Eros 10

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Gli errori del passato continueranno a perseguitarti finché non li affronti.
Eros Knight

Sandro Botticelli assistette all'inizio della fine e alla fine dell'inizio.

Il quadro "Venere e Marte" divenne testimone della mia distruzione e della mia rinascita.

La firma del mio passato e del mio futuro.

Ha deciso di inseguire la notte, la mia piccola Helianthus ha scelto l'oscurità anziché la luce.

Ha scelto Emilien Korman, ha scelto l'oscurità pura.

Ho condiviso con lei il dolore di mia madre, aprendo completamente la ferita che ancora sanguina nel mio cuore. Mi sono mostrato vulnerabile, descrivendo la mia infanzia e spiegando perché attribuisco tanto valore alle promesse.

Mia madre, la mia Dea, la donna a cui avrei donato la mia anima. Prometteva, continuava a farlo, ma non manteneva. Come Diamond, trovava nel dolore e nel calore del sangue la spensieratezza e la forza di andare avanti.

Si tagliava, osservava il sangue scorrere e spettava a me prendere il kit medico, pulire le ferite, fasciarle e garantire che guariscano.

Un bambino con un dovere preciso: non lasciar morire la madre.

Quell'essere distrusse la mia infanzia, imprigionandomi nella sua bolla e vietandomi di uscirne. Ma, grazie a lui, mia madre tornò a vivere. Black Knight era ricco, influente e potente, non le fece mai mancare nulla; la amò e le restituì la vita. La salvò da se stessa, amandola.

Lui le restituì l'amore che aveva perduto poco prima della mia nascita. Lui salvò mia madre, condannando me.

La mia Helianthus indossa l'unico ricordo che mi è rimasto di mia madre: la collana che l'ha aiutata nel suo processo di rinascita, e le sta un incanto.

Desidero con tutto il cuore che possa aiutarla, che quella collana, insieme al mio affetto, possa salvarla, proprio come è successo a mia madre.

Mi avvicinai ai vecchi bagni del Königloom e mi appoggiai alla porta, osservandolo mentre continuava a strofinare il pavimento con uno straccio, seduto a terra.

Una puzza incredibile fuoriusciva da quei bagni, mi avvicinai di qualche passo. Con le mani nelle tasche, osservai Luke per terra: i vestiti sporchi, i capelli unti, la mano su cui versammo l'acido tenuta stretta dietro la schiena, mentre con l'altra stringeva uno straccio bagnato sul pavimento.

Continuai a guardarlo, ma lui non alzò la testa. Interrompendo la pulizia del pavimento, mantenne il capo basso. Sorrisi di fronte a quella scena.

<Questo lavoro è di tuo gradimento?> domandai ironicamente, osservando l'intero bagno, ormai inutilizzato da quando due Leta si uccisero al suo interno.

<Alzati e seguimi.> dissi, allontanandomi dalla puzza e uscendo. Sentii i passi di Luke alle mie spalle e l'odore continuò a seguirmi. Arrivammo nel mio ufficio, mi voltai verso di lui e lo scrutai attentamente. <Sei vivo. Ora dimmi, dov'è Victoria?> chiesi con serietà.

<Dopo che te l'avrò detto, mi ucciderai?> chiese, senza alzare gli occhi nella mia direzione. <Guardami, Luke.> ordinai, e lui obbedì, incrociando il mio sguardo. Era visibilmente stanco e distrutto, con enormi occhiaie, il volto arrossato e pallido. <Ti ho detto che, se Diamond ti avesse perdonato, io non ti avrei toccato. Ora, dimmi dov'è la figlia di Peter.> conclusi, impaziente di trovare la ragazzina che segnò il mio arrivo in questo paese.

Luke inspirò profondamente prima di rispondere. <Mio padre, Charles, l'ha affidata all'unico uomo abbastanza distante da te per garantire la sua sicurezza, ma abbastanza vicino da esserti fedele.> si interruppe per un attimo, pensando e fissando un punto imprecisato sul pavimento. <Victoria, la figlia di Peter, è stata affidata a Ryan Knight.>

The Promise 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora