20. Khvicha

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La mattina dopo i miei occhi si aprono alle sei e mezza e non riesco più a prendere sonno. Guardo il cellulare e non ho alcuna risposta né da Ludo né da Amir. Se ieri sera ero preoccupato ora sono preoccupatissimo. Spero davvero che abbiano avuto un imprevisto e che abbiano i cellulari scarichi perché altrimenti non mi spiego la loro sparizione simultanea. Fortunatamente stamattina abbiamo gli allenamenti dove vedrò Amir e potrò sapere cosa è successo.
Resto a letto fino alle otto poi metto una tuta e vado a fare una corsetta vicino al mare. Torno a casa per le nove meno un quarto, mi preparo e vado agli allenamenti. Arrivo lì alle nove e un quarto e faccio colazione col capitano che è sempre il primo ad arrivare. Poi a mano a mano arrivano anche tutti gli altri. Una volta negli spogliatoi sia Minjae con i suoi racconti in un inglese tremendo sia il Cholito che mette musica sudamericana e che balla insieme a Mathias, mi distraggono e smetto di pensare ad Amir e Ludo. Ma quando entriamo in campo mi guardo intorno e mi accorgo che il kosovaro non c'è. Corro dal capitano e gli chiedo se sa qualcosa.
«Capi, ma sai qualcosa di Amir? Non mi risponde da ieri a telefono e stamattina non c'è agli allenamenti... mi sto preoccupando» sbarra gli occhi e si guarda intorno notando a sua volta l'assenza del difensore.
«Io non so niente e non vedo nemmeno Giuntoli in giro, ora chiedo al mister» avvicina Spalletti che da lontano vedo alzare le spalle e capisco che nemmeno lui ne sa nulla. «Niente» sospira e scuote la testa. «Hai provato con la ragazza?»
«Non mi risponde nemmeno lei» cerco di restare calmo ma sto andando nel panico. Sento che c'è qualcosa che non va, me lo sento.
«Stai tranquillo, ok? Ora arriva Giuntoli e ci aggiorna, nel frattempo alleniamoci» mi dice guardandomi negli occhi e io annuisco.
Iniziamo con lo stretching e il torello, poi passiamo alle esercitazioni tattiche e tecniche. Quando siamo quasi alla fine vediamo arrivare Giuntoli da lontano che richiama l'attenzione del capitano e di Spalletti che lo raggiungono. Parlano per quasi un minuto e Giovanni ogni tanto mi lancia qualche occhiata e capisco che stanno parlando di Amir. Io li guardo attento cercando di captare qualcosa ma non ci riesco. Ho sempre più ansia e ad ogni passo che fanno verso di noi mi sembra di smettere di respirare.
I tre ci raggiungono e ci fanno mettere in cerchio. Il mio cuore sta correndo talmente forte che me lo sento battere in ogni parte del corpo e a stento sento la voce del capitano quando inizia a parlare.
«Ragazzi, avrete notato che stamattina Amir non c'è agli allenamenti e non è da lui.»
«Che è successo?» chiedo io, impaziente.
«Lui sta bene, tranquilli» dice e se da un lato mi calmo dall'altro mi agito ancora di più perché quel 'lui sta bene' implica che qualcun altro non è stato così fortunato.
«Perché non è venuto? Tutto bene?» È Mario a chiedere e tutti aspettiamo che il capitano risponda.
«Ieri sera la sua fidanzata ha avuto un incidente...» dice e devo trattenermi dal dare un urlo.

Lo sapevo, me lo sentivo. Devo andarmene, devo andare da lei.

«Ludovica? Dio mio, e come sta?» chiedo cercando di sembrare preoccupato ma non troppo coinvolto.
«Niente di grave, ha qualche ossa rotta ma niente di grave. Sono alla clinica Mediterranea a Mergellina e ci hanno avvisati da lì perché Amir ha il cellulare scarico» guarda me e io annuisco.
«Che spavento...»
«L'importante è che non è nulla di grave...»
Ognuno fa il suo commento e poi il mister ci lascia andare negli spogliatoi. Esco e appena sono in auto chiamo in clinica facendomi passare Amir.
«Pronto?»
«Amir, cazzo... mi hai fatto spaventare a morte!»
«Lo so, mi dispiace. Abbiamo tutti e due il telefono morto, ieri è stato un macello, scusami» dice e non posso avercela con lui. Ora mi interessa solo sapere come sta Ludo.
«Ma che avete fatto? Come sta Ludo?»
«Lei ha fatto un incidente sulla tangenziale, un tizio l'ha stretta contro il guardrail e ha perso il controllo dell'auto. Erano le dieci meno un quarto quando sua madre mi ha chiamato e li ho raggiunti al Cardarelli. Ha il ginocchio e la tibia della gamba sinistra rotti in vari punti. Domani la operano.»

Più parla più mi sento male. Mi sento male a starmene qui mentre vorrei solo poterla abbracciare e rassicurare. Dovrei esserci io lì con lei, io e non lui.

«Posso venire in clinica? Ti serve qualcosa? Serve qualcosa a lei?» Non posso sbilanciarmi troppo ma questo come minimo devo farlo.
«Portami il caricatore del cellulare, poi stasera torno a casa e mi do una rinfrescata. Per lei non ti preoccupare ha già pensato a tutto sua madre.»
«Vengo ora?»
«Sì puoi venire, ti aspetto.»
Ci salutiamo e metto in moto partendo alla volta della clinica. Dopo quasi trequarti d'ora sono lì, parcheggio ed entro. Chiedo di loro e mi portano alla loro camera. Busso e Amir mi apre.
«Fra» dice solo e mi abbraccia. Lo stringo forte ma i miei occhi sono già a lei. È sveglia anche se ha diverse flebo che le escono dalle braccia e contusioni sul viso.
«Mi avete fatto spaventare, ieri chiamavo tutti e due e nessuno rispondeva...»
«Colpa mia...» la sua voce flebile mi raggiunge e devo trattenermi per non piangere. Giuro che vederla così mi sta distruggendo l'anima.
«Come stai?» mi avvicino al suo letto e lei mi sorride alzando le spalle.
«Sono stata meglio ma non mi lamento» dice e come se Dio avesse ascoltato le mie preghiere qualcuno chiama Amir fuori dalla stanza e io posso finalmente parlare senza filtri con Ludo.
Mi abbasso su di lei e appoggio la mia fronte alla sua chiudendo gli occhi e facendo un respiro profondo. Le lascio un bacio sulla fronte che dura un'eternità.
«Quando non mi rispondevi, e quando non rispondeva nemmeno lui ho davvero temuto di averti persa... per piacere non farlo mai più» dico staccandomi per non rischiare oltre ma rimanendo comunque con i miei occhi nei suoi.
«Stavo venendo da te... mi dispiace se mi hai aspettato per tanto tempo» sospira facendo una smorfia di dolore e io scuoto la testa.
«La cosa che mi fa stare più male e non poterti stare accanto mentre sei costretta a stare qui. Dovrei esserci io accanto a te, Ludo, non lui. Dovrei esserci io» glielo dico perché sì, lei sa già come la penso ma devo ribadirle il concetto.
«Khvicha...»
«Lo so, so che non puoi fare niente ma devi sapere che a me questa situazione non sta più bene» dico poi mi accorgo che Amir sta tornando e concludo velocemente la frase. «Poi quando starai meglio ne riparliamo» lei annuisce rabbuiandosi e quando vede Amir parla di tutt'altro.
«Sì per fortuna sono riuscita mandare un audio a mia madre e a mandarle il contatto di Amir per avvertirlo, poi dopo un po' il telefono è morto» racconta come se mi stesse spiegando come sono andate le cose ieri sera già da qualche minuto.
«Sì, menomale» riesco a dire perché poi arriva Giorgi che abbraccia Amir rassicurandolo e poi si avvicina a lei per vedere come sta. Io mi allontano perché sono davvero provato da tutta questa situazione. Do il mio caricabatterie ad Amir e poco dopo me ne torno a casa con Giorgi.
Domani la operano e potrò venirla a trovare solo nel pomeriggio giusto dieci minuti perché poi partiamo per una trasferta.

Tutto ciò che è successo mi ha fatto capire ancora una volta che io sono pazzamente innamorato di Ludovica e che di fare il secondo non ho più alcuna voglia. E lei lo deve capire, lo deve capire perché io non sono più disposto a farlo, non ce la faccio più. Non voglio darle ultimatum ma deve capire e prendere una decisione. O tutto o niente, non accetto più vie di mezzo.

***
Khvicha è ormai è al limite, cosa dovrebbe fare secondo voi?

Sai mantenere un segreto? | Khvicha KvaratskheliaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt