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Rimasi pietrificato mentre l'uomo fece qualche passo avanti avvicinandosi al muretto vicino a lui, dall'altro lato del ponte, in mano teneva un bastone da passeggio elegante come il suo completo. Lo adagiò vicino alle pietre e poi portò di nuovo la sua attenzione su di me.
Mi fissò piegando le braccia lungo i fianchi e abbozzò un sorriso. O almeno credo sia un sorriso.
«Aha sei proprio cresciuto giovanotto!»
Cercai di controllarmi, placare quelle emozioni e reprimerle, proprio come avevo già fatto anni fa.

Devo solo calmarmi  mi ripetei, dopo essere riuscito, negli anni, a raggiungere un livello di apatia tale che le emozioni non potessero ferirmi mi sento quasi uno stupido a cedere così facilmente ora.
Respirai

«Mi scusi ma credo abbia sbagliato persona»
Risposi girandomi e tornando a fissare l'acqua che scorre.
Cercando di ignorare quello strano signore che evidentemente ha sbaglio persona.
Credetti che se ne sarebbe andato ma invece recuperò il suo bastone e restò li fermo.
«Ah!» Esclamò sorpreso dopo qualche secondo «Ho sbagliato persona, capisco»
Continuò imitando il tono in cui gli avevo rivolto prima quella frase.

Ma che vuole ancora?!
Forse è scappato da qualche centro e crede che io sia chissà chi?!

Continuai a restare in silenzio e a dargli le spalle sperando che così se ne sarebbe andato, ma invece continuava a restare lì fermo in attesa.
Scossi un po' la testa in modo da guardalo con la coda dell'occhio.
Lui lo notò e solo quando vide che non lo stavo ignorando riprese a parlare.
«Scusami allora, è che credevo fossi uno di quei due bambini che giocavano qui ogni estate.»
Al sentire quella frase mi accinghiai, e l'inquietudine tornò sovrana, l'uomo sorrise come se fosse divertito dalla mia reazione.
«Non temere non sono cattivo. E sono sicuro di non aver sbagliato persona. Tu venivi qui ogni giorno col tuo amico»
«Io non ti conosco, non mi fido di te e tu non mi fai paura» Risposi distacco.
«Si lo so, ma io conosco te e il tuo amico. La mia casa è poco lontana da qui e i boschi sono così silenziosi che le vostre risate si sentivano da ogni angolo della foresta»
Ascoltai attentamente le sue parole. Per quanto ne sapevo poteva essere uno stalker, uno psicopatico che si nasconde nel bosco, ma su un cosa sono certo, stava mentendo.
Continuando a guardare l'acqua mi lasciai sfuggire un ghigno.
«Tu menti, non c'è nessuna casa nei paraggi, conoso questo bosco come il palmo della mano non c'è nessuna capanna, o rifugio in cui qualcuno può vivere, altrimenti lo avremmo trovato»
L'uomo, a differenza di come mi aspettavo non si scompose.
«Avremmo? Quindi ammetti che avevo ragione e venivi qui in compagnia»

Tsk dannazione.

L'uomo restò in silenzio aspettandosi forse un mia risposta, poi riprese.
«Forse non avete cercato bene. Io vi aspettavo ogni giorno, riempivate di gioia questi boschi. Oh che ricordi! E che avventure! Sicuramente le ricorderai bene no?!»
Mi voltai guardandolo freddamente
«Hai solo dimostrato di essere uno stalker inquietante. Conviene andartene prima che chiami la polizia»
L'uomo rise di gusto.
«Chiamare la polizia? Dov'è finito il bambino che amava le avventure? Non vuoi vivere un'altra avventura? Ti ho già detto non sono pericoloso. Sapevo che prima o poi sareste tornati. Mi sarei aspettato che sareste tornati qui insieme però, tu e il tuo amico. Lui dov'è? Dopotutto questo ponte non era il vostro preferito?!»
Al sentire quelle ultime frasi strinsi forte i pugni.

“Sai Lukas, questo è il mio posto preferito”
“Si anche il mio”

I ricordi riaffiorarono liberi.
No.
Io odio questi ricordi!
Rimasi pietrificato come una delle vittime di Medusa mentre ascoltavo quell'uomo parlare.
«Perchè avete smesso di giocare in questi boschi? Ricordo ancora quell'estate. Io vi aspettavo proprio qui ma poi voi non siete più arrivati, vi ho aspettato tutto il giorno, e così il giorno dopo e quello dopo ancora ma non siete più tornati. Un'estate divennero due, e così per anni. Ma sapevo che sareste tornati. Perciò ho atteso. Non guardami così, certo posso sembrare uno psicopatico ai tuoi occhi ma non ho intenzioni malvagie, anzi. Potresti definirmi come un angelo custode»
«Un angelo custode?!» Ironizzai, lui annuì. «Allora dovresti sapere perché abbiamo smesso di venire in questi boschi. Probabilmente non sei neanche reale! Un' allucinazione dovuta alla mia mancanza di sonno»
Risposi scrollandomi da dosso quella strana sensazione, e tornai indietro sui miei passi verso il sentiero lasciandomi alle spalle quella strana figura.
«Sicuro di voler andare? E la nostra avventura?»
Urlò, lo ignorai continuando sul sentiero.
«Tornerai, so che tornerete  prima o poi» Aggiunse in un sussurro.
Ahh devo proprio concedermi più ore di sonno, ora ho anche le allucinazioni.

What's my name?Where stories live. Discover now