capitolo ventiduesimo

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se siete minorenni,
siete pregati
di skippare il capitolo!

-È il mio momento questo Satoru- mi disse iniziando a sbottonarsi la camicia, mentre dal basso lo guardavo con sguardo confuso -Tu non sei mai stato con un uomo- mi fece notare mentre lentamente i pantaloni iniziavano a lasciarsi cadere lungo i suoi fianchi fino a toccare terra.
Era vero. Non ero mai stato con un uomo prima d'ora, nemmeno con una donna in realtà. Tra me ed Utahime non c'era mai stato nulla, non riuscivo a vederla sotto una luce diversa da quella che la dipingeva come una sorella per me.
Scossi leggermente il capo -È vero- sentenziai non sapendo cos'altro aggiungere.
Come ci si comportava in quelle situazioni?

Si sfilò le mutande, rimanendo nudo davanti a me -Posso?- mi dissi poi indicando la vasca dentro la quale me ne stavo steso.
-Te l'ho chiesto io- risposi facendomi più piccolo per lasciargli lo spazio necessario per entrare -Non serve nemmeno una risposta alla tua domanda- conclusi osservandolo mettere prima un piede, poi un altro nell'acqua che per l'impatto schizzó leggermente sul pavimento sottostante.

Si avvicinò a me, lentamente, guardandomi dall'alto verso il basso mentre se ne stava inginocchiato davanti ai miei occhi.
Mi prese la mano destra e la fece scorrere lungo tutto il suo corpo.
-Hai paura?- mi domandò mentre lasciavo che trasportasse il mio palmo sempre più giù.
-No- gli dissi.
Mentivo. Non perché avessi paura di lui, ma perché non sapevo cosa fare, cosa dire, come comportarmi, e la cosa mi metteva alquanto a disagio. In più, se aggiungiamo il fatto che lui fosse stato a letto già con Mahito, mi veniva da vomitare.
-Ne sei sicuro?-
-No- gli risposi inghiottendo sonoramente, così lasció andare la presa, piegandosi davanti al mio volto.
-Se non vuoi possiamo fare a meno- mi disse portandomi delicatamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro. -No, voglio, è solo che-
-È solo che?-
-Vacci piano, tutto qua- gli dissi mordendomi il labbro inferiore, vedendo come il suo viso si tramutò in un'espressione soddisfatta.

Immediatamente mi tirò a se, facendo uscire dall'acqua il mio busto e lasciando sommerso solo dalle cosce in giù. I nostri membri erano ormai a contatto e io sentii una scarica elettrica lungo la schiena percorrermi per circa cinque secondi.
Avevo già fantasticato su di lui, mi ero già toccato su di lui. Mi sentivo sporco per questo ma non potevo farne a meno. Eppure in quel momento era tutto diverso. Non ero più io a toccarmi, era lui a toccare me.

Iniziò a muovere la sua mano su e giù, ripetutamente, mentre mi aggrappavo alle sue spalle che in quel momento mi sembravano l'appiglio migliore per non cadere su me stesso.
-Toccami- mi disse guardandomi negli occhi.
Lo guardai quasi intimorito, incapace di capire cosa dovessi fare, così ancora una volta fu lui a toccare me, portando la mia mano sul suo pene e facendomi fare lo stesso gesto che stava facendo lui con il mio -Così- ansimó sulle mie labbra -Esatto-

Rimanemmo così per qualche minuto, ansimando l'uno nella bocca dell'altro mentre le nostre lingue si cercavano, i nostri respiri s'incrociavano. Poi d'un tratto il suo volto mutò. Voleva di più, potevo leggerglielo negli occhi. Sarei stato in grado io di dargli ciò che voleva?
-Non riesco più a resisterti- mi sussurró ad un orecchio, prima di prendermi per la nuca e girarmi di colpo.
Mi ritrovai con le mani poggiate al bordo della vasca, spaventato da ciò che stava per accadere.

La mia più grande paura è il dolore. Fisico o mentale che sia, io avevo paura del dolore. Cercai nuovamente il contatto visivo, ma quando trovai i suoi occhi, li vidi assetati di piacere e capii che ormai c'ero dentro a tutti gli effetti.
-Piegati- mi disse con voce rauca, spingendomi la testa verso il lato più lontano della vasca, lasciandomi con le braccia a penzoloni fuori da essa.
-Suguru- ebbi solo la forza di dirgli.
-Non ti preoccupare, farò piano- mi rispose.
Portò una mano sui miei fianchi poi con l'altra lo vidi con la coda dell'occhio portarsi una mano alla bocca. La leccò da cima a fondo prestando particolarmente attenzione alle dita, prima di infilarne due dentro di me, facendomi immediatamente cacciare un urlo che non ebbi il tempo di frenare con le mie labbra.
-Stai zitto- mi disse muovendole lentamente avanti ed indietro -Non c'è bisogno che gli animali della foresta ti sentano urlare-

Continuó così per qualche minuto, ed io attendevo nella speranza che quel dolore passasse, che si alleviasse. Chiusi gli occhi e contai fino a tre -Sei sicuro?- mi domandò all'orecchio abbassandosi verso di me sempre mantenendo le dita dove erano ormai da un po'.
Avrei voluto dirgli di no, avrei voluto dirgli che per oggi sarebbe bastato così, che non mi aspettavo una cosa del genere. Eppure riuscii solo a dire -Sono sicuro-

Quando mi penetrò non urlai come prima, non emisi il singolo rumore. Mi limitai a stringere i denti, a mordermi il labbro e a tenermi saldo ai bordi della vasca mentre lacrime calde calavano lungo il mio volto. Finche quel dolore non tramutò in piacere.
Quando capii che mi stava piacendo, che mi stava stimolando, il mio pene reagì d'istinto e quando lui se ne accorse lo prese in mano, iniziando a muovere su e giù, su e giù, come prima.

-Vedo che ti sta piacendo- mi disse girandomi leggermente il volto in modo tale che potessi guardarlo. Non risposi, mi limitai a ansimare.
Così, decise poi di girarmi, infilandosi tra le mie gambe -Apri le gambe- mi disse portando il suo pene nuovamente all'interno della mia fessura. -Toccati- sentenziò mentre io ormai gli avevo già cinto le braccia attorno al collo -È eccitante- continuó all'altezza del mio collo, così feci come mi disse.
Non provavo imbarazzo, dolore o paura. Tutt'altro, ero pervaso da un piacere mai provato prima. E quando mi mise le mani attorno al collo ed iniziò a stringere, temetti di morire e raggiungere il paradiso insieme a lui.
-Cazzo!- esclamó alzando il volto verso l'altro, mantenendo sempre la presa salda sul mio collo, mentre il con una mano poggiata sulle sue e l'altra attorno al mio pene, venivo con lui.

Cadde su di me, ed io lo abbracciai.
Rimanemmo così tutta notte, addormentandoci l'uno sull'altro, con il fiato corto, graffi sulle spalle ed acqua ormai bollente che ci coccolava come una coperta.

ikigai || satosuguWhere stories live. Discover now