capitolo primo

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dedicata alla mia unica e sola
the one I loved the most

Enjoy my story,
Bayonetta.

-Satoru-Ero immobile da qualche minuto ormai

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-Satoru-
Ero immobile da qualche minuto ormai. Il braccio teso mi tremava, le dita con le quali stavo tendendo la corda si stavano per tagliare, l'occhio destro aperto bruciava come se qualcuno mi avesse appena colpito e il bersaglio mi sembrava sempre più lontano.
Era giugno, quel giorno faceva piuttosto caldo ma nonostante ciò sudavo freddo. Perché non riuscivo ad essere bravo come lui?

-Satoru-
Raddrizzai ancora di più la schiena inspirando a pieno polmoni. La tunica floreale che indossavo impediva i miei movimenti come se fossi legato da un filo spinato, ma non ebbi il tempo per cambiarmi e indossare qualcosa di più consono e comodo.
-Satoru, mi stai ascoltando?-
Anche le mie mani risultavano umide su quel pezzo di legno e la freccia tremava al tremare delle mie dita. Colpire il bersaglio in quelle condizioni mi risultò impossibile.
Abbassai l'arco così come feci con il mio capo, poi gettai il dardo a terra.
Riuscii a sentire il respiro rabbioso di mia madre sul collo.

-Mi aspetto una risposta quando chiamo il tuo nome- ringhiò lei fuori dai denti, tirandomi una piccola spallata mentre si stava dirigendo davanti a me per potermi osservare.
-Perdonatemi- riuscii solo a rispondere -Ero concentrato e non vi ho sentita-

Mi strappò l'arco dalle mani, facendomi alzare il volto di scatto, poi guardai la sua mano mentre lo stringeva sempre più forte attorno alle dita. Avrei giurato lo stesse per rompere. Forse non lo fece perché era quello di mio padre.

-Chi ti ha dato il permesso di tirare con l'arco?-
-Nessuno madre-
Ero consapevole dell'odio che mia madre provasse nei confronti di quello che io consideravo un hobby, perciò cercavo di allenarmi quando lei era fuori dal palazzo, infatti credevo fosse andata al cimitero come faceva ogni giorno da sei mesi a quella parte alle tre di pomeriggio. Forse mi ero prolungato troppo perché guardando la posizione del sole avrei giurato fossero ormai le cinque.

-Sai che non voglio che tu prenda di nascosto l'arco di tuo padre-
Non risposi, non sapevo che dire.
-Lo fai ogni giorno Satoru, pensi che le mie ancelle non me lo vengano a dire?- Raccolse il dardo da terra e porse una mano davanti a se, indicando la faretra sulle mie spalle.
Non obbiettai, con sguardo basso gliela porsi e lei la prese tra le dita quasi con sdegno, come se non fosse appartenuta anche quella a suo marito.
-E parla! Insomma! Non sono qui per cercare un approccio con un muto, assumiti le tue responsabilità!-
-Di che responsabilità stareste parlando?- le domandai puntando i miei occhi azzurri nei suoi ancora più chiari.

Sapeva perché lo facevo, sapeva che seguire le orme di mio padre sarebbe dovuta essere la mia priorità, ma semplicemente non lo accettava.
-Del fatto che non ascolti ciò che ti dico, sono passati mesi dalla morte di tuo padre ma tu ti ostini a rendermi la vita complicata- si fermò un attimo, poi riprese ancora più rabbiosa di prima -ti sposerai tra meno di un anno e ti comporti come un bambino a cui hanno appena strappato il giocattolo da sotto le mani-
-Non si tratta di infantilità-
-E di che si tratta allora?-
-È solo un passatempo per distrarmi madre, nulla di più-
-Sappiamo entrambi che non lo è-

Si voltò di colpo, lasciò cadere ai suoi piedi gli oggetti che precedentemente mi aveva tolto, poi si diresse verso una delle panchine dei nostri giardini.
Sapevo quanto stesse soffrendo dal giorno della sua morte, ma non se la sarebbe dovuta prendere con me, il suo unico figlio, l'unico erede di tutto ciò che mio padre aveva lasciato.
-Non puoi fare la sua fine Satoru, lo capisci questo?-
Annuii. -Tuo padre è morto con quell'arco in pugno-

Era stato ucciso durante una battuta di caccia il giorno di Natale. Era andato nel bosco convinto di poter portare un buon cinghiale da mangiare tutti insieme per festeggiare, ma a tornare indietro da quel posto fu solo il suo braccio.
Nessuno ha ancora parlato riguardo la sua morte. Potrebbe essere stato un orso ad ucciderlo come potrebbe essere stato un assassino pagato da una famiglia rivale alla nostra. Sta di fatto che da quel luogo venne estratto solo il suo arco con la sua faretra, nient'altro.

-Per colpa del suo narcisismo ha lasciato soli una moglie ed un figlio, e non puoi permetterti di fare lo stesso con Utahime e la famiglia che andrete a creare-

Utahime invece era il nome di colei che sarebbe diventata mia moglie.
I nostri genitori sono sempre stati amici di lunga data, ci conosciamo da quando siamo piccoli e ciò che posso dire con certezza è che tra noi non c'è mai stato nient'altro che amicizia. Il nostro sarebbe stato un matrimonio combinato e mia madre, la più grande artefice dietro questa storia, vedeva Utahime come una figlia, più di quanto forse effettivamente vedesse me.

-Non lo farò, madre, non dovete preoccuparvi-
-Tra un mese ci sarà il ballo per il suo compleanno e tu devi starle vicino Satoru, non puoi permetterti errori-
Mi porse una mano sulla guancia, così portai anche io la mia sopra la sua, poi però il suo sguardo di compassione divenne arrogante, sgarbato, feroce.
-Se ti vedo ancora una volta con quell'arco lo farò bruciare sotto i tuoi occhi dal fabbro del paese, siamo intesi?-
Mia madre sapeva essere spietata, lo è sempre stata.
Annuii ancora stringendole la mano con sguardo di sfida, poi la vidi alzarsi e sparire dietro il labirinto in siepe che collegava il giardino al viale principale del palazzo.

Io invece mi diressi verso l'arco, la faretra e le frecce che se ne stavano sul prato ancora umido per la pioggia del giorno precedente. Le raccolsi da terra e me le misi in spalle.
Una cosa che avevo imparato vivendo con lei da 19 anni era che alle sue minacce avrei dovuto rispondere con del menefreghismo.
Se non voleva che io praticassi tiro con l'arco in giardino, l'avrei fatto nella nostra tenuta poco fuori Edo, dove lei non aveva il coraggio di mettere piede, diceva di sentire la presenza di mio padre lì.
Non temevo lei, non temevo nessuno in particolare, da tempo a questa parte ero ormai diventato un fantasma senza sentimenti ne anima.

ikigai || satosuguWhere stories live. Discover now