Capitolo 18.

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«Jeff» sussurro, allontanandomi dalle sue labbra per una frazione di secondo, giusto il tempo che mi lascia prima di tornare a baciarmi

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«Jeff» sussurro, allontanandomi dalle sue labbra per una frazione di secondo, giusto il tempo che mi lascia prima di tornare a baciarmi.

«Devo studiare» tento di nuovo, ma cattura il mio labbro inferiore tra i denti, facendomi gemere.

Siamo in camera sua, Jeff si è chiuso la porta alle spalle non appena vi abbiamo messo piede, come se avesse paura che qualcuno ci possa scoprire, e questo mi fa capire che Rev ancora non lo sa. Forse è meglio così, perché non voglio nemmeno tentare di immaginarmi la sua reazione.

Sono sicura che mi prenderebbe a male parole, mi darebbe della mangia uomini che si è approfittata del suo migliore amico e...

Perché sto pensando a Rev?

Non dovrei, lo so, soprattutto perché sono le labbra di Jeff quelle che ho sulle mie e sono le sue mani quelle che mi accarezzano lascive le gambe, che mi stuzzicano per coinvolgermi. Dovrei pensare a lui, solo a lui e a nessun altro, considerando che mi sta piacendo tutto ciò che stiamo facendo.

«Altri dieci minuti» sussurra, mentre la sua mano raggiunge la mia coscia e porta la mia gamba attorno al fianco. Mi stringo a lui di riflesso, costringendo i nostri corpi a plasmarsi ancora di più, gesto che lo porta a emettere un pesante gemito, che mi fa tremare.

Mi sporgo per baciarlo ancora, e ancora, fino a perdere il conto di quante volte la mia lingua incontri la sua. Tutto pur di staccare il cervello e godermi le sensazioni piacevoli che sto provando.

Il cellulare di qualcuno vibra e sento un verso frustrato che esce dalla sua gola, ma continua imperterrito a baciarmi. Solo che, chiunque lo stia chiamando, ha parecchia urgenza di parlargli, perché il suo telefono non smette mai di vibrare.

«Scusa un attimo.» Recupera il telefono dalla tasca posteriore dei jeans e accetta la chiamata. «Che succede?»

Rimango a pochi centimetri da lui a specchiarmi nei suoi occhi che non mi perdono di vista nemmeno per un secondo, studiando i suoi lineamenti e i dettagli del viso. Si sporge a lasciarmi un bacio sul naso, strappandomi un sorriso e mi fa accoccolare sul suo petto. Gli stringo le braccia attorno al busto e respiro il suo profumo.

«Ok, mi preparo e parto... Sono in camera, dove vuoi che sia?... Stavo riposando... Sì, io, prova tu a frequentare tutto il giorno delle lezioni che per la metà sono soporifere.»

Trattengo una risata e affondo la faccia nel suo petto, per non farmi sentire da Rev, perché ormai è chiaro che sia lui. Chiude la chiamata, senza nemmeno salutare, ma immagino che con Rev sia ormai prassi e non ci faccia nemmeno più caso.

«Devo andare» avverto la tristezza nel suo tono, come se non volesse davvero farlo.

«Meglio, così studio.»

Mi allontana dal suo corpo e mi guarda accigliato. «Ti fa così schifo passare del tempo con me?»

Ridacchio. «No, ma è un dato di fatto che mi distrai e ho bisogno davvero di studiare. Ho dei lavori che devo preparare entro settimana prossima e non voglio rimanere indietro con gli argomenti per il prossimo esame.»

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