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Corsi via a perdifiato, non sapendo nemmeno cosa provare o dove andare, so solo che voglio allontanarmi il più lontano possibile.

Perché l'ha fatto?
Perché è venuto a questo stupido festival?
Perché mi ha baciato?
Perché mi sento così scombussolato?

Mentre correvo per strada sentii un colpo improvviso, come se qualcosa mi trapassasse.
Mi bloccai al centro del marciapiede.
Un flashback mi colpì.

Quella sera, la sera in cui cambiò tutto.

Tenni lo sguardo fisso sulle mattonelle, credevo che avesse iniziato a piovere ma invece scoprii che erano solo i miei occhi stracolmi di lacrime che non riuscivano più a tenere, e ora scorrevano libere sulla mia guancia.
Non c'è la feci più e mi accasciai sbattendo violentemente le ginocchia sul pavimento, con una mano strinsi il tessuto della maglietta dove scientificamente è collegato il cuore, gettai la testa all'indietro guardando il cielo, cercando le stelle oscurate dalle luci della città, gettai un urlo di frustrazione e dolore, mentre altre lacrime bagnavano le mie guance, scendendo lungo il collo.

Erano anni che non piangevo.

Sentii qualcosa rompersi definitivamente dentro di me.
Dopo qualche minuto cercai di alzarmi, mi guardai intorno cercando di capire dove avessi corso, la strada era deserta. Tornai a guardare il cielo privo di stelle.
C'era solo un posto dove potevo vedere le stelle.
Misi una mano in tasca cercando il telefono, ricordandomi di non averlo.
Fantastico.
Controllai nel giubbino sperando di avere abbastanza soldi per comprare un biglietto per il treno.
Sorrisi quando li trovai, così mi incamminai alla stazione.
Consapevole che probabilmente Ania e Carlos mi stiano cercando, mi dispiace ragazzi, vi ho sempre fatto preoccupare troppo.
Presi il treno e dopo il solito autobus raggiunsi il bosco.
Entrai camminando spedito. Cercando nel buio della notte di non scivolare inciampando nelle radici degli alberi e di non perdere il sentiero. Non mi guardai intorno come al solito, per quanto questo bosco sia come casa non mi era mai piaciuto di notte.
Ne sono terrorizzato.
Ci sono solo pochi lampioni che illuminavano giusto quello che basta per vedere dove camminare e basta, il resto restava nel buio.

Raggiunsi il ponte con ancora le lacrime negli occhi, mi sedetti sul muretto di pietra, una gamba piegata verso il mio petto, l'altra penzolava libera nel vuoto, guardai verso il cielo, sotto di me l'acqua scorreva più veloce del solito.
Immerso nella natura incontaminata si potevano notare le stelle.
Chiusi gli occhi e l'immagine di George mi si proiettò davanti, sentii di nuovo  la sua mano calda sulla mia guancia fredda e poi le sue labbra soffici sulle mie.
Qualcosa si mosse nel mio stomaco. Scossi forte la testa.

Stupido, basta adesso.

Basta cedere alle emozioni.
George l'ultima volta ci ha ferito dandoci il colpo di grazia, non potevo cedere solo per un suo bacio.
Altre lacrime scendevano e un dolore si propagò al centro del mio petto, come se una intera palla da cannone mi avesse trapassato il torace e lasciato un vuoto, seguito da un dolore assurdo.
Erano anni che avevo questo vuoto, nulla poteva ripararlo.

Sono stanco di questo.

Mi alzai in piedi sul muretto guardai un'ultima volta il cielo stellato poi abbassai lo sguardo osservando il veloce scorrere del ruscello.

Chissà se fa male.

Ormai ero pronto.
Mi bloccai, rimanendo sorpreso dal sentire una voce ora familiare alle mie spalle.
«Sei tornato!» Esclamò entusiasta.
Il tipo di entusiasmo che non ti aspettavi di sentire se vedevi una persona in piedi sul muretto di un ponte.
«Credevo ti spaventasse il bosco di notte! Ricordi la notte delle stelle cadenti?»
Continuò come se fosse una normale conversazione tra due amici.
«Vattene stalker, non è il momento per parlare con un'allucinazione»
Sentii dei passi farsi più vicino, l'uomo paffuto vestito elegante si stava avvicinando a me.
Non mi allarmai, dopotutto lui non è reale.
«Ragazzo mio non sono una tua allucinazione, sono reale quanto basta. Su ora scendi da lì»
Sorprendendomi l'uomo afferrò il mio braccio, all'altezza del gomito e con una forza che non mi aspettai mi tirò indietro facendomi cadere bruscamente sul ponte.
Rimasi seduto a terra mentre fissavo quell'uomo.
Sgranaii gli occhi, allora è reale.
Le allucinazioni non possono toccarti e spingerti per terra, giusto?
L'uomo mi fissò, forse con uno sguardo di compassione? Il suo viso era ancora meno riconoscibile di notte.
«Sai ero qui anche quella notte. Credevo che fossi finalmente tornato col tuo amico a guardare di nuovo le stelle cadenti esprimendo desideri. Ma invece tu eri solo e stavi piangendo, proprio qui, a terra su questo ponte. Eri disperato e urlavi, credevo quasi che avresti buttato giù questo muretto a furia di calci e pugni»
Mi alzai sovrastando la figura di quello strambo stalker.
«Vattene! Ho cose più importanti da fare»
Dissi riavvicinandomi al muretto di pietre. Inconsciamente accarezzai quella pietra dove anni prima io e il mio amico avevamo inciso le nostre iniziali.

What's my name?Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin