capitolo quinto

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-Oh, buon pomeriggio-
-Si, già, buon pomeriggio-
Diedi una spallata al ragazzo che mi aveva appena aperto la porta per farmi strada in casa sua.
Era piccola, ma accogliente, colma di dipinti appesi ovunque, perfino sul caminetto oramai spento a causa delle alte temperature di quel periodo.
Sentii la porta richiudersi dietro di me, poi mi voltai.
-A cosa devo questo onore, signor Gojo?-
Potevo sentire ancora quell'ironia pungente nella sua voce. Ero tentato di mandarlo a quel paese ed andarmene da lì ma poi mi ricordai le parole di mia madre.

Dopo che cacciai Geto Suguru da casa mia dovetti affrontare a mie spese l'ira di mia madre, che non appena venne a conoscenza della notizia dalla sua dama di compagnia piombò in camera da letto, dove stavo scambiando quattro chiacchiere con Utahime.
Non curante della presenza della ragazza accanto a me mi tirò un sonoro schiaffo in pieno volto. Poche volte aveva alzato le mani su di me, e in tutte quante era infuriata come non mai.
-Ti rendi conto di quello che hai fatto Satoru?- fu la domanda con la quale esordí. -Certo- le risposi spavaldo -Non me ne pento-
Mi arrivò un altro schiaffo, questa volta sull'altra guancia.
-Dovresti, brutto insolente che non sei altro, quel ragazzo l'ho assunto io, lo pago io, io decido se farlo restare nelle mie stanze o meno, non tu, ma io-
Il pater familias della mia famiglia, era lei. A tutti gli effetti un dittatore degno dei peggiori regimi mondiali.
-Allora andate voi a chiamarlo di nuovo, io non ho la minima intenzione di abbassare il capo davanti a una persona che mi ha mancato di rispetto-
Vidi che strinse il pugno, forse aveva intenzione di tirarmi un altro schiaffo, ma non lo fece, si limitò a digrignare i denti -Andrai tu, domani- mi disse solo puntandomi un dito contro.
-Signora- esordí Utahime in mia difesa. La fulminai con lo sguardo come per farle capire che avrebbe solo peggiorato la situazione, ma era testarda fino in fondo ed era uno dei suoi tratti che ammiravo di più.
-Non penso sia giusto che Satoru vada da lui a scusarsi, con tutto il rispetto, ma è stato quel pittore ad infastidirlo-
La guardò, poi senza curarsi delle parole della ragazza accanto a me, mi fissò negli occhi, e come se nulla fosse asserì -Andrai tu, domani, fine della storia-

E questo è come mi sono ritrovato a bussare davanti un portone in legno nella piazza del paese, tra sguardi indiscreti dei passanti, sussurri che si confondevano nel vento e bambini che mi fissavano, attendendo il momento più opportuno per derubarmi.

-Niente onore, Geto, non sono qui perché lo desideri io- gli risposi alla domanda che precedentemente mi aveva posto.
-Allora perché siete qui?- mi domandò dirigendosi verso la cucina. Lo vidi sparire dietro quella porta per poi riapparire con in mano un vassoio, dove teneva in equilibrio due bicchieri e dell'acqua, mentre io me ne stavo al centro del salotto in piedi.
-Sedetevi- mi disse lui poggiando il vassoio sul tavolino davanti al divano -Non aspettavo visite, perdonate il disordine-

Era incredibilmente pacato quel giorno, non sembrava nemmeno colui che mi aveva mancato di rispetto.
Feci come mi disse e mi sedetti accanto a lui.
-Questo mese il prezzo del tè si è alzato, perciò posso offrirvi solo dell'acqua-
Ogni volta che mi interfacciavo con i problemi che la plebe aveva mi mancava un battito. Io ero abituato a vivere nella lussuria del mio palazzo, contornato da tutti i beni del mondo e da mille persone al mio servizio. Entrare nella casa di Geto, quel giorno, mi fece strano. Mi sentii quasi a disagio per la mia vita, quasi in colpa per avere tutte quelle cose che la gente "normale" non possedeva.

Misi in scena un sorriso -Non c'è problema- gli risposi poi.
Per i secondi successivi il silenzio era diventato pesante, lo sentivo incombere come un macigno sulla mia schiena, poi lui parlò per primo. -Quindi? Perché siete qui? Non avete risposto alla mia domanda-
Già, mi ero quasi dimenticato perché fossi lì, ero talmente preso ad osservare il suo stile di vita che mi ero scordato di essere furioso con lui.
-Sono qui per conto di mia madre- Non che fosse effettivamente vero, perché ero lì per colpa mia, ma fu la prima cosa che mi passò per la mente -È stata lei a dirmi di venire qui per-. Mi interruppe.
Mi porse una mano davanti al volto, intimandomi così di fermarmi, di non andare oltre, e io lo ascoltai.
-Non scusatevi signor Gojo, non fatelo-
Lo guardai con espressione confusa, poi continuò -Non abbassatevi a scusarvi con me, mantenete la vostra maschera da bravo nobile-
Lo osservai mentre abbassava la mano e la poggiava lentamente sopra il bicchiere davanti a noi. -E cosa dovrei fare per convincerti a tornare a dipingere me ed Utahime?-
Alzó le spalle, mentre sorseggiava lentamente. -Nulla, non scusatevi con me e io non mi scuserò con voi-
-Tornerai come nulla fosse accaduto?-
-Come nulla fosse accaduto- ripetè a mo di pappagallo subito dopo aver terminato la mia domanda.

Mi alzai, e mi diressi verso un quadro che se ne stava appeso al muro davanti a noi.
-E come mai?- gli domandai dandogli le spalle.
-Come mai cosa?-
-Come mai questo cambiamento? Lo scorso giorno avrei giurato volessi conficcarmi un pennello nel collo-
Lo sentii ridere un po', poi anche a me scappò una piccola risata.
-Ci siamo mancati di rispetto a vicenda, ero furioso perché avevo paura di non riuscire a terminare un quadro di quelle dimensioni rispettando le tempistiche, ma ripeto, voi non potete abbassarvi a chiedere scusa ad una persona della plebe, siete libero di dire e fare ciò che volete-
-E tu?-
-Io no-
-Perché non ti scusi allora?-
-Perché so di non essere nel torto-

Girai la testa di un poco, per osservarlo con la coda dell'occhio. Se ne stava seduto con la schiena poggiata allo schienale del divano, braccia e gambe aperte, bicchiere che teneva solo con i polpastrelli della mano destra mentre mi osservava da dietro.
-Mi piacciono le persone spavalde- gli dissi con un piccolo sorriso sul volto.
-Anche a me-
Mi girai, andai a sedermi nuovamente accanto a lui nella sua stessa posizione.
-Ah Geto- si girò per guardarmi.
-Si?-
-Sei davvero il pittore migliore di Edo-

ikigai || satosuguWhere stories live. Discover now