Diamond 2

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Il dolore è inevitabile, ma soffrire è una scelta.
Fëdor Dostoevskij

Scesi le scale con il ricordo di quel momento di dolore e soffrimento che pesò sulle mie spalle come un macigno.

La mente mi riportò alla violenza crudele inflitta dall'uomo che mio padre mi costrinse a sposare.

Mi nascosi dietro la porta, sentii il suo parlare al telefono. Anche se a distanza, riuscii a percepire la sua voce carica di disprezzo.

Ascoltai le sue parole fredde e disinteressate, il mio cuore batté velocemente, una miscela di rabbia e paura.

Il mio respiro si fece affannoso, la sudorazione aumentò e un tremolio si fece padrone delle mie mani.

Sentii quella parola.
L'unica che mai avrei immaginato di udire.

Chiusi gli occhi cercando di metabolizzare quanto udito, la mente venne pervasa da una confusione inverosimile e il corpo da un improvviso abbandono delle energie.

Strinsi la mano in un pugno saldo e deglutii a vuoto non riuscendo a convincermi della veridicità di una tale affermazione.

Rimasi immobile dietro alla porta nel mentre che Eros continuò a parlare al telefono <Sei sicura?!> udii la sua voce spregevole diffondersi nel corridoio, carica di rabbia. <Com'è possibile che lo abbiano catturato?!> affermò a gran tono, seguito da un colpo sul tavolo <Lui non deve sapere nulla. Ti è chiaro? Non deve dire nulla e il König deve stare lontano da questa villa. Non è ancora arrivato il momento per eseguire alcun piano. Lei non è pronta.>

Non riuscii a reggermi e scivolai lentamente verso il suolo stringendo le ginocchia al petto, chiudendo gli occhi all'udire della parola "König".

Lo psichiatra n. 7 morì dinanzi ai miei occhi, vidi quelle gemme dorate chiudersi tra le mie braccia, il sangue colare e macchiare la sua anima, lui mi abbandonò, una pallottola perforò il suo petto e io assistetti in silenzio. L'uomo che scoprii si chiamasse Ivan Ghellen morì quel giorno davanti all'intera fazione a causa di Luke.

Strinsi la testa fra le mani e chiusi le orecchie, il respiro si interruppe, non riuscii ad inspirare aria o ad espirare, cercai di alzarmi ma colpii la porta emettendo un'enorme rumore, strinsi il collo in una presa salda, mi parve di sprofondare nel mio stesso corpo, non riuscii a controllarmi, come se i miei polmoni avessero deciso di arrestarsi indipendentemente dalla mia volontà.

Mi ressi alla parete cercando di inspirare anche solo un poco di ossigeno, Eros mi sentì e mi raggiunse <Che succede? Che stai facendo?> alzai gli occhi lucidi per il mancato respiro e il nome che sentii dalla sua chiamata, lo guardai con disprezzo effettuando due passi indietro nel momento in cui cercò di avvicinarsi <Stai soffocando, dannazione!> esclamò per poi stringermi il braccio con forza e condurmi con lui dentro la stanza, uscimmo in balcone e mi soffio sul volto colpendomi in mezzo alle spalle.

<Ma che diavolo ti sta succedendo?!> mi strinse nuovamente conducendomi in bagno, vidi il mio riflesso allo specchio, il mio volto bluastro e gli occhi che da cangianti assunsero il colore dei capelli ramati, le ferite che mi provocò e il corpo che venne usato da molti rendendolo sporco e nullo alla mia vista.

Mi costrinse a distendermi a terra e con le sue mani mi toccò le guance e il collo con acqua gelida. Uno spiraglio di ossigeno fece ritorno nei miei polmoni. Lentamente, il senso di soffocamento si dissolse in piccoli respiri. Chiusi gli occhi, inspirai ed espirai quanto potei, fino a riuscire a rialzarmi con fatica, sedendomi stanca contro la parete.

<Cos'è successo? Che hai fatto?!> urlò Eros davanti a me, dovetti alzare lo sguardo per incrociare i suoi occhi <Pensi che suicidarti sia la soluzione?> strinsi gli occhi guardandolo con disprezzo <Non vali la mia vita.> riuscii a pronunciare anche se a fatica, lui si abbassò al mio livello <E chi lo è?> chiese quasi sussurrando, distolsi lo sguardo e lui mi prese da un braccio posizionandomi dinanzi allo specchio <Guardati. Per chi pensi che valga la tua vita?> mi accarezzò il braccio fermandosi intenzionalmente su ogni ferita presente <Una che si fa male per il solo gusto di soffrire.> scese sul mio petto, sfiorandomi i seni e posizionando la mano sul ventre <Che è stata usata da tutti.> concluse guardandomi con disgusto per poi uscire dal bagno e tornare nella stanza.

The Promise 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora