Capitolo 41.

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Aaron non mi è sembrato particolarmente sconvolto dalla partenza anticipata di Jeff, anzi, sembrava essere piuttosto sollevato, come se non riuscisse più a gestirlo

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Aaron non mi è sembrato particolarmente sconvolto dalla partenza anticipata di Jeff, anzi, sembrava essere piuttosto sollevato, come se non riuscisse più a gestirlo. Continuava a ripetermi che gli avrebbe fatto bene, che era meglio, che l'avrebbe aiutato a superare tutto più velocemente e che dovevo solo lasciargli i suoi spazi. Infatti, si è seduto per mangiare e si è comportato come se niente fosse, come se, a causa nostra, il suo migliore amico non avesse appena deciso di levare le tende e andarsene.

L'evento della giornata è stato sicuramente il fatto che Aaron ha mangiato insieme a noi a pranzo, sempre mantenendo il suo atteggiamento burbero e un po' stronzo, ma l'ho trovato un enorme passo avanti da parte sua.

Ora sono in palestra con Drew, al quale Aaron ha prestato un paio di pantaloncini e una maglietta per potersi allenare. Ho bisogno di passare un po' di tempo con il mio migliore amico e ne ho approfittato, visto che l'uomo più stronzo sulla faccia della terra è uno stakanovista convinto e nemmeno a fargli gli occhi dolci lo si riesce a corrompere.

Così, ho raccontato a Drew ogni cosa, compresa la conversazione avuta con Jeff e la sua ultima frase pronunciata prima che prendesse la valigia e uscisse dalla porta, senza più rivolgermi parola.

«Ma che cazzata immane!»

«L'ho pensato anch'io» annaspo, perché sto correndo sul tapis roulant.

Sono decisamente fuori allenamento.

Quella frase mi ha spiazzato, tanto da non avere nemmeno reagito fino a quando non ho sentito la porta del garage sbattere. Avrei voluto la prontezza di riflessi per rispondere a un'assurdità del genere, perché non è vero che l'amore è così totalizzante. O forse lo è? Non lo so, ma credo fermamente che non sia il caso mio e di Aaron, non siamo ancora a quel punto.

«A seguire il suo ragionamento, tu dovresti dimenticarti di me, di Lucy, dell'università e di tutto il resto, solo perché c'è Rev.»

«Sì, ma non mi pare che lui abbia smesso di pensare al lavoro, considerando che adesso sono qua e non con lui, quindi, cosa dovrei pensare, che non gli piaccio?» lo osservo dallo specchio, sta facendo una serie di push up a terra ed è concentrato.

«Non farlo nemmeno per un'istante. Penso che quello che Rev provi per te sia palese» mi risponde quando è arrivato il momento di riposare.

«Credi?»

Ridacchia. «Sei cieca, o fai solo finta? Con me e Arnold era il peggior stronzo possibile, le occhiatacce che ci rifilava, soprattutto a me, erano micidiali, ma con te... sembrava sforzarsi, perché nel suo sguardo c'era un luccichio inequivocabile.»

«In realtà è un evento che si sia seduto al tavolo con noi, di solito mangia per i fatti suoi» ammetto.

«Arnold me l'ha detto. È simpatico quel ragazzo, sai?»

«Diciamo che una volta che si scioglie, non è affatto male» sorrido, mentre scendo dal tapis roulant e vado a recuperare una corda, con la quale comincio a saltare.

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