Capitolo 37.

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Avverto una lieve carezza sulla fronte, poi sullo zigomo destro e su quello sinistro

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Avverto una lieve carezza sulla fronte, poi sullo zigomo destro e su quello sinistro. Il contatto diventa più marcato, ma sempre dolce. L'aria che respiro si porta dietro il profumo di Amy e capisco che sia lei ancora prima che apra bocca, ma la voce, che di solito mi ripetere che dovrei allontanarla, andarmene, che è sbagliato, è lieve e si affievolisce a mano a mano che le sue labbra si posano sul mio viso.

«Pancakes.»

Percepisco il calore del suo corpo vicino al mio, le sue mani che mi stringono la maglietta all'altezza della vita e, di riflesso, le accarezzo la schiena, insinuando le dita sotto il tessuto della maglietta che indossa. La sua pelle è liscia e mi fa impazzire, come le sue labbra morbide che si posano delicate su di me.

Mi sembra un sogno, ma è troppo vivido perché lo sia davvero. Lei è così reale, tangibile, che non può essere solo una mera fantasia della mia testa.

Mugugno. «Che ore sono?»

«Presto» il suo respiro mi solletica la guancia.

Grugnisco. «Ti odio.»

Ridacchia, facendomi rabbrividire. «Ieri me li hai promessi, ma alla fine non me li hai preparati.»

Razionalmente so che mi dovrei allontanare, che tutti i motivi per cui la tenevo distante sono ancora validi e giusti, solo che... non ce la faccio. Non ne ho la forza, perché questa dolcezza, così pura e semplice, mi fa sentire come se mi meritassi davvero qualcosa di buono.

Non ci sono abituato.

Continuo a tenere chiusi gli occhi, crogiolandomi nella tranquillità che sembra popolare il mio intero essere. Sono solo due giorni che mi sveglio a questo modo e non sono sicuro di riuscire più a farne a meno. Non credevo che l'avrei mai detto, ma questa roba crea dipendenza, sul serio.

«Non ricordo di averlo fatto.»

«Oh, sì, fidati. L'hai detto chiaramente» ora sono le sue mani ad accarezzarmi la guancia.

Spalanco gli occhi e mi scontro con il suo sorriso, che mi fa perdere un battito come se fossi uno stupido ragazzino. «Sei una bugiarda, te l'ha mai detto nessuno?»

Allontana il viso da me, formando un O con le labbra e mi guarda scioccata. «Ma come ti permetti? Sei tu che stai cominciando a perdere la memoria. Sono assolutamente sicura di quello che dico. Comunque, se non ti sbrighi, potrei arrivare in ritardo per la prima lezione e tu avrai davvero la mia laurea sulla coscienza.»

«Vedi? Un motivo in più per cui non dovresti nemmeno prendermi in considerazione, ti porto sulla cattiva strada.»

«Rigiri sempre tutto a tuo favore?»

Resto un attimo in silenzio, i polpastrelli che scorrono sulla pelle nuda della sua schiena. «Credo sia una dote.»

«Un difetto» mi corregge.

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