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//Hyunjin//
Cos'ho fatto... perché non gli sono corso dietro?

Ho deciso di fare la mia strada verso casa perché l'orgoglio è proprio un brutto amico se si tratta di dargli tutto il potere. Non ho mosso nemmeno per sbaglio un passo per rincorrerlo e portarlo con me.

Ma secondo me, quello che gli ho detto ha un motivo e un senso ben preciso. Lui è sotto la mia responsabilità, sotto la mia monitorazione perché se gli succedesse qualcosa me la prenderei più con me stesso che con lui.

Resto comunque deciso sulle mie parole: gli ho detto di no ed è no. Se si caccia nei guai, affari suoi. Gli ho dato un consiglio e non lo seguirà? Di nuovo affari suoi.
Felix non sa affatto che razza di persona sia quella vipera di Kim Taehyung, non ne ha la minima idea della sottospecie di verme in cui sa tramutarsi.

Sbuffo e guardo i miei piedi arrabbiato.
Per tutto.
Stava andando tutto così bene... è lui che esagera e fraintende.

Vuoi averlo con te, Hyunjin?

Trattalo bene, idiota

È quello che mi dice la vocina della saggezza e del giusto, della mia testa.

Sin da piccolo credo in queste scemenze, grazie a mamma. È una cosa positiva, a dirla tutta. Mi aiuta il più delle volte con le mie decisioni. Sono solito a essere davvero molto insicuro su cose serie.

Trascino le gambe con fatica fino al cancello di casa mia che apro conoscendo la password del pannello di controllo, smanettandoci velocemente a memoria i numeri giusti. Grazie al cielo il mio operato funziona e con un rumore metallico sonoro, che eccheggia sulla strada tornando indietro, la ferraglia si apre e spingendola, mi faccio spazio nel vialetto per la porta.

Apro anche questa nella stessa maniera e faccio i passi necessari per poter chiudere con cautela la porta con entrambe le mani per attutire l'impatto.

La hall è enorme in questo momento, vuota in confronto a quella della villetta di Han; tutto avvolto dal buio, illuminato soltanto dalla fioca luce lunare proveniente dalle finestre della cucina.

Ci entro e osservo per un po' il cielo stancandomi presto. È meglio guardarlo dalla mia stanza, nel senso che c'è una vista migliore.
Sarebbe ancor meglio dal tetto ma non l'ho ancora sperimentato.

Ritorno con calma e lentezza, tanta stanchezza, ai piedi delle scale facendo risuonare i tacchi dei miei stivaletti. Adoro il suono vuoto che producono a contatto con il pavimento in gres porcellanato di color grigio caldo. È come se in una stanza in cui il silenzio è sovrano, una goccia cadesse in un secchio d'acqua pieno.

È così rilassante

Salgo le scale tenendo una mano sul corrimano in legno, i gradini sono coperti da un tappeto nero a detta di mamma dopo che ebbi compiuto 5 anni.

Non ho sicuramente avuto pochi incidenti con questi pavimenti scivolosi come l'olio, soprattuto quando erano bagnati o quando ci è stata passata la cera.

A passi pesanti, trascinati e stanchi, raggiungo il piano svoltando alla mia destra; marcio lentamente sino alla mia porta aprendola e camminando dentro.
Il mio istinto mi dice di buttarmi sul letto ad occhi chiusi, occupare tutto lo spazio fresco a disposizione ma la figura dormiente di una certa principessa mi sorprende e mi risveglia del tutto.

È disteso sul letto sul lato destro dando le spalle al resto del letto, è rannicchiato con le ginocchia alla pancia.
Mi avvicino al letto, dalla sua parte per guardarlo meglio, per controllare se dormisse: ha un'espressione serena ma quasi quasi anche arrabbiata.

La sua guancia destra è schiacciata sul cuscino e le sue ciglia sono lucide.

Vado in bagno, tengo la porta aperta e mi specchio. Con entrambe le mani tolgo gli orecchini, due pendenti a forma di goccia con un diamante incastonato, rimettendoli nella scatoletta apposita in velluto che tiro fuori dall'armadietti di lato.

100 Days || нуυηℓιχDove le storie prendono vita. Scoprilo ora