capitolo diciannovesimo

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Due giorni dopo l'accaduto, dopo la nostra riconciliazione, Suguru mi chiese di badare alle sue sorelle intanto che chiariva la situazione con Mahito.
-Preferirei non fossero in casa mentre gli dico di andarsene, capisci?- mi aveva detto la sera precedente mentre abbracciati ce ne stavamo stesi sul prato fuori stante la mia tenuta.
Sia Mimiko che Nanako da quello che mi aveva detto tenevano molto a lui, lo vedevano quasi come un fratello, perciò capii perfettamente la situazione.

Infatti, all'alba mi incamminai verso casa del ragazzo dai capelli neri. Tenevo tra le mani due giochini stupidi che usavo quando ero molto piccolo. Erano due cagnolini in legno che aveva fatto fare mio nonno a mano dall'artigiano del paese, vi ero molto affezionato, ma credevo che in quel momento sarebbero serviti più a loro che a me.
Quando glieli diedi, le allontanai con una stupida scusa da casa loro -Vi porto a mangiare del riso con verdure di stagione per pranzo, che ne dite?-
Entrambe avevano accettato di venire con me, il tutto prima che Mahito si svegliasse e potesse notare la mia presenza in quell'abitazione.
Salutai Suguru con un sorriso, poi ce ne andammo.

Mimiko, con i suoi corti capelli marroni che le arrivavano alle spalle, sembrava essere la più timida tra le due, infatti non riuscii a scambiare molte parole con lei, mentre camminava lentamente tenendo la mano alla sorella.
Era piuttosto pallida, temevo non le fosse ancora passata l'influenza che l'aveva colpita ancora tempo fa.
I pochi medicinali che avevamo a disposizione ad Edo erano beni dedicati solo a pochi iniziati, perciò temevo che Suguru non avesse avuto la possibilità di curarla in giusto modo.
-Mimiko, come stai?- le domandai fermandomi un attimo sul bordo della strada, invitandole a seguirmi.
Mi abbassai, inginocchiandomi davanti a lei, prima che tossí sonoramente.
-Così così- mi rispose facendo il gesto con la mano.
-Vuoi tornare a casa?-
Non sarebbe stata la cosa giusta da fare, sapevo che avrei dovuto lasciare Suguru e Mahito da soli, ma la salute di sua sorella era più importante.
-No, sto bene, ho solo un po' freddo-
Avrei scommesso avesse la febbre.
-Te l'avevo detto di bere il brodo stamattina!- Esclamó sua sorella dandole un piccolo colpetto sulla nuca, facendo scaturire in me una piccola risata.

Mi tolsi il cappotto verde di tela che indossavo quel giorno, poi, tenendolo con due dita presi in braccio la bimba dai capelli marroni.
Le passai il mio cappotto, invitandola a metterselo, mentre sua sorella rideva di gusto per le dimensioni della giacca rispetto a quelle della bimba.
-Va meglio?- le chiesi mentre mi alzai, tenendola con il braccio destro e sistemandole l'enorme veste con la mano sinistra. Lei annuí soltanto con entrambe le gote rosse.

-Possiamo andare allora- dissi ad entrambe, prima si incamminarmi di nuovo verso l'osteria migliore che conoscessi ad Edo.
Mimiko poggiò la testa sulla mia spalla, mentre Nanako con entrambe le mani dietro la schiena salterellava di qua e di la per le strade affollate della città.
-Ma quindi- iniziò la bimba dai capelli biondi -Tu non sei solo il capo di mio fratello-
Amavo la spensieratezza dei bambini, la loro convinzione che nessuna domanda potesse risultare fuori luogo.
-No, in realta non lo sono mai stato- le dissi sorridendo, guardando verso il basso.
-Ah no?- mi domandò confusa.
-No, vostro fratello era stato assunto da mia madre, non da me-
-E tua madre è ricca?- continuò curiosa.
-Nanako, ti sembrano domande da fare?- esclamó la bimba che tenevo in braccio, sporgendosi per tirare una pacca sulla testa della sorella, che alzó le spalle -Sto solo chiedendo-
Tra le due sicuramente Nanako era la più spavalda, mentre Mimiko la più tranquilla, quella più ragionevole.

-Si- risposi sorridendo -Si è ricca-
-Dev'essere bella casa tua- continuò la bionda.
-Un giorno vi porto a vederla con vostro fratello, ok?-

Non ebbero il tempo di rispondere alla mia domanda che sentii una voce chiamarmi a pochi passi da me.
-Gojo?-
Alzai il volto, distogliendo lo sguardo da Nanako.
Davanti a me c'era un ragazzo biondo, abbastanza alto, scavato in viso, vestito elegantemente e che camminava in solitudine.
-Nanami- risposi io confuso, corrucciando le sopracciglia.
-Che ci fai qui?- mi chiese allungando una mano davanti a se per stringere la mia. -Che ci fai qui tu piuttosto- sentenziai io subito, ricambiando la stretta.

Nanami era l'erede di uno dei clan affiliati alla mia famiglia, i nostri genitori lavoravano spesso insieme quindi io e lui ci vedevamo ogni tanto.
Poi si erano trasferiti fuori Edo, lasciando abbandonato a se stesso il loro palazzo. Non lo vedevo oramai da circa 5 anni, infatti era piuttosto cambiato da come lo ricordavo.

-I miei genitori hanno deciso di tornare qui per passare l'estate- rispose mettendosi una mano in tasca, prima di poggiarmi l'altra su una spalla -Ho saputo di tuo padre, ti faccio le mie condoglianze-
-Ti ringrazio, avevo già ricevuto la lettera di tua madre quando è accaduto- risposi io sorridendo leggermente. Era ancora un tasto dolente per me, parlare della sua morte.

-Scommetto che stai portando avanti la sua passione no?- mi domandò mettendo anche l'altra mano nella tasca.
-Si, quando mia madre non c'è, sai che è sempre stata contraria-
-Certo- sentenziò annuendo -Immaginavo-
Ci fu successivamente un attimo di silenzio, poi osservò prima Nanako, poi Mimiko.

-Cinque anni fa eri figlio unico- continuò confuso corrucciando le sopracciglia.
-Non sono mie sorelle- gli risposi scuotendo il capo divertito -E chi sono?-

Già, chi erano? Che potevo dirgli? Non potevo mica andare a dirgli "sono le sorelle del ragazzo con cui tradisco la mia futura moglie". Stavo cercando di dire qualcosa, ma non sapevo cosa. Poi parló Nanako.
-Nostro fratello lavora per il signor Gojo, ha accettato di accompagnarci da lui perché mia sorella sta male-
-Ah si?- domandò sospettoso Nanami -Si- risposi sudando freddo -E che lavoro fa?-
-Il pittore- sentenziai sorridendo.
-Oh! È il ragazzo che ha fatto il dipinto a te e Utahime per il suo compleanno?-
Corrucciai le sopracciglia -Come fai a saperlo?-
-Lo ha detto sua madre alla mia, qualche giorno fa era a casa di Utahime e le ha mostrato il dipinto. Delizioso, l'ha definito lei-
-Si, è molto bello-

Non sapendo più cosa dire e volendo staccarmi da lui, me ne andai -È stato un piacere rivederti, Nanami. Passa pure per un tè quando vuoi- gli dissi cambiando direzione.
-Sicuramente-
Fingemmo entrambi un sorriso, poi ognuno andò per la sua strada.

-Chi era quello?- mi domandò Mimiko alzando la testa dalla mia spalla, prima di guardare dietro di se.
-Il pezzo di merda più grande che io abbia mai conosciuto-

ikigai || satosuguWhere stories live. Discover now