Capitolo 50.

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Tornare alla realtà è più complicato di quanto pensassi, soprattutto dopo il pomeriggio di confessioni di Aaron

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Tornare alla realtà è più complicato di quanto pensassi, soprattutto dopo il pomeriggio di confessioni di Aaron. Non avrei voluto lasciarlo, sarei rimasta con lui a donargli quell'amore che pensa di non poter meritare per ore, giorni, se me l'avesse chiesto. Non importa che gli sono stata appiccicata tutto il tempo, o che abbiamo fatto l'amore nella maniera più dolce e lenta possibile almeno un paio di volte, non mi sembrava sufficiente.

Gwen quando ci ha visto sulla soglia della porta, con le mie valigie in mano, ha fatto un sorriso enorme e mi ha abbracciato di slancio. Era convinta che non sarei tornata, me l'ha detto chiaramente, dando per scontato che ormai Aaron e io vivessimo insieme. Per quanto l'idea fosse allettante, sono consapevole che sia troppo presto e il tempo che c'è stato concesso è stato un regalo, che non possiamo continuare a sfruttare. Sarebbe bello, ma no, abbiamo già avuto più di qualsiasi altra coppia normale, meglio non esagerare.

«Oh, guarda, una migliore amica. Sei davvero tu?» Drew mi punzecchia sul braccio con l'indice.

Lo guardo male. «Sono io e ci siamo visti solo qualche giorno fa.»

«Sì, be', vorrei ricordarti che prima passavamo tutto il tempo insieme, mentre adesso ti vedo solo quando il tuo ragazzo ci concede una grazia.»

Ridacchio. «Scusa, mi sono lasciata trascinare nella bolla.»

«Fatta di sesso e cose peccaminose, lo so» ammicca. «Ti perdono solo perché finalmente ti sei data da fare.»

Lo guardo male. «Be', non è colpa mia se ho incontrato la persona giusta solo adesso.»

Sussulta. «La persona giusta? Pensi che... credi che... lo ami?» la sua espressione è di puro sbigottimento.

Tergiverso, perché non so se sono pronta ad ammetterlo ad alta voce. Sono consapevole dei miei sentimenti, ormai li ripeto nella mia testa senza rischiare un infarto, ma confessarli a qualcun altro li renderebbe più reali e non credo che sia...

Oh, ma al diavolo.

«Direi di sì» annuisco, convinta.

«Ami Rev» dice atono.

«Amo Aaron, che comprende anche il Rev che conosci tu.»

Sbatte gli occhi e si gratta il mento perplesso. «Ti ha parlato di lui?»

Faccio un cenno con la testa, perché non ho davvero intenzione di parlare di ciò che Aaron ha passato, nemmeno a lui, che è il mio migliore amico. Aaron si è fidato di me e non ho intenzione di tradire la sua stima, perché capisco che per lui sia stato un enorme passo avanti e non posso, non voglio, che lui dubiti di me.

Nelle ultime ore non faccio altro che chiedermi, se il mio amore per lui mi stia in qualche modo accecando, se sia normale che trovi giustificazioni a comportamenti che non andrebbero tollerati. Forse lo capisco, perché in qualche modo sono rotta anch'io e due persone come noi non possono far altro che comprendersi. Anche se io non conosco ancora il motivo della frattura che mi sento dentro, come se fosse invisibile, ben nascosta dentro di me.

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