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Mi risvegliai dal mio flashback quando Roody finì di raccontare di quella sera.
Mi asciugai delle lacrime che erano scese involontariamente dai miei occhi.
«Ora ricordi cosa è successo nei dettagli quella notte? Concordi con me che George non vuole più essere nostro amico, cazzo forse non lo voleva mai esserlo e si è solo trovato con noi tra i piedi perché le nostre madri erano amiche da secoli» Mi disse Roody.
«Non lo so, sento che dovremmo fare lo stesso un tentativo con George di adesso. Avrà avuto un motivo dopotutto»
Gli risposi e Roody mi guardò come se fosse un vecchietta e io avessi appena bestemmiato difronte a lei.
«Cazzo no! Sei un amico di merda se abbandoni il tuo migliore amico. Sono anni che non ci parliamo che si fotta!»
Alzai lo sguardo verso il cielo e osservai le nuvole grigie che si stavano addensando.
«Un giorno di questi giuro che ti lavo la bocca con la candeggina. Non ti azzardare a dire tutte queste parolacce davanti a Lukas, se no lui le ripete»
Roody sbuffò con un sorriso
«Che importa tanto un paio di anni e sarà come me. Cosa cambia?»
Gli diedi uno schiaffo leggero sulla testa.
«Cambia. Già riesco a sopportare te, due come te no. Quindi ti prego non insegnare parolacce a Lukas»
Roody sbuffò ancora ma stavolta era annoiato.
«Va bene, come vuoi»
Sentii una goccia d'acqua cadere sulla mia testa, alzai la testa e vidi che stava iniziando a piovere.
«Cazzo» Dissi seccatto.
«Aha, hai detto una parolaccia!»
Mi prese in giro Roody. Io mi alzai, recuperai il mio zaino dal muretto e lanciai quello di Lukas a Roody.
«Stronzetto fai poco il simpatico e renditi utile»
Gli dissi prima di camminare verso i gonfiabili per recuperare Lukas.

La pioggerellina si faceva più insistente e anche gli altri genitori si erano avvicinati per recuperare i bambini, esibii il braccialetto alla signora di prima che andò a chiamare Lukas.
«Rei! Possiamo rimanere e correre sotto la pioggia?»
Mi chiese sorridendo.
Alzai di nuovo la testa al cielo vedendo che altre nuvole più scure si stavano avvicinando.
«No, tra un po' verrà a piovere molto forte. Poi rischi che ti ammali»
Lo presi per mano e camminai verso Roody che aspettava dove l'avevo lasciato con lo zaino di Lukas su una spalla, il cappuccio della felpa tirato su.
«Immagino tu non hai un ombrello» Mi disse.
«No, cerchiamo un posto riparato»
Risposi continuando a camminare verso l'uscita di quel posto.
«Non c'è problema, io adoro la pioggia» Rispose Roody
«Anche io adoro la pioggia! Dai Rei possiamo restare qui?»
Lukas mi tirò il braccio e mi supplicò facendo quel faccino dolce.
Non attacca bello, con George si ma con me no.
«Si anche a me piace la pioggia, ma se poi ti ammali che facciamo Lukas? Ti riporto a casa e niente più avventura?»
Camminai più veloce tirandomi dietro il bambino mentre Roody continuava a seguirci a passo lento.
Ci fermiamo sotto ad un grande porticato e nel frattempo la pioggiarellina era diventata una tempesta.
«Oh fantastico»
Mormorai, pensando a dove potrei portare un bambino di sette anni per ripararlo dalla pioggia.
Lukas fissava l'acqua che veloce si raccoglieva in pozzanghere sull'asfalto.
Roody una volta arrivato anche lui sotto il porticato non si fermò accanto a noi ma continuò dritto.
«Venite. Conosco un posto»
Parlò piano e non si girò neppure a guardarci. Tenendo per mano Lukas seguii Roody, ormai eravamo tutti e tre bagnati da capo a piedi quindi correre per cercare di ripararci passando da una tettoia ad un' altra era pressoché inutile.
All'inizio feci un po' fatica a riconoscere la strada ma poi capii subito dove Roody fosse diretto.
Ci fermiamo davanti ad un condominio e Roody si tolse il suo zaino che portava oltre a quello di Lukas, tirò fuori un mazzo di chiavi e aprì il portone del palazzo.
«Qui possiamo ripararci un po' dalla pioggia, possiamo stare qui per quanto volete»
Disse per poi camminare verso le scale e aprici la porta di un appartamento.
Roody entrò per primo lasciando i due zaini bagnati vicino alla porta di ingresso.

«Questa è casa tua?»
Domandò Lukas mentre si toglieva le scarpe fradice e entrava nell'appartamento.
Io entrai chiudendomi la porta alle spalle e posai il mio zaino accanto agli altri due.
«No, non lo è. Io abito a un'ora da qui. È la casa di una prozia di mio padre, tipo. Non che io l'avessi conosciuta così tanto, lei è morta anni fa, non aveva figli e mio padre era l'unico nipote perciò ha ereditato questo appartamento. Visto che ho deciso di venire ad un liceo tanto lontano da casa mio padre mi ha dato una copia delle chiavi, così se volevo riposare, o il treno era in ritardo o mi serviva un posto prima di andare a casa potevo stare qui e non in mezzo alla strada»
Spiegò e camminando lungo il corridoio si spoglió dai vestiti bagnati lasciandoli per terra e sparì in una stanza sulla destra.

What's my name?Where stories live. Discover now