capitolo diciottesimo

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Quando arrivai, le lanterne ad olio erano già accese, sia dentro che fuori dalla mia tenuta. Rallentai il mio cavallo, procedendo a passo d'uomo fino all'enorme cancello che divideva il giardino della casa dal resto del bosco.
Con mia grande sorpresa, vidi che legato ad un pezzo di tronco attraverso delle redini c'era un cavallo, vicino all'entrata del palazzo. Era il mio cavallo, quello bianco. Il suo cavallo.

Mentre mi avvicinavo avevo le mani che mi tremavano. Non poteva essere qualcun altro. Mia madre in quel luogo non metteva piede dalla morte di mio padre, Utahime non ci era mai stata, nessun altro sapeva dell'esistenza di quel posto al di fuori di lui.
Tirai un lungo sospiro, prima di scendere dal mio cavallo. Sistemai leggermente la sella, poi sentii dei passi farsi sempre più vicini. Mi girai, guardai il portone della tenuta. Un ragazzo con i capelli neri legati in una crocchia se ne stava lì fermo, con un bicchiere in mano e una sigaretta tra le labbra. La crisi del tabacco in quel periodo si faceva sentire più di quella del tè, quindi mi chiesi dove fosse riuscito a trovarlo.
Non appena mi vide, si bloccò, diventò pietra. Io lo guardai, con una punta di delusione ed una di confusione negli occhi, poi, come niente fosse, presi la faretra e l'arco che se ne stavano nella sacca al di sotto della sella.

Mi incamminai verso l'ingresso e lasciai lì il mio cavallo, legandolo per le redini allo stesso tronco dove Geto aveva legato il suo.
Quando alzai il volto, lui era ancora lì che mi guardava. Feci finta di nulla, distolsi lo sguardo dal suo viso, sarei scoppiato in lacrime se lo avessi guardato troppo a lungo. Avrebbe dovuto essere lui quello ferito, avevo baciato Utahime davanti ai suoi occhi, quindi ne avrebbe avuto tutto il diritto. Eppure, dopo quello che vidi quella mattina, dopo Mahito, ero io quello ferito, disgustato, angosciato.

Andai in direzione del pozzo, lui non fece il minimo movimento. Con il mio solito secchio raccolsi dell'acqua, prima di gettermela in faccia. Che ci faceva nella mia tenuta?
Poggiai le mani sulla pietra, osservando il fondo del pozzo, ascoltando il rumore dell'acqua spostarsi al vento. Chiusi gli occhi, ero lì per sfogarmi con il mio arco, non per parlare con lui, perciò se avessi finto che lui non fosse lí, sarebbe stato più semplice per entrambi vivere la nostra serata in solitudine.

-Vuoi ignorarmi ancora a lungo?-
Una voce proveniente dalle mie spalle mi fece tremare. Sussultai per lo spavento, per lo sgomento di quelle parole. Non lo sentivo parlare dal compleanno di Utahime, eppure sembrava essere passata una vita, mi aveva fatto uno strano effetto.
Non risposi, mi gettai dell'acqua fredda in faccia, ancora una volta, poi un'altra, poi un'altra ancora. Stavo cercando di fingere che lui non ci fosse.
-Puoi rispondere?-
Eppure le sue domande me lo stavano rendendo impossibile.
-Potresti stare zitto?- gli domandai voltando leggermente il capo, per poterlo osservare con la coda dell'occhio.

Gettò la sigaretta a terra con l'indice e il pollice della mano destra, poi poggiò una spalla al muro, sempre tenendo saldo il bicchiere.
-Stare zitto?- mi domandò con tono deluso, guardandomi corrucciando le sopracciglia .
-Si, si stare zitto hai capito-
-Oh io dovrei stare zitto? Davvero?-
-Si, che cazzo sei, sordo?- esclamai voltandomi di colpo, allargando le braccia.
-Te lo devo ripetere? Stai zitto, chiudi quella cazzo di bocca, sto cercando di pensare che tu non sia qui ma se continui a farmi domande mi risulta un po' difficile-
Spalancó gli occhi con stupore. Ero sicuro che non avesse la minima idea del fatto che avessi conosciuto Mahito, a giudicare dalla sua espressione. Sembrava dicesse "dovrei essere io quello furioso con te, quindi perché sei tu quello che si sta alterando?"

-Puoi sempre andartene se ti urta la mia presenza-
Mi stavo per voltare nuovamente verso il pozzo, ma poi, dopo quell'affermazione, mi bloccai.
-Io? Io dovrei andarmene da casa mia?-
Alzó le spalle -Io di certo non me ne vado-
-Non dovresti nemmeno essere qui- gli dissi fuori dai denti, girandomi nuovamente nella sua direzione.
-Non mi aspettavo che saresti venuto qua tu, se no me ne sarei stato a casa mia-

ikigai || satosuguWhere stories live. Discover now