[CAPITOLO 8]

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LONDRA

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LONDRA

2 luglio 1997

Da un giorno la ex principessa del Galles aveva compiuto 36 anni, quel giorno si alzò a Kensington Palace alle 7.
Diana non aveva un sonno pesante, si svegliava la notte e veniva assalita da mille pensieri. Ma si era imposta una rigida gestione della sua salute e della sua bellezza, per cui cercava di favorire il riposo rispettando sempre gli stessi orari in cui si coricava e alzava.
I compleanni non la rendevano particolarmente entusiasta, li considerava il promemoria che fosse invecchiata di un anno e in genere li sfruttava per attirare l'attenzione su eventi di beneficenza, più che per il proprio divertimento personale.

Ciò nonostante fu molto contenta quando, subito dopo una tazza di caffè leggero, le passarono al telefono il principe Harry, il suo secondogenito che chiamava dal collegio di Ludgrove nel Middlesex, e lo sentì cantare Happy Birthday con un gruppo di compagni di classe.
Quando scese per la colazione, Diana scoprì di aver ricevuto circa novanta mazzi di fiori da amici, parenti, personalità e celebrità. La principessa aveva deciso di lavorare come tutti gli altri giorni, ma il resto del mondo ci teneva a farla festeggiare. Quindi uscì di casa per recarsi a fare il consueto tuffo in una piscina privata, dove restava per venti minuti. Poi andò in palestra. Questa piccola routine non era negoziabile, ogni impegno doveva essere programmato in modo da poter rispettare la nuotata e la ginnastica.
La principessa fece quindi la sua solita colazione, pane tostato con fagioli, un pompelmo rosa e una spremuta d'arancia.
Iniziò poi a prepararsi mentalmente per l'evento ufficiale della giornata, il gala per i 100 anni della Tate Gallery di Londra, l'istituzione culturale che ospita la collezione nazionale di arte britannica del Regno Unito e di arte moderna e contemporanea internazionale.

L'ora di pranzo arrivò rapidamente, e Diana consumò un pasto leggero e quasi vegetariano, altro dettaglio che l'aveva fatta sentire sempre estranea dai Windsor appassionati di caccia. Probabilmente si concesse il suo piatto preferito, peperoni ripieni di riso, pomodoro, funghi, basilico, mozzarella e zucchine, con appena qualche pezzetto di bacon. Dopo pranzo si riposò prima di ricevere lo staff per il guardaroba, trucco e capelli che l'avrebbe preparata per la serata.

Poi arrivò la sera, e Diana indossò un abito lungo da sera brillantinato firmato Jacques Azagury, provò qualche gioiello e alla fine decise che avrebbe indossato il choker di smeraldi e diamanti che a volte aveva convertito all'uso di fascetta sulla fronte, un paio di orecchini con brillanti e un bracciale rigido con smeraldi e diamanti, come pochette utilizzò una borsa fatta appositamente per lei, una Clutch in satin nera decorata con una conchiglia di ottone placcata in oro, il nome di chi l'aveva realizzata era un azienda italiana di nome Leu Locati, che creava borse fatte a mano

Diana era una divorziata e da poco aveva iniziato una nuova relazione, il fortunato era Dodi al Fayed, un imprenditore e produttore cinematografico egiziano, figlio del miliardario Mohamed Al Fayed, nonché proprietario dei negozi Harrords.
Al quel tempo la relazione con Dodi era ancora ufficiale, per cui il suo cavaliere quella sera sarebbe stato il fratello, il conte Charles Spencer.
La principessa era l'ospite d'onore per una raccolta fondi sponsorizzata da Chanel ed era stata invitata dal direttore del Tate in persona, Nicholas Serota, marito al tempo della sua amica del cuore Dame Angela Beveridge con cui Diana faceva volontariato per i malati di AIDS. Al suo arrivo al gala era bellissima e tutti, dagli ospiti alla gente comune accalcata dietro alle transenne per vederla, le auguravano buon compleanno reggendo palloncini colorati, e le offrivano mazzi di fiori. Diana si concesse per qualche minuto, strinse qualche mano e poi entrò. Cenò al tavolo con l'attrice francese Carole Bouquet, con la modella Iman, che da cinque anni era anche la moglie di David Bowie, con l'attore Steve Martin e tutti i membri dell'alta società britannica pronti a firmare assegni per le buone cause che sosteneva. E alla fine, quando rientrò stanca a Kensington Palace, pensò che, nonostante tutto, quel compleanno era stato divertente.

 𝐓𝐑𝐄𝐀𝐓𝐌𝐄𝐍𝐓  Volume IIWo Geschichten leben. Entdecke jetzt