Diamond 12

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Il pianto offusca le proprie colpe e permette di accusare, senz'obiezioni, il destino.
Italo Svevo


Oggi è solamente il secondo giorno senza lo psichiatra e a me sembra sia passata un'eternità.

Mi manca la sua voce.
La sua presenza.
Il suo profumo.
Mi manca lui.

Percepisco ancora il suo delicato tocco, il suo ginocchio a contatto con la mia intimità.
Percepisco i battiti del suo cuore, il calore del suo respiro, il sapore delle sue labbra sulle mie.
Percepisco la sua essenza in tutta me stessa.
Percepisco ancora lui, in ogni parte di me.

Mi alzai dal letto e indossai un paio di jeans, procedendo verso la stanza dello psichiatra. Entrai, inspirando il profumo che ancora aleggiava nell'aria. Presi una delle sue felpe e la misi.

Scesi al piano inferiore. <Brayan!> lo chiamai, ma nessuna risposta giunse. Decisi quindi di recarmi nell'unico luogo in cui ero certa di trovarlo: la cucina.

Varcai la soglia e lo vidi impegnato a tagliare delle verdure. <Brayan> lo chiamai di nuovo, e lui alzò lo sguardo verso di me. <Oh, ciao Dia, stavo giusto preparando il pranzo.> disse mentre mi avvicinavo. <Ieri non mi hai risposto. Che cosa è andato a fare lo psichiatra in Inghilterra?> domandai di nuovo, ma lui mi ignorò dirigendosi verso il frigo.

<Brayan.> lo strinsi per un braccio e lo feci voltare verso di me. <Smettila di ignorarmi e rispondi alla mia semplice domanda.>

<Semplice? Tu mi vuoi morto, Diamond.> disse con serietà, superandomi e tornando alle verdure.

<Perché? Tranquillo, non andrò a riferire tutto alla polizia.> affermai ironicamente, mentre mi sedevo sulla sedia di fronte a lui.

<Anche se decidessi di farlo, nessuno ti crederebbe.> disse con un sorriso, interrompendo il taglio delle verdure e tornando serio. <Non ho molte informazioni. Questa volta non posso esserti d'aiuto.> concluse, evitando il contatto visivo.

<Stai mentendo. Sono sicura che sai tutto. Ma va bene. Non me lo dire, lo scoprirò da sola.> pronunciai, alzandomi dalla sedia e uscendo dalla cucina.

<Aspetta, cosa hai intenzione di fare?> domandò, e potei sentire i suoi passi avvicinarsi a me.

Mi voltai verso di lui. <Andare in vacanza, in Inghilterra.> dissi, alzando le spalle con indifferenza.

Con uno sguardo sorpreso, si avvicinò ulteriormente a me. <No. Non lo raggiungerai. Diamond, ascolta, non sono uno di quei ragazzi che ama imporsi, ma ti prego, non mettermi in questa situazione. Sai com'è fatto il König, non mi perdonerà.> pronunciò con tono di supplica. <Ti prego.> concluse, visibilmente preoccupato.

So bene com'è Emilien, e so che non lo perdonerà facilmente. Ma devo vederlo, non riesco a restare qui senza di lui. Mi sento vuota, sola, vulnerabile. È vero, Brayan è qui con me, ma lui non è lo psichiatra. Non mi dà la stessa sensazione di forza che provo con Emilien.

Mi sono abituata a svegliarmi e ad attendere con ansia ogni sera il suo ritorno, ad aprire la porta e vederlo entrare, salutandomi con quella voce profonda che mi fa rabbrividire.

Mi sono abituata al profumo di narciso che lo accompagna, e all'autorità che emana con la sua sola presenza.

Mi sono abituata a lui.

<Non seguirmi. Gli dirò che sono uscita di notte mentre tu dormivi, così non avrai colpe.> dissi, cercando di rassicurarlo.

Brayan si toccò nervosamente i capelli prima di fissarmi con i suoi occhi oceano. <Tu non capisci. Lavoro per lui, il König è il mio capo. Se fallisco un compito così semplice come quello di stare accanto a te, come posso sperare che mi affidi le grandi operazioni?> abbassai lo sguardo sulle sue mani che iniziarono a tremare.

The Promise 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora