.

***
Grazie a tutti come sempre, vi voglio bene❤️

Sai mantenere un segreto? | Khvicha KvaratskheliaWhere stories live. Discover now