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Dopo la visita al signor Anderson ci fermiamo ad una gelateria vicino alla scuola. «Certo che quel signore sembra essere proprio una persona buona. Si capisce anche se lo incontri per pochi minuti» Disse Carlos mentre mangiava un gelato alla menta.
Eravamo seduti nel parco del quartiere su uno di quei muretti che fungevano da panchine. «Giocavate in questo parco da piccoli?» Ci domandò Ania.
La guardai annuendo. «Si, anche se adesso è un po' più abbandonato, come vi dicevo prima c'era un laghetto con le fontanelle e la statua laggiù funzionava. Poi iniziarono a lasciarlo a se stesso, fu anche per questo che iniziammo ad andare al bosco» Risposi indicandole la statua in cima a quel terrazzino in fondo.
«È rimasto abbandonato per un po', da qualche anno un'associazione del quartiere l'ha voluto sistemare, hanno cambiato le giostre rotte e ne hanno aggiunte qualcuna. Luk ricordi laggiù c'era quella casetta di legno! É un peccato che non l'abbiano aggiustata» Continuò George, alzai la testa guardando uno spazio lasciato ormai vuoto. «Oh sì, ci persi un dente con quella casetta!» Esclamai sorridendo.
Ania e Carlos mi guardarono confusi e shockati. «Con una casetta? Come hai fatto?» Domandò sorpreso Carlos. «Cos? Hai perso un dente?» Disse invece Ania preoccupata.
Li guardai senza smettere di ridere ricordando la scena, che però all'epoca non era così divertente ma ora si. «Beh in realtà persi solo mezzo dente» Dissi con leggerezza. «Rei!» Replicò Ania, George si voltò verso Ania. «C'era questa casetta di legno per bambini e diciamo era diventato una "moda" entrarci arrampicandoti dalla finestra che era a qualche centimetro da terra. Sai se lo facevi eri tipo il bambino "figo e ribelle". Lui ovviamente ha dovuto provare, ma le cose sono andate un po' diversamente dalle aspettative» Disse George cercando di non ridere.
«Avevamo cinque anni! Non sapevo come fare okay!? E tu potevi anche prendermi!» Replicai imbarazzato. George non resistette e scoppiò a ridere «Si okay non sapevi come fare ma per quale motivo ti sei buttato di testa senza pensare di entrare prima con i piedi invece che con la faccia» Rispose. «Ti ho detto che non. sapevo. come. fare.» Cercai di spiegargli. «Quindi hai pensato "faccio un tuffo sul cemento che male c'è"?!» Continuò. «Si!»
Esclami unendomi alle risate di Ania Carlos e George. «E quindi in conclusione si spezzò il dente davanti. Fortuna che era ancora quello da latte» Terminò di raccontare George. «Certo tra Rei e Carlos non so chi se la gioca peggio. Sai George forse dovremmo avvolgere entrambi nel pluriball» Propose Ania.
«Mi sembra un' ottima idea! Di qua c'è un ottimo ferramenta, possiamo passarci!» Concordò George. Io e Carlos ci guardammo confusi.
Finito il gelato e volendo goderci ancora un po' questa giornata, facemmo un giro per il quartiere quando Carlos si fermò all'improvviso e si voltò verso di noi dubbioso.
«Quel tipo ci sta seguendo da un po' di tempo» Ci sussurrò guardando qualcuno dietro di noi. Il suo lato impulsivo ebbe la meglio
«Hey tu cos'hai da fissare?» Chiese passando tra me e Ania camminando lungo la strada che avevamo appena percorso. «Carlos ma, aspetta. Fermo» Cercò di fermarlo Ania ma ormai Carlos stava già camminando verso la persona che aveva notato. Anche io e George ci voltammo e vedemmo di chi stava parlando Carlos.
Non avevo bisogno di un identikit o una vista infrarossi per riconoscerlo, bastò uno sguardo per rivivere tutto quello che mi aveva fatto in estate. Le prese in giro, gli insulti che nascondeva sotto forma di bigliettini carini fra amici e che mi lasciava a casa. Sapevo che abitava in questo quartiere quando lo incrociai per sbaglio un paio di volte e finì col pestarmi. Furono tra le due o tre settimane più infernali di tutta la mia vita.
Non lo raccontai mai a nessuno, i miei genitori neanche se ne accorsero. Perso nei flashback non mi accorsi che George stava per seguire Carlos con una faccia tutt'altro che amichevole. «Georgee» Lo afferrai per un braccio e lo guardai dicendogli implicitamente di lasciar perdere, lui invece mi rispose cercando di moderare la sua rabbia in modo da non guardare me con quella faccia arrabbiata «Tu resta qui» Mi disse liberandosi dalla mia presa per poi proseguire con ampie falcata verso Carlos e l'altro tipo.
Io e Ania ci lanciamo uno sguardo veloce e lei interpretando la scena capì che era meglio intervenire e così ci sbrigammo a raggiungerli. «Hey bello perché ci stai seguendo?» Domanda Carlos cercando di apparire educato e calmo trattenendo la sua frustrazione, a George invece non importò di trattenersi. «Vattene stronzo» Gli dice spingendolo leggermente indietro.
Lui alza le mani in segno di resa. «Hey Hey calma George, vengo in pace» Dice cercando di apparire innocente. «E allora sparisci pure in pace» Gli replicò George. L'altro lo ignorò guardando con lo sguardo me. «Non devo parlare con te, spostai Geo devo parlare con..» George lo interruppe bruscamente. «Con nessuno! Non devi parlare con nessuno Andrew. Vattene» Gli disse arrabbiato, poi appena mi avvicinai anche io si spostò leggermente di lato, volendo fare da barriera tra me e Andrew. «Aspetta tu sei Andrew? Quel Andrew?» Carlos chiese guardando George, che annuì alla sua domanda. «Oh amico sei in un mare di guai. Faresti meglio a fare come ti ha detto George e andartene» Continuò Carlos guardando ora Andrew. Lo vidi stringere i pugni dalla rabbia mentre cercava di rimanere calmo. «Carlos» Sussurrò Ania avvicinandosi a lui cercando di calmarlo, anche lei guardava con rabbia Andrew.
Di colpo mi venne in mente la conversazione che sentii mentre ero mezzo addormentato sul divano. Mi inpanicai, la situazione poteva prendere una brutta piega. «Andiamo ma cosa avete tutti? Ho detto che vengo in pace. Cazzo, uno non può nemmeno scambiare due chiacchiere con un vecchio amico?» Replica Andrew.
George strinse il pugno talmente forte che le nocche iniziarono a sbiancarsi. «Tu non sei suo amico» Dice, era pronto a scattare al minimo movimento brusco Andrew avrebbe fatto. «George se vuole solo parlare fallo parlare» Dissi mettendomi accanto a lui e gli strinsi il braccio invitandolo a rilassare il pugno.
Lui guardò prima Andrew e poi me, stava per replicare qualcosa ma fu bloccato da Andrew. «Scusami» Disse.
Mi bloccai, lasciai di colpo la presa su George e guardai Andrew sorpreso. Tra tutti gli scenari che mi si erano proiettati nella mente questo non era minimamente considerato. Guardai rapidamente le facce dei miei amici anche loro sembravano sorpresi, George gli riservava ancora uno sguardo arrabbiato, sorpreso? Sì ma anche arrabbiato.
Andrew mi guardò dritto negli occhi. «Scusami per tutto quello che ti ho fatto. Mi sono comportato da stronzo, l'ho capito solo dopo e ormai era tardi. Mi sono sentito una merda per tutti questi anni, volevo venire a scusarmi ma non ce la facevo a rivederti, mi sentivo un idiota. Probabilmente non avresti nemmeno voluto ascoltami e avresti anche fatto bene a non farlo. Non servirà a molto ma scusami, non dovevo dire quelle cose alla festa e decisamente non dovevo farti quelle cose nelle settimane dopo» Mi disse apparendo sincero e realmente dispiaciuto.
George non riuscì più a trattenersi e scattò verso di lui sollevandolo leggermente per il colletto della polo che indossava. «Che intendi con "nelle settimane dopo"? Gli hai dato il tormento anche dopo quella sera? Cosa gli hai fatto?» Disse con un tono apparentemente calmo.
Mi ci volle qualche minuto per rimettermi in stesso e gestire le mie emozioni, una parte di me voleva davvero che George gli rompesse di nuovo il naso, ma quella più razionale dice che non è la scelta giusta. Mi avvicinai a George e Andrew. «George lascialo. Non saresti migliore di lui se ora lo picchi. E poi le sue scuse sono sincere» Gli dissi, lui lo lasciò e entrambi mi guardarono sorpresi e parlarono all'unisono.
«Vuoi dire che lo perdoni?»
«Vuoi dire che mi perdoni?»
Andrew suonò speranzoso. «Per quanto ti dispiace non puoi cambiare cosa mi hai fatto. Ora mi sei sembrato onesto. Accetto le tue scuse anche se non potrò perdonarti completamente, non sai quanto male hai innescato quella sera, ma senza di te non avrei mai incontrato quei due fantastici amici lì» Alzai un braccio indicando Ania e Carlos. «Se vuoi veramente farmi un favore, dopo oggi non ci conosceremo più. Se ci dovessimo rincontrare non ci parleremo, saremo peggio di estranei, come se vivessimo su due pianeti diversi. Addio Andrew» Gli dissi guardandolo negli occhi. Sentii come se un peso che mi portavano dentro da sempre fosse finalmente lasciato andare via, come se finalmente avessi smesso di trascinarmi il passato.
D'un tratto mi ricordai cosa mi disse mia madre molto tempo fa quando sulla spiaggia delle bambine mi diedero fastidio "la non curanza è il peggior disprezzo". Uno dei migliori consigli che potesse mai darmi.
«Carlos, George non vale la pena picchiarlo, andiamo abbiamo sicuramente di meglio da fare» conclusi guardando i miei due amici e allontanandomi da Andrew. «Lui ti ha perdonato io no. Se dovessi risentire il tuo nome e quello di Lukas in una stessa frase verrò a cercarti.» Dice George guardando Andrew prima di seguirmi.
Ania passò accanto ad Andrew «Mi hai sorpreso. Ti sei salvato con le tue scuse altrimenti io sarei stata peggio di quei due lì, e ringrazia anche che non abbia una mazza da baseball» Gli dice con una leggera rabbia negli occhi. Carlos la tirò via. «Ania ricordi cosa mi hai detto della violenza?» Dice sarcastico camminando con lei mettendole una mano sul fianco mentre guarda storto Andrew.
Ci allontanammo di poco dal parco. «Se vogliamo andare al bosco conviene che prendiamo il prossimo autobus prima che il tempo cambi» Dissi notando che il cielo si stava annuvolando sempre di più. Dopo averne ormai sentito tanto parlare Ania e Carlos erano curiosi di vedere questo Bosco e visto che non è lontano da qui decidemmo di andarci, ci avviciniamo quindi alla fermata. «Visto che la città è piccola per una metro questi bus qui sono delle circolari, fanno il giro per tutta la città partono dalla stazione dei treni alternandosi ogni 15 minuti, sono due linee una fa il giro verso ovest e l'altro verso est. Questo che dovrebbe passare ora dovrebbe portarci direttamente al bosco senza fare prima il giro panoramico» Disse George.
«Fortuna che ci porta direttamente lì così riusciremo ad arrivarci prima che piova» Disse Carlos alzando la testa al cielo. Proprio in quel momento qualche goccia iniziò a cadere giù.
«Sai Carlos a volte mi domando se tu non sia uno sciamano della pioggia. Ogni volta che dici che pioverà inizia a piovere» Disse con sarcasmo Ania. «Sembra che peggiorerà» Aggiunsi indicando dei nuvoloni scuri che si avvicinano. «Non siamo lontani da casa dei miei. Conviene metterci al riparo ora, se non vogliamo essere colpiti a pieno dall'acqua» George parlò guidandoci verso i palazzi dall'altro lato del marciapiede mentre leggere gocce d'acqua scendevano man mano più rapide.
Ania Carlos e George continuavano a parlare tra di loro mentre io camminavo quasi col pilota automatico, come una sorta di memoria muscolare mentre con la testa ero perso a metabolizzare cosa fosse appena successo al parco con Andrew.
Mi accorsi che ormai respiravo a fatica solo quando ci fermammo difronte a casa di George. «Hey tranquillo, mia madre è a lavoro quindi non ci sarà anche la tua come l'ultima volta» Mi disse posando una mano sulla spalla. Guardai fisso l'edificio accanto, abitavamo entrambi agli ultimi due piani dello stesso condominio solo in due scale diverse. «Reirei stai bene?» Mi chiese Ania preoccupata. Non le risposi. Non riesco a non pensare ad altro che Andrew, odio quando la mia mente decide di farmi questo, si focalizza su un qualcosa trascinandomi in una spirale senza fine. «L'ancora di salvataggio. Ce l'hai ancora? Ne ho bisogno» Mi voltai con uno sguardo spento verso George.
Lui mi afferrò saldamente per le braccia «No, non ti serve. Hey guardami, ci sono io, c'è Ania, c'è Carlos. Okay?! Ci siamo noi, puoi farcela» Mi disse, vidi che anche Ania e Carlos si avvicinarono di più a me. Loro non sapevano la storia dell'ancora di salvataggio che rivelai a George, ma so che sospettavano qualcosa. Loro non lo sapevano ma quando più mi ritrovavo nei momenti più vicino ad usarla loro come per casualità comparivano. «No no. Non è cosi!» Risposi oramai senza fiato. «Hey Rei, respira. Cerca solo di respirare» Disse calmo Carlos posando una mano sulla spalla. «Qui stiamo solo noi, nessun altro. È colpa di quello lì, vero?» Mi disse capendo subito la causa, annuii leggermente. «Okay, lui non è qui. Ci siamo noi, sei al sicuro, ci pensiamo noi. Respira piano e andrà tutto bene. Fai come me» Continuava a ripetermi calmo poi mi prese la mano e se la portò sul suo petto, provai a fare qualche respiro fino a quando non divennero regolari.
«Okay sarà meglio entrare prima che diventiamo zuppi» Disse Ania una volta essersi assicurata che stavo un po' meglio. George ci fece entrare e ci accompagnò fino in camera sua.
Mi sedetti sul letto seguito da Nerone che subito mi saltò in grembo aspettando le coccole, da quando siamo entrati ci ha accolto seguendoci entusiasta. Ania disse qualcosa a George, lui rispose con un "vieni ti accompagno" ed entrambi uscirono dalla stanza, probabilmente Ania gli avrà proposto di preparare una tisana o un tè, come ce li preparava di solito quando dovevamo rilassarci presi dall'ansia di un esame.
Carlos si sedette accanto a me. «Hey stai meglio?» Mi chiese, annuii continuando ad accarezzare il cane. «Si, e grazie per prima» Risposi. «De nada. Visto puoi farcela. Ti aiuteremo noi a trovare un modo diverso per sfogare le tue emozioni» Carlos fu interrotto dal rumore della porta di ingresso. «Amelie sei tu in cucina? Come mai sei già a casa tesoro?» Sentiamo da lontano, Carlos mi guardò non sapendo se dovesse ridere o essere confuso.
Gli risposi che era il padre di George e Amelie era sua madre. «No papà sono io. Eravamo nei paraggi e ha iniziato a piovere quindi siamo venuti qui. C'è anche Lukas e due nostri amici» Sentiamo che gli risponde George urlando dalla cucina. Sentiamo altri borbottii tra Ania, George e suo padre che non riuscii a decifrare. «Papà non credo che..» Disse George, la sua voce era un po' più vicina.
«Tranquillo ci penso io, ci sono cose che hanno bisogno di una conversazione padre-figlio, per quanto voi siate cresciuti restate ancora dei ragazzi e avete ancora bisogno di noi vecchi genitori»
Sentii i passi del padre di George salire le scale e avvicinarsi alla stanza. «Ciao. La vostra amica Ania mi ha dato questo per te» Disse porgendomi una tazza. «Tu devi essere l'altro loro amico» continuò rivolto a Carlos. «Si, mi chiamo Carlos piacere» I due si presentarono poi il padre di George gli chiese se poteva parlare con me, così Carlos uscì raggiungendo Ania e George di sotto.

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