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Zen

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Zen

Dolore.

Fu quella la prima cosa che sentì. Un intero mondo sembrava gridare e spingere per uscire dal suo cuore.

Quelle grida però, quelle voci disperate, erano parte di lei e diedero vita alle sue corde vocali che emisero un suono che mai aveva creduto di essere in grado di emettere.

Non era abbastanza, non aveva abbastanza fiato per esprimere ciò che la stava dilaniando nel tentativo di uscire allo scoperto. Sentiva degli artigli affilati che le graffiavano l'anima. No. Era l'anima stessa ad avere gli artigli, si dimenava dentro al suo corpo e lottava per uscire.

Per troppo tempo era stata messa in catene, per troppo tempo aveva covato odio e vendetta, e ora non sembrava più avere il controllo, era una belva impazzita che nulla avrebbe più potuto fermare.

Gridò. Gridò più forte che poté, ma non era abbastanza. Non per quello che aveva subito. Non sarebbe mai stato abbastanza.

Per tutto quel tempo era stato come osservare la propria vita da oltre un vetro, sbatteva forte i pugni nel tentativo di liberarsi, di ribellarsi a quello che le era capitato, ma il vetro rimaneva intatto e lei era costretta a vedere ciò che il suo corpo faceva senza il suo permesso.

Con il passare degli anni si era sentita sempre più debole, sfinita. La sua vita era stata prosciugata del tutto, aveva quasi ceduto completamente, le sofferenze erano troppe per poter continuare, era troppo per lei.

Ma poi era comparso Louid. Erano cinquant'anni che non lo vedeva, un tempo che le era parso infinito. Seppure di aspetto fosse molto diverso da come lo ricordava, lo aveva riconosciuto immediatamente.

Era stato come se un angelo fosse giunto dal cielo per darle la grazia dopo tante pene, si era sentita più forte, più viva e aveva ripreso a lottare contro quel vetro che la separava da lui.

Aveva gridato nel vederlo crollare a terra, ucciso a tradimento da quel vigliacco. Aveva gridato quando gli occhi di lui si erano posati sui suoi con sguardo sconfitto. Louid vedeva solo il vetro, vedeva solo la prigione che li teneva lontani, e se ne era andato per sempre prima di poterla vedere libera, prima di poter posare le pupille sullo sguardo felice della persona che amava.

Zen gridò ancora, la sua era una sofferenza che non aveva pari. Era giusto così, era colpa sua se tutto quello era successo. Era colpa sua se Louid era morto.

Non lo aveva ascoltato, aveva seguito Nauìya, e ne aveva pagato il caro prezzo.

Era morta. Giorno dopo giorno; i suoi colpi sul vetro erano diventati più deboli, lei era diventata più stanca, e a ogni colpo la sua prigione sembrava più forte, come se traesse energia da lei, risucchiandole ogni forza vitale.

Fece un passo avanti controllando di nuovo il suo corpo dopo tanto tempo. Era insicuro e debole, non era più ciò cui era abituata, non c'era più niente di giovane e agile in lei, solo una vecchia stanca della vita, stanca della sofferenza che aveva dovuto patire giorno dopo giorno, stanca del rimorso per aver abbandonato la persona che più amava al mondo, stanca dei rimpianti, stanca della realtà che a ogni ora che passava le ricordava gli errori che aveva commesso e le straziava il cuore con un'altra lama di sofferenza.

MOÌRIAS-L'ombra della luce-Where stories live. Discover now