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Aaris

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Aaris

Fissava quel volto che la osservava dallo specchio dove per tanto tempo aveva visto soltanto una maschera così perfetta da credere che fosse reale. Aveva smesso di piangere da qualche ora e si era rinchiusa in camera per non rischiare di essere vista dai genitori.

Non riusciva a smettere di guardare quel riflesso tanto simile, ma al tempo stesso tanto diverso da quello che era abituata a scorgere. Si toccava la pelle, aveva una consistenza così ruvida, piena di imperfezioni, dei piccoli puntini sporgenti e appuntiti. Aveva dei leggeri solchi sotto agli occhi su cui si posava pesante l'ombra causata dalla flebile luce proveniente dalla finestra e, sulla guancia, quattro piccoli punti marroncini che rompevano la simmetria del volto.

Le labbra avevano delle piccole scalfitture verticali che svanivano se allungava la bocca in un sorriso, operazione che al momento le sembrava quasi impossibile.

Non aveva mai avuto problemi a sorridere, era una cosa semplicissima, come battere le ciglia, quasi involontaria. Eppure non ci riusciva, muoveva gli angoli della bocca, ma quello che usciva fuori era qualcosa di strano che non aveva niente a che vedere con l'espressione che aveva sempre fatto con tanta facilità.

Il problema, si rese conto, erano gli occhi. Non li aveva mai visti tanto belli, il loro color noce scuro era profondo e vivo, le pupille brillavano di una luce splendida, ma non ne aveva il minimo controllo.

Apparivano scoperti e sinceri, mostravano quello che aveva dentro. Osservandoli le sembrò di entrare in un pozzo profondissimo e privo di luce, ma che custodiva il tesoro più prezioso che si potesse desiderare.

I suoi occhi le apparivano più belli e più profondi di come le si erano mostrati quelli di Wayll, forse perché dentro riusciva a scorgere la vera sé stessa, una persona che per troppo tempo era rimasta rinchiusa in una prigione di falsità.

Non capì perché, ma improvvisamente divennero più lucidi e dopo poco una lacrima le discese lentamente sul volto. Aveva vissuto per tutta la vita in una menzogna. Tutto ciò in cui aveva sempre creduto probabilmente non era reale.

Aveva pensato di essere una persona forte, migliore degli altri in ogni cosa, ma era stata debole come tutti loro. Si era fatta ingannare, aveva ceduto la sua anima in cambio di una vita vuota e priva di significato.

Ora poteva vedere tutto ciò che si era persa e, malgrado quelle emozioni tanto forti le avessero fatto male, malgrado avesse sentito di morire, era più viva che mai e si rendeva conto che in tutta la sua esistenza era stata un travestimento, era stata una maschera di falsità, era stata una schiava e aveva accettato senza fiatare le catene che le legavano l'anima.

Ma non avrebbe più accettato nulla del genere. Avrebbe combattuto perché tutti si rendessero conto di essere schiavi di una maschera, avevano sempre vissuto indirettamente, vedevano il mondo da degli occhi che non erano i loro, esistevano senza essere mai nati realmente, e morivano senza aver mai vissuto.

MOÌRIAS-L'ombra della luce-Where stories live. Discover now