Capitolo 39.

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«Rev, mi stai ascoltando?»

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«Rev, mi stai ascoltando?»

Sussulto, la voce di Arnold mi porta a girarmi nella sua direzione. È seduto accanto a me, ma non ho idea da quanto, perché ero perso nei ricordi di quei minuti in cui ho assaggiato il sapore di Amy per la prima volta. Davvero pensavo che avrei potuto rinunciare a lei? Dovevo essermi bevuto il cervello, perché adesso mi sembra così utopico anche solo pensarlo.

«Certo che sì» mi metto sulla difensiva.

Entrambe le sopracciglia di Arnold svettano verso l'alto e il sorriso gli si allarga, allusivo. Lo fulmino con lo sguardo, perché so a cosa sta pensando e non voglio che lo palesi ad alta voce.

«È una serata piuttosto fiacca, non trovi?»

Il mio sguardo si sposta sulla pista gremita, ma non al limite del soffocamento. Le persone si stanno divertendo, ridono e scherzano tra di loro, solo che non c'è la solita atmosfera tesa nel quale ci si deve aspettare il peggio. Anche nel privé l'aria è più serena, come se non ci fossero i soliti figli di papà con la puzza sotto il naso e la voglia di combinare casini.

«La situazione generale com'è?»

«Tutto tranquillo, anche all'entrata. Nessuno dei ragazzi sta riscontrando problemi, il giro è un po' fermo, ma considerata la serata è più che normale.» Annuisco, senza aggiungere altro. «Potresti anche andare a casa, è tutto sotto controllo qui, e se ci dovesse essere un problema, ti chiamerei.»

Mi volto e lo fulmino con lo sguardo. «Perché dovrei andarmene?»

Anche se l'idea mi elettrizza, perché avrei voglia di passare del tempo da solo con Amy, non vedo l'ora di poterla baciare di nuovo, di affondare i polpastrelli nella sua carne e di sentirmela plasmare addosso.

Fa un piccolo sorriso. «Sei distratto e non negarlo. Ci pensiamo Jeff e io qua. Be', più io di lui» ammette, con una leggera smorfia.

Arnold è sempre stato un dipendente leale e affidabile, non ha mai mostrato il suo dissenso per qualsiasi cosa gli chiedessi di fare ed è una qualità che ho sempre apprezzato. In questo periodo che Jeff ha dovuto assentarsi, è stato una valida spalla a cui potermi appoggiare, non solo lavorativa, ma anche personale, anche se fatico ancora a fidarmi del tutto di lui in quel senso. Di sicuro, ora che Jeff ce l'ha tanto con me, avere qualcuno che non mi veda come un carnefice aiuta e nemmeno poco.

«Come si sta comportando?»

Tentenna e mi irrigidisco, perché sento puzza di guai. Con Jeff non è stato facile in questi giorni, perché il suo cambiamento è palese a chiunque lo guardi. Non mi parla più allo stesso modo di prima e, qualsiasi cosa mi dica, c'è sempre un certo disprezzo nascosto nelle sue parole. Sto ignorando, ma sono consapevole che prima o poi dovrò fare qualcosa, soprattutto perché non cerca mai di limitarsi quando siamo in compagnia di qualcun altro.

«Cosa sta facendo?» riprovo a domandare.

«Ha saputo del licenziamento di Brooke da uno dei ragazzi ed è venuto a chiedermi delle spiegazioni, visto che lui non c'era.»

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