22. Ludovica

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Siamo arrivati qui quasi una settimana fa e Amir non ha fatto altro che portarmi in giro a farmi conoscere ogni suo familiare. Avrà una trentina di zii e una cinquantina di nipoti e cugini. Sono tantissimi e io ovviamente non ricordo nemmeno un solo nome. Sua madre e suo padre sono gentilissimi con me e mi hanno accolta davvero bene. E qui sto fingendo molto più che a Napoli, Amir mi bacia in continuazione, dormiamo insieme tutte le sere e fingiamo di essere una coppia a tutti gli effetti. Per me non è facile, anzi, è dura ma vedo che per Amir è anche peggio e non posso abbandonarlo.
«Non vedo l'ora di andarmene a casa» dice lasciandosi cadere sul letto a due piazze che ci ha preparato sua madre. E lui per casa intende Napoli, questo per farvi capire quanto ci sta male a stare qua.
«Mancano pochi giorni» mi sdraio accanto a lui e passo le mie dita tra i suoi capelli ricci e lui si rilassa. 
«Lo so ma davvero sta iniziando a mancarmi l'aria. Stavo pensando ad una cosa...» ha come un guizzo di entusiasmo e mi guarda con gli occhi più vispi che gli ho visto da quando siamo qui.
«Mi fai paura quando dici così. A che stai pensando, Amir?»
«Giorgi e Khvicha hanno finito le loro vacanze in Turchia e domani tornano a Tbilisi. Li vogliamo raggiungere? Gli facciamo una sorpresa» mi guarda con quel sorriso speranzoso e io sbuffo.
Non è che non voglio andarci, desidero vedere Khvicha e stare con lui più di qualsiasi altra cosa al mondo ma so che se andassimo lì farebbe stare male Giorgi e onestamente non mi va.
«Avevi detto che dopo le vacanze avresti smesso di illuderlo.»
La sua espressione a queste mie parole cambia. Torna serio e i suoi occhi si spengono. Si irrigidisce e distoglie lo sguardo da me e guarda nel vuoto.
«Io non lo sto illudendo» dice e mi scappa una risatina. Lui mi fulmina con lo sguardo e continua. «Lo amo, Ludo. Non so se sai cosa significa amare. Io lo amo e non lo sto illudendo.» 
Lo guardo e per la prima volta forse, gli credo.
«Lo ami?»
«Sì.»
«Ok. Sono affari tuoi Amir, io non voglio che lui ci stia ancora male, solo questo. Poi per il resto sono cose tue. Vuoi andare a Tbilisi?»
«Sì.»
«Ma lui sa che io sono una copertura?»
«No, assolutamente no e non deve saperlo. La cosa non deve arrivare a Khvicha» si rabbuia ancora di più e sospira passandosi le mani sul viso e poi tra i capelli.
«Ma perché, Amir? Se non lo sa lui che è uno dei tuoi più cari amici, allora chi deve saperlo?»
«Non voglio che si sappia nello spogliatoio. Tu non sai quanto è omofobo il mondo del calcio, in generale.»
«Ma Khvicha no, Khvicha non lo è e te l'ha dimostrato con Giorgi!»
«Ho detto di no, lui non deve saperlo e basta. Sai mantenere un segreto o devo preoccuparmi?»
«Mi pare che lo sto tenendo bene il tuo segreto, o no? Per il resto fai come cazzo vuoi Amir, tanto non ti capirò mai» mi alzo dal letto e me ne vado uscendo dalla stanza e andandomi a fare un giro in giardino.
Non accetta mai consigli e vuole fare sempre di testa sua, mi manda fuori di testa.
Mi metto in un posto tranquillo e faccio partire la telefonata a Khvicha. Lui mi manca da morire.
«Pronto...»
«Khvicha, ehi, ciao.»
«Ludo... come stai? Come va la gamba?»
«Meglio, ho tolto il tutore e ora riesco anche a camminare da sola.»
«Mi fa piacere. Appena torniamo a Napoli facciamo due passi insieme così vedo i progressi» si ferma e si schiarisce la voce. «Tutto bene lì? Come va?»
È in imbarazzo e lo sono anche io. Ho una voglia matta di dirgli tutto, di dirgli che lui è l'unico per me e che lo è sempre stato ma non posso. Mi mordo la lingua, faccio un respiro profondo e mento. Mento, mento, mento.
«Bene, mi hanno accolta alla grande, sono brave persone.»
«Certo, vedendo come è venuto fuori Amir non avevo dubbi. Quindi quando ci rivediamo?»
Non gli dico della sorpresa che vuole fargli Amir e mento.
«Tra dieci giorni a Napoli?»
«Sì, più o meno sì. Mi manchi davvero tantissimo, mi manca baciarti, toccarti. Voglio fare l'amore con te. Da quant'è che non lo facciamo?»
Ad ogni parola che pronuncia il mio cuore perde un battito. Manca tantissimo anche a me e tutta questa situazione mi sta esasperando. Vorrei piangere e urlare, liberarmi di tutto e poi correre da lui e fare l'amore per tutta la vita. E invece non posso, non ancora almeno.
«Quasi un mese credo. Appena ci vediamo recuperiamo, promesso.»
«Ma tu puoi? Dico con la gamba in quello stato...»
«Ora è una scusa per non farlo» mi fermo e rido per poi continuare «ma se ci andiamo piano e non facciamo nulla di esagerato posso» concludo.
«Se ti fa male aspettiamo, non ci sono problemi, lo sai.»
«Appena ci vediamo poi vediamo come va. A te tutto bene le vacanze? Sei tornato in Georgia?»
«Torno domani, resto ancora qualche giorno con la mia famiglia e poi torno a Napoli.»
«Giorgi è con te?»
«Sì è a fare la doccia, siamo tornati da poco dal mare.»
«Sta bene lui? Gli è passata la cotta per quel tizio a Napoli?»
«Non so, lo vedo che manda sempre messaggi, sta sempre a telefono... secondo me si sentono ancora. Forse torna a che lui a Napoli con me, si vuole trasferire però vuole prendere una casa solo sua. Vuole essere libero di vivere la sua vita, dice.»
«Buono no? Così posso dormire da te qualche volta...»
Non appena lo dico lo sento sospirare e capisco che ci crede poco.
«Spero più di qualche volta. Ora vado che mi devo preparare per andare a cena, a dopo, scrivimi ok?»
«Sì, ok. Buon appetito. Buona serata» ci salutiamo e riaggancio. 
Me ne sto ancora un po' fuori poi ritorno da Amir. Chiariamo, come al solito mi chiede scusa anche se ormai non so nemmeno più per cosa. Sono stanca di litigare, vorrei solo tornarmene a casa.
«Facciamo una foto per Instagram?» mi propone e io accetto. Sia il mio Insta che il suo sono piene di nostre foto insieme. Foto di noi abbracciati, noi a spasso col suo cane, noi che ci baciamo al tramonto, noi con Napoli alle spalle, noi con la sua famiglia, noi allo stadio. Fa tutto parte del nostro accordo e io lo assecondo. Ora mi chiede di sdraiarci sul letto e guardarci negli occhi mentre lui scatta la foto dall'alto. La posta mettendo come didascalia un 'Ti amo' in kosovaro e tra i pochi commenti, visto che ha i commenti chiusi, ce n'è anche uno di Khvicha che mette un cuore blu. 
Mi piange il cuore quando lo vedo perché so che nel farlo ci è stato male ma purtroppo non posso farci nulla se non dannarmi l'anima come sto già facendo.

I giorni sembrano non passare mai ma poi, fortunatamente, decidiamo di andare davvero a Tbilisi e atterriamo lì senza dire nulla a Khvicha. Quando siamo lì Amir lo videochiama su Whatsapp e lui non crede ai suoi occhi. Si mette in auto e ci viene a prendere. Nel giro di mezz'ora siamo a casa sua. Conosco sua madre, suo padre e i suoi fratelli. Mangiamo tutti insieme e so che sua madre ha capito qualcosa perché mi guarda in un modo strano anche se non mi dice niente. C'è anche Giorgi con noi ed è meglio così perché Amir è distratto e io e Khvicha abbiamo qualche attimo per stare da soli quando con una scusa mi porta in camera sua. Si avventa sulle mie labbra tirandomi a sé dalla nuca mentre con l'altra mano mi cinge i fianchi. Respiro finalmente il suo respiro, inalo finalmente il suo profumo. Mi sembra di baciarlo per la prima volta, mi sembra di baciare qualcuno per davvero per la prima volta. Dopo giorni di baci finti e bugie, mi sembra di rinascere sulle sue labbra. E vorrei non dovermi staccare quando le sue mani si appoggiano sulle mie guance e mi stringono forte, vorrei non dovermi fermare quando la sua lingua prima sfiora poi si aggroviglia con la mia pochi attimi dopo. 
«Dobbiamo andare di là.»
«Ti prego ancora un attimo...» stavolta sono io a prendere il suo viso e a fiondarmi sulle sue labbra.
«Andiamo» mi lascia l'ultimo bacio e poi se ne va. Io lo seguo pochi attimi dopo e appena entro in sala da pranzo ho gli occhi di sua madre puntati addosso. Arrossisco a abbasso la testa in imbarazzo, se ne accorge anche Khvicha infatti le dice qualcosa in georgiano a bassa voce e lei annuisce. Sposto il mio sguardo su Amir che invece non si è accorto di nulla e che sta continuando a parlare con Giorgi e il fratello grande di Khvicha. Mi risiedo accanto a lui e proseguiamo la cena tranquillamente.
Nei giorni successivi arriva anche Nitsa che è spesso con noi. Ronza sempre intorno a Khvicha che la ignora come sempre. Cerchiamo in vari momenti di ritagliarci qualche momento per noi ma non è facile. Per nostra fortuna i giorni che dovevamo trascorrere qui terminano e ci imbarchiamo per Napoli tutti e quattro.
Non desidero altro che la mia casa e la mia vita. Non ne posso più di fingere e di essere qualcuna che non sono. Siamo ad inizio luglio e devono passare ancora due mesi. Due mesi e poi riavrò la mia libertà e la mia vita. Non aspetto che questo.


Sai mantenere un segreto? | Khvicha KvaratskheliaWhere stories live. Discover now