Diamond 15

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Sei tu la parte migliore di me stesso, il limpido specchio dei miei occhi, il profondo del cuore, il nutrimento, la fortuna, l’oggetto di ogni mia speranza, il solo cielo della mia terra, il paradiso cui aspiro.
William Shakespeare


Trascorsi l'intero viaggio sul jet a pensare a cosa avrei dovuto dire allo psichiatra: parlargli di Victoria e della sua richiesta oppure dimenticare l'argomento e ignorare le sue parole? Non ho ancora deciso cosa fare; devo prima sentire la sua versione della storia e capire se Victoria è stata del tutto sincera con me.

Devo capire se Emilien ha davvero rovinato la sua vita per puro egoismo o se c'è qualcos'altro che ancora non so. Non posso giudicare senza prima ascoltare entrambe le loro versioni, non sarebbe giusto nei suoi confronti.

Brayan rimase di fronte alla porta d'ingresso della villa per tutto il pomeriggio. Gli offrii di entrare, ma con mia sorpresa rifiutò. L'unica cosa che accettò fu una tisana al limone e zenzero per scaldarsi.

Mi feci una doccia e preparai qualcosa da mangiare per cena. Lo psichiatra sarebbe tornato da lì a poco e, almeno per questa volta, volevo che mangiasse qualcosa preparato da me anziché dal cuoco. Decisi di preparare un piatto tipico italiano che amavo mangiare in orfanotrofio: la lasagna.

Giunta sera, esattamente come aveva promesso, sentii la porta aprirsi. Posai il piatto che tenevo in mano e corsi da lui abbracciandolo. <Bentornato.> dissi, stringendolo con forza mentre lui ricambiava.

Inspirai il suo profumo sciogliendo l'abbraccio e guardando il miele nei suoi occhi. Sorrisi e gli sistemai una ciocca nera che gli era caduta sulle ciglia. <Ho preparato la cena.> affermai con entusiasmo. <Vieni con me.> dissi, sorridendo e stringendo la sua mano per condurlo in salotto. Lo spinsi delicatamente facendolo sedere sul divano davanti alla vetrata. <Aspettami qui> aggiunsi, tornando in cucina. Presi i due piatti che avevo preparato e li portai in salotto.

<Eccomi qui.> affermai felice. <Cos'hai?> chiesi, notando i suoi occhi spenti. Lui scosse appena la testa, sollevando le spalle e stringendo il piatto.

<Hai preparato tutto da sola?> domandò con voce stanca.

Misi il mio piatto sul tavolino accanto e mi sedetti sulla sua coscia, sfiorandogli delicatamente la guancia. Lui abbassò la testa, come se volesse appoggiarla sulla mia mano, e chiuse gli occhi. <Dove sei stato?> chiesi, ignorando la sua precedente domanda e posando anche il suo piatto sul tavolino.

Inspirò profondamente e riaprì gli occhi, guardandomi. <Da Isabel.> rispose quasi sussurrando, pronunciando l'unico nome che avrei preferito non sentire mai più. <È successo qualcosa?> chiesi, notando il suo sguardo vagare su un punto oltre di me e la sua espressione farsi triste. <Emilien.> dissi, sedendomi a cavalcioni su di lui e prendendo il suo viso tra le mie mani. <Cos'è successo?> insistetti, cercando il contatto visivo.

Deglutì a vuoto prima di rispondere. <Anche tu mi consideri il cattivo nella tua storia? Pensi che io sia solo un bambino traumatizzato e non un uomo? Pensi che io sia vuoto? Freddo? Un bastardo, un debole?> chiese con occhi stanchi e voce bassa.

Scossi la testa incredula. <No, tu sei il mio eroe. Sei colui che mi ha salvato, non il cattivo. Per me sei l'unico degno di essere chiamato Uomo. Sei premuroso, dolce, gentile, sei l'uomo più forte che abbia mai incontrato. Sei l'unico di cui mi sia mai innamorata, Emilien.> dichiarai avvicinandomi e posando un bacio delicato sulle sue labbra. <Ti amo e ti amerò sempre.> affermai con un sorriso sincero, accarezzandogli le guance.

<Continueresti ad amarmi anche se fossi responsabile della morte di tuo fratello?> chiese, posando le sue mani sui miei fianchi.

<Ivan? È per questo che ti ha detto quelle parole? Perché hai ucciso suo fratello?> domandai, cercando una risposta nei suoi occhi.

The Promise 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora