XVIII

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Aaris

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Aaris

Aveva appena finito di raccontargli brevemente della sua vita e del modo in cui era riuscita a togliersi la maschera.

Louid era rimasto stupito, aveva detto che la sua forza di volontà era riuscita a superare la barriera e l'aveva liberata. Probabilmente alcuni legami della sua "tuta" – così la chiamava – erano difettosi e avevano portato a quelle deboli emozioni che aveva provato fin da quando era nata.

«È bello sai, parlare di nuovo con qualcuno, è ormai molto tempo che sono rinchiuso qui dentro» disse lui.

Aaris sorrise, non sapeva ancora nulla di quell'uomo, ma riusciva a leggergli negli occhi tutta la sofferenza che provava.

«Come è potuto accadere tutto questo?» gli domandò. Non riusciva a capacitarsi di tutto quello che Nauìya aveva fatto, come poteva una persona da sola cambiare in tale maniera un mondo intero?

«Sono stato uno stolto, tutto qua; sai, lei era la mia migliore amica, siamo cresciuti insieme» disse con un sorriso amaro mentre pareva immerso nei ricordi.

Aaris strabuzzò gli occhi, come poteva essere? E se davvero era così, perché ora lui si trovava rinchiuso in un luogo del genere mentre lei governava Aretem?

«Oh sì» rise l'uomo notando il suo sguardo. «Quando ci siamo conosciuti la prima volta lei era solo un'orfanella sporca di fango che cercava di rubare di nascosto del cibo dall'edificio dove ero stato cresciuto insieme agli altri bambini che avevano perso i genitori. La vidi mentre tentava di arrampicarsi sulle grate per entrare, era troppo alto per lei, ma persisteva a non arrendersi» raccontò con lo sguardo immerso nei ricordi, Aaris non riusciva a immaginare un tempo e un luogo tanto diversi da quello che era abituata a conoscere, le sembrava inconcepibile che dei bambini potessero perdere i genitori a una così tenera età, e ancora di più che potessero patire la fame al punto da essere spinti a rubare.

«La aiutai, le passai un pezzo di pane oltre al cancello e lei lo mangiò vicino a me senza parlare. Tornò anche il giorno dopo e quello dopo ancora, io iniziai a nascondere parte del mio pranzo per darlo a lei. Prendemmo l'abitudine di raccontarci che cosa avevamo fatto durante la giornata prima di incontrarci. Lei viveva ogni genere di avventura e ascoltarla era come leggere libri che narravano di storie appartenenti a un altro mondo. Eravamo molto diversi, e me ne resi conto subito, ma lei non sembrava annoiata quando le raccontavo dei miei esperimenti, anzi, mi incoraggiava, diceva che avevo talento. È grazie a lei che ho capito che quella era la mia vocazione, sono passato dal simulare una finta eruzione vulcanica di schiuma a realizzare oggetti in grado di volare, oggetti in grado di muoversi da soli partendo dalla forza meccanica, per poi studiare ogni cosa attorno a me tentando di comprenderne il funzionamento».

Fece una piccola pausa, forse ripensando agli anni della sua infanzia. Aaris era stupita di come quei ricordi fossero pieni di emozioni, tutte le sue memorie erano soltanto immagini piatte e senza significato, era come se non fosse mai esistita, le sue azioni erano destinate a svanire nel nulla, lei era destinata a diventare nulla, privare le persone delle loro emozioni era come farle cessare di esistere.

MOÌRIAS-L'ombra della luce-Where stories live. Discover now